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L'india blocca le esportazioni, il prezzo del grano va alle stelle

16 maggio 2022 | 15:03
 

L'india blocca le esportazioni, il prezzo del grano va alle stelle

16 maggio 2022 | 15:03
 

Il prezzo del grano è balzato al massimo da oltre 2 mesi dopo la decisione di bloccare le esportazioni assunta dall’India, il secondo produttore mondiale. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti alla riapertura settimanale del Chicago Board of trade, punto di riferimento mondiale del commercio agricolo dove il contratto future del grano è andato ben oltre i 12 dollari per bushel. Un andamento che, sottolinea Coldiretti, ha trascinato tutti i principali prodotti agricoli che risultano in deciso rialzo, dal mais alla soia fino al riso che in molti Paesi con l’aumento delle quotazioni ha sostituito il grano nella dieta alimentare.

L'india blocca le esportazioni, il prezzo del grano va alle stelle

Il risultato nei Paesi ricchi è una spinta dell’inflazione stimata in forte crescita anche nell’eurozona dove sono state tagliate le stime di crescita del Pil ma in quelli poveri – continua la Coldiretti - allarga l’area dell’indigenza alimentare soprattutto in Africa e in Asia. E’ infatti allarme carestia – precisa la Coldiretti - in 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione e risentono quindi in maniera devastante dall’aumento dei prezzi.

La decisione dell’India di sospendere le esportazioni sconvolge i mercati dove aveva l’obiettivo di esportare ben 10 milioni di tonnellate di grano nel corso del 2022, anche se l’Italia – secondo la Coldiretti - non ha importato direttamente grano dal secondo produttore mondiale. Un annuncio che fa seguito – sottolinea la Coldiretti a quella dell’Indonesia di sospendere le esportazioni di olio di palma, di cui il Paese è il primo produttore mondiale, a causa delle difficoltà sul mercato interno e del rischio di tensioni sociali. Ma anche Serbia e Kazakistan hanno limitato con quote le spedizioni di cereali all’estero ed in Europa una misura simile, fortemente contestata dalla Commissione Europea, era stata presa dall’Ungheria con pesanti effetti per il mais sull’Italia che ne ha importato ben 1,6 miliardi di chili di mais nel 2021.


Una situazione che – sostiene la Coldiretti - aggrava gli effetti della guerra che coinvolge direttamente il commercio di oltre un quarto del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga.

 

L’ emergenza mondiale riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, anche se è però autosufficiente per il riso di cui è il primo produttore europeo con oltre il 50% dei raccolti per un totale di circa 1,5 milioni di tonnellate di risone all’anno, anche se quest’anno in forte calo per effetto della siccità e degli alti costi di produzione.

«Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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