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Cento ettari di fiori e piante per nutrire le api

di Mariella Morosi
 
04 luglio 2019 | 16:18

Cento ettari di fiori e piante per nutrire le api

di Mariella Morosi
04 luglio 2019 | 16:18
 

Il progetto “Beethefuture” di Eataly, Slow Food per la Biodiversità e Università di Palermo vuole restituire alla campagna il suo ruolo di ecosistema.

L’agricoltura intensiva e industrializzata attraverso le monocolture e l’uso massiccio di fertilizzanti di sintesi, erbicidi, insetticidi crea veri e propri deserti alimentari per gli impollinatori come le api, i bombi e le farfalle che non trovano il necessario per sopravvivere.

Il progetto di Eataly e Slowfood mira a un ripopolamento delle api (Cento ettari di fiori e piante per nutrire le api)
Il progetto di Eataly e Slowfood mira a un ripopolamento delle api

È da loro che dipende la vita del pianeta. Con il progetto "Bee the Future, 100 ettari per il futuro delle api", nato dalla collaborazione tra Eataly, Fondazione Slow Food per la Biodiversità e Università degli Studi di Palermo, e già presentato a Terra Madre Salone del Gusto 2018, un gruppo di 50 agricoltori che si sono definiti "resistenti" si sono impegnati a seminare nei loro terreni uno speciale miscuglio "Millefiori" di semi biologici,  prodotti in Italia,  di varietà adatte alla fioritura per consentire il nutrimento alle api e agli altri impollinatori.

Tanti agricoltori hanno seminato i loro terreni con un miscuglio di semi biologici (Cento ettari di fiori e piante per nutrire le api)
Tanti agricoltori hanno seminato i loro terreni con un miscuglio di semi biologici

Gli ettari seminati sono finora 50 dal Nord a Sud Italia, come ha detto Francesco Sottile, membro del Comitato Esecutivo di Slow Food, durante un incontro nella sede romana di Eataly dal titolo “Per fare un seme ci vuole un’ape”. Sono intervenuti al dibattito, moderato dalla giornalista ambientale Letizia Palmisano, Andrea Guerra, presidente esecutivo di Eataly, Francesco Sottile del Comitato Esecutivo Slow Food e docente di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo, Francesca Rocchi delegata Slow Food per i temi ambientali, Francesco Colafemmina dell'Azienda Agricola La Pecheronza (BA) ed Elena Moschetta dell'Azienda Agricola Biancavigna (Tv). Il progetto ha avuto la capacità di unire settori come agricoltura, apicoltura e tutela del paesaggio per riportare la biodiversità e la vita nelle zone agricole più importanti d’Italia, spesso le più compromesse dal punto di vista ambientale, e per restituire alla campagna il giusto ruolo ecosistemico. I semi di 10 specie mellifere scelti per il miscuglio, tutti ottenuti con metodo biologico, sono stati piantati il luoghi dove gli impollinatori vivono disagi maggiori.

«Il senso di questo progetto - ha detto Andrea Guerra- è proprio nella creazione di una rete di attori virtuosi che, uniti, possano portare avanti iniziative buone a sostegno della salute dell’ambiente e della bellezza del nostro paesaggio. Siamo felici di essere già arrivati a 50 ettari e che 'Bee the Future' si faccia promotore di momenti di aggregazione e riflessione su queste tematiche attuali».

L'incontro di presentazione del progetto (Cento ettari di fiori e piante per nutrire le api)
L'incontro di presentazione del progetto

Le zone, in cui gli agricoltori "resistenti" hanno messo in atto la semina del miscuglio prodotto dall'azienda sementiera Arcoiris, sono quelle delle monocolture di mais in Piemonte, dei territori del Prosecco in Veneto, degli allevamenti intensivi di bovini in Pianura Padana, delle monocolture di nocciolo nel Viterbese e delle coltivazioni di uva da tavola in Puglia. «Spesso si sente parlare di progetti in difesa degli impollinatori e iniziative a tutela della biodiversità che tuttavia restano solo uno sfoggio di retorica - ha detto Francesco Colafemmina dell'Azienda Apistica La Pecheronza (BA) - ma 'Bee the Future' è un atto concreto che dà agli agricoltori uno strumento antico e formidabile per fare la differenza: seminare biodiversità. Le api, esposte in questi anni a incredibili stress climatici e ai drammatici effetti dei pesticidi, potranno trovare rifugio nei nostri campi. È un messaggio forte e coraggioso, quello lanciato da Eataly e Slow Food, che non può restare inascoltato dalle associazioni agricole e dalle istituzioni.” Tra le aziende che maggiormente si sono impegnate c'è l'Agricola Biancavigna, produttrice di Prosecco con 35 ettari vitati nell'area del Conegliano Valdobbiadene Docg. La cantina è stata costruita secondo la bioarchitettura, e si usano energie alternative e riciclo delle acque.

«Abbiamo voluto aderire a 'Bee the Future' seminando un ettaro e mezzo con le specie adatte alla fioritura - ha detto la titolare Elena Moschetta - perché da sempre crediamo nella sostenibilità che per la nostra azienda si concretizza nel certificato CasaClima Wine, nell’adesione al protocollo Sqnpi e Biologico e nella partecipazione allo studio del progetto Glera resistente, per identificare cloni maggiormente resistenti alle malattie e quindi con grande risparmio di sostanze chimiche». Francesca Rocchi ha parlato del disegno di legge sul consumo dei suoli, fermo in Parlamento da anni, sostenuto da varie associazioni ambientaliste, che vorrebbe limitare la cementificazione utilizzando e riadattando le costruzioni esistenti e dismesse. «Crediamo - ha detto - che la terra sia un bene di tutti, come l'acqua e l'aria».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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