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Dopo la tragedia sulla Marmolada che succede ora al turismo di montagna?

Il terribile incidente sul ghiacciaio dolomitico macchia di sangue una stagione turistica fino ad ora felice per la Val di Fassa. Quanto è avvenuto impone riflessioni sugli effetti del riscaldamento climatico in montagna e sui possibili rischi che potranno incontrare gli amanti delle escursioni

di Martino Lorenzini
07 luglio 2022 | 05:00
Tragedia sulla Marmolada e cambiamento climatico, e ora che succede al turismo?
Tragedia sulla Marmolada e cambiamento climatico, e ora che succede al turismo?

Dopo la tragedia sulla Marmolada che succede ora al turismo di montagna?

Il terribile incidente sul ghiacciaio dolomitico macchia di sangue una stagione turistica fino ad ora felice per la Val di Fassa. Quanto è avvenuto impone riflessioni sugli effetti del riscaldamento climatico in montagna e sui possibili rischi che potranno incontrare gli amanti delle escursioni

di Martino Lorenzini
07 luglio 2022 | 05:00
 

Per il momento non ci sono state disdette e subito sono arrivate le assicurazioni che non ci saranno nuovi distacchi, ma dopo quello che è avvenuto domenica scorsa sul ghiacciaio dolomitico della Marmolada che è costato finora la vita a nove persone, gli albergatori della Val di Fassa e del Bellunese, i due versanti della montagna, stanno vivendo giornate di apprensione. Il terribile incidente avvenuto sul ghiacciaio macchia di sangue una stagione turistica finora molto positiva. Quanto è avvenuto impone però soprattutto riflessioni legate agli effetti che il cambiamento climatico avrà sul turismo in montagna. Da una parte bisognerà alzare la guardia sui nuovi pericoli legati non soltanto al distacco dei ghiacciai, ma anche alla disgregazione della roccia e dall'altra bisognerà potenziare e rimodernare l'informazione rivolta ai turisti e agli amanti delle escursioni.

Tragedia sulla Marmolada e cambiamento climatico, e ora che succede al turismo?

scorcio della Marmolada e della sua funivia

La tragedia sulla Marmolada e gli effetti del turismo sulle Dolomiti

«Non ci sono pericoli per le strutture alberghiere - ha spiegato Valeria Ghezzi di Confindustria Trento, vicepresidente di Federturismo e presidente dell'Associazione nazionale gestori di funivie - Al momento non ci sono state nemmeno delle disdette per paura di quanto è avvenuto. D'altronde di passeggiate e di escursioni se ne possono fare tantissime su altri sentieri che non siano quelli della Marmolada».

Valeria Ghezzi Tragedia sulla Marmolada e cambiamento climatico, e ora che succede al turismo?

Valeria Ghezzi

Qualche timore serpeggia invece tra gli albergatori del Bellunese, in particolare per via della chiusura, per motivi di sicurezza, della seggiovia che sale sulla Marmolada. «A oggi non sappiamo fino a quando - ha dichiarato Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno a Il Gazzettino di Belluno - Quindi è ovvio che qualche contraccolpo sul turismo ce lo aspettiamo. In particolare  in Val Pettorina (dove passa la funivia che ora è chiusa, ndr) è verosimile. In ogni caso al momento non abbiamo ricevuto disdette».

Il Comune di Courmayeur rassicura: «Il Ghiacciaio Planpincieux è monitorato»

Le recenti cronache legate alla tragedia della Marmolada hanno creato un’alta attenzione mediatica che ha coinvolto anche Courmayeur per la presenza del Ghiacciaio di Planpincieux in Val Ferret, vallata che si trova a 5 km dal centro del paese. Per stemperare ansie preoccupazioni legate alle sorti del ghiacciaio, l’Amministrazione comunale ha ritenuto opportuno e doveroso precisare agli ospiti in arrivo e presenti nella località che «le misure preventive di Protezione Civile legate al Ghiacciaio di Planpincieux in Val Ferret sono da diversi anni normale routine in alcuni periodi dell’anno e fanno parte del sistema di Protezione Civile comunale, che prevede azioni definite e puntuali, legate alla viabilità e all’accesso alla Valle Ferret - è stato scritto in un comunicato - Sono misure preventive e di pre-allertamento al fine di garantire la maggior sicurezza per i residenti e ospiti di Courmayeur. Sono misure legate, oltre al monitoraggio del Ghiacciaio, alle condizioni meteo che in particolari occasioni, quali ad esempio forti temporali, possono determinare criticità idrogeologiche e altri rischi come in tutti i territori montani e non solo. Le misure di Protezione civile che vengono applicate a Courmayeur, in particolare per il Ghiacciaio di Planpincieux, toccano una piccola porzione della Val Ferret, circa 1 km di strada. Il Ghiacciaio, infatti, è tenuto sotto osservazione ed è tra i più studiati per le sue caratteristiche di ghiacciaio temperato. L’area interessata dal monitoraggio del ghiacciaio è una zona ben localizzata e circoscritta e sul restante territorio le attività continuano normalmente anche in presenza di rischio glaciologico, come nel resto del Comune di Courmayeur».

