Quali sono le cose che ci fanno ricordare un luogo, un paese, una città? Sicuramente l’arte, l’architettura, il clima, le persone, le tradizioni e avanti ad aggiungere emozioni, sensazioni, immagini, profumi, sapori ecco! I sapori. Non da ultimi su questo elenco si piazzano i prodotti gastronomici esclusivi del territorio, tipici, caratterizzanti.
A Firenze, capoluogo di una delle regioni più ricche e varie d’Italia, la lista è lunghetta, con la classica fiorentina “in testa” di lunghezza. E per quanto riguarda i dolci? Lunga è la tradizione della Schiacchiata preparata in diverse varianti, vi sono poi i pandolci e non va dimenticata la tradizione dei gelati artigianali.
Ma da qualche tempo si è candidato a rappresentare la città di Dante un lievitato reso soffice da una “madre” di 65 anni, morbido e avvolgente dal burro e profumato dalla pasta d’arancia. Il nome “Dolce Firenze” lo lega alle suggestioni di questa città, la semplicità, l’eleganza, la distinzione e la classe con un packaging che visivamente è un omaggio al capoluogo toscano, i gigli rossi su fondo bianco caratteristici della bandiera cittadina e leitmotiv delle carte decorative artigianali.
A chi si deve l’idea e da dove nasce l’ispirazione? “Dolce Firenze” nasce dall’intuito di Gabriella Lombardini, imprenditrice insieme al marito Leandro Alessi, che creò questo gioiello nel 1990 rifacendosi a Caterina de’ Medici e alle ricette amate dalla regina di Francia, sposa di Enrico II di Orleans. Soprattutto del “Berlingozzo”, il dolce di Carnevale (“Berlingaccio” è il termine che indica il giovedì Grasso, e “berlingare” significava “divertirsi, spassarsela”).
Dove trovarlo oggi? “Dolce Firenze” è in vendita esclusivamente presso “Opificio Fiorentino”, enoteca bistrò aperto di recente a Campi Bisenzio (Fi) e gestito da Emiliano Alessi, figlio di Gabriella. In questo raffinato locale, concepito come una fucina, si propone un percorso di “vino, sapore e arte”, partendo dai sapori di eccellenza della tavola, passando per il vino e abbracciando varie espressioni culturali.