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L’olio extravergine d’oliva C’è ancora tanto da sapere

Dopo il corso tenuto da Marco Antonucci sull'olio d'oliva, il Club dei Buongustai di Bergamo ha organizzato una cena per abbinare oli di varie regioni a piatti preparati dagli chef della trattoria Il Battello di Verdello. La varietà delle cultivar per la gioia del palato e degli abbinamenti

 
18 giugno 2009 | 16:46

L’olio extravergine d’oliva C’è ancora tanto da sapere

Dopo il corso tenuto da Marco Antonucci sull'olio d'oliva, il Club dei Buongustai di Bergamo ha organizzato una cena per abbinare oli di varie regioni a piatti preparati dagli chef della trattoria Il Battello di Verdello. La varietà delle cultivar per la gioia del palato e degli abbinamenti

18 giugno 2009 | 16:46
 

 La cultura dell'olio deve fare ancora parecchia strada tra i consumatori, tante sono le lacune di conoscenza sulle sue qualità nutrizionali e sulle modalità di utilizzo in cucina, nonché quelle di conservazione. Giusto che il Club dei Buongustai Bergamo, sempre tra i primi  a voler approfondire conoscenze enogastronomiche, abbia sentito l'esigenza di frequentare un corso sull'olio d'oliva che si è tenuto nei mesi scorsi a Carobbio degli Angeli (Bg) nei suggestivi ambienti della acetaia Testa. A chiusura del corso una dimostrazione sul campo, con oli scelti dal docente, l'architetto Marco Antonucci di Lovere, portati alla Trattoria Il Battello di Verdello (titolari Roberto Aglio e Maria Pianzoli) per una cena-degustazione.

 La scelta è caduta sull'olio del lago d'Iseo (prodotto a Costa Volpino e a Riva di Solto), su quello toscano, un terzo campano, infine uno calabrese e uno siciliano. Una gamma varia per far risaltare l'enorme ricchezza degli oli italiani, diversi per cultivar (se ne contano circa 400) e territorio, quindi totalmente diversi per aromi e gusto. «La Spagna è il maggior produttore mondiale di olio – ha detto Marco Antonucci – ma si tratta di una produzione uniforme, poco variata, mentre la nostra può dare sensazioni molto più ricche e varie». Dall'olio del Sebino non piccante, quasi dolce, a quello calabrese che ha sentori di erba tagliata e carciofo, a quello siciliano dove addirittura si avvertono i sapori delle foglie di pomodoro. Quanto alla conservazione domestica, è stato raccomandato che l'olio d'oliva teme la luce, l'aria e il calore. E per le fritture? Non serve l'olio extravergine, è uno spreco, basta un olio d'oliva o anche di semi (di arachide, meglio, è stato raccomandato), purchè venga usato per friggere una sola volta.

I cuochi della trattoria Il Battello hanno preparato un menù che, preso a sé stante (bruschette toscane, gamberoni lardellati al vapore, antipastini lombardi, tagliatelle alla mediterranea, carosello di mare al vapore con pinzimonio di verdure fresche, arance di Sicilia condite con olio siciliano e gelato agli agrumi), è piaciuto per la professionalità delle singole preparazioni. Perplessità sono nate sulla scelta dei piatti in menù in relazione allo scopo della serata: quello di far risaltare gli aromi dei vari oli sui vari piatti. Cosa che non è sempre avvenuta, per la complessità delle pietanze presentate, i cui ingredienti e sapori erano tali da coprire le specifiche caratteristiche che dovevano essere ricercate nei vari oli (eccezion fatta per il pinzimonio e per il pesce al vapore, ovviamente).

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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