La lezione

Per Roberto Padrin, presidente della provincia di Belluno, intervistato da Il Gazzettino di Belluno, «quello che è successo deve impegnare tutti a fornire un maggior numero di informazioni a chi va sui monti - ha detto - Bisogna coinvolgere e chiedere agli esperti di lavorare e pensare a quale sia il modo migliore per farlo. Penso a note informative, da distribuire ai turisti, agli escursionisti e a tutti coloro che vogliono andare in montagna. Ma poi deve essere il turista a decidere se affrontare o meno l'escursione».

Valeria Ghezzi, invece, ha puntato su un altro aspetto. «Quanto è accaduto è stato imponderabile e inoltre gli escursionti che si trovavano sul ghiacciaio erano esperti - ha premesso - Bisogna piuttosto educare certi turisti alla cultura della montagna. La montagna è come il mare, bisogna portare rispetto. Troppe volte sento di persone che si avventurano per i monti soltanto con la maglietta a maniche corte o, peggio ancora, con scarpe non adatte. Le condizioni meteo possono mutare drasticamente e diventare di colpo da idilliache a ostili. Quindi, va bene fornire le giuste informazioni, ma poi l'escursionista deve sapere anche prepararsi alla montagna».

Il rischio concreto: la chiusura di sentieri e rifugi

Al di là degli aspetti legati alla sicurezza, alla corretta informazione e preparazione dell'escursionista, il cambiamento climatico sta già mettendo in seria difficoltà tutto l'ecosistema alpino.

Antonio Montani, presidente nazionale del Cai, il Club Alpino italiano, ha spiegato che ormai dal 2020 per precauzione è stato chiuso il sentiero e il rifugio Boccalatte in Valle d'Aosta per paura di possibili distacchi dal Ghiacciaio Whymper.

«Non possiamo correre rischi - ha dichiarato Montani - Purtroppo gli effetti del cambiamento climatico in montagna sono ancora più evidenti in pianura. Al di là dei ghiacciai c'è anche la roccia che si sta sfaldando. Abbiamo poi nostri 350 rifugi che rischiano di non finire la stagione estiva per la mancanza di acqua potabile; abbiamo quindi stanziato 300mila euro per interventi strutturali».

Nei rifugi ora manca anche l'acqua

È nato infatti un bando approvato dal Comitato direttivo centrale del Club Alpino Italiano per “l’approvvigionamento acqua e contenimento consumi idrici nei rifugi del Cai”.

Si rivolge alle Sezioni del Cai proprietarie di rifugi non allacciati al pubblico acquedotto, copre l‘80% delle spese sostenute e documentate dal primo gennaio al 31 ottobre 2022 per interventi riguardanti la manutenzione sia ordinaria che straordinaria dei sistemi di approvvigionamento idrico, accumulo idrico, riduzione dei consumi idrici.

In particolare possono essere finanziate le spese relative all’acquisto, realizzazione e manutenzione di cisterne di accumulo e rilancio idrico, la realizzazione e manutenzione di captazioni idriche, l’acquisto di componentistica connessa alle reti di adduzione idrica e alla riduzione dei consumi idrici nei rifugi. Non mancano i costi di posa, installazione e trasporto delle opere e delle forniture e le spese tecniche fino all’8% del totale. Le richieste vanno presentate entro il 31 ottobre 2022.

Antonio Montani, presidente del Cai Tragedia sulla Marmolada e cambiamento climatico, e ora che succede al turismo?

Antonio Montani, presidente del Cai

La commissione Ambiente e Territorio studia i nuovi scenari

Per prendere conoscenza diretta delle principali tematiche riguardanti gli effetti e le conseguenze dei cambiamenti climatici nel contesto alpino, a fine giugno una delegazione di otto senatori facenti parte della Commissione Territorio, Ambiente e Beni ambientali ha partecipato a una ricognizione dei ghiacciai di Planpincieux e delle Grandes Jorasses fino al Rifugio Boccalatte in Val d'Aosta.

La visita fa parte di un lavoro che da tempo sta portando avanti la Commissione al fine di raccogliere dati e scenari per formulare un documento di indirizzo che sarà sottoposto inizialmente alla Commissione Senato e, successivamente, all’aula legislativa.

L’intento è di sollecitare il Governo e l’opinione pubblica su una problematica così importante come quella del riscaldamento che vede protagoniste non solo le regioni alpine, ma l’intero Pianeta.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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