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Oltrepò Pavese: grandi propositi con Paolo Massone ai vertici

Svolta al consorzio tutela vini Oltrepò Pavese, Paolo Massone eletto presidente per il prossimo triennio. Lo abbiamo intervistato sugli argomenti caldi del mondo vitivinicolo pavese. Tra gli obiettivi: portare la denominazione a sostegno delle etichette, comprese quelle al momento in ombra

26 luglio 2009 | 13:00
Oltrepò Pavese: grandi propositi con Paolo Massone ai vertici
Oltrepò Pavese: grandi propositi con Paolo Massone ai vertici

Oltrepò Pavese: grandi propositi con Paolo Massone ai vertici

Svolta al consorzio tutela vini Oltrepò Pavese, Paolo Massone eletto presidente per il prossimo triennio. Lo abbiamo intervistato sugli argomenti caldi del mondo vitivinicolo pavese. Tra gli obiettivi: portare la denominazione a sostegno delle etichette, comprese quelle al momento in ombra

26 luglio 2009 | 13:00
 

Paolo Massoneè stato eletto con un'ampia maggioranza, è giovane, a capo dell'azienda Bellaria di Casteggio e segna il primato, in cinquant'anni, di un viticoltore ai vertici del Consorzio tutela vini Oltrepo Pavese.

Paolo Massone, cosa significa, in termini pratici, la nomina di un viticoltore?
«Sotto un certo profilo credo lo si dovesse alla categoria, abbiamo atteso tanto. Un po' più presuntuosamente, forse, a farmi eleggere è stato il mio modo di guardare all'Oltrepò Pavese. Chi mi ha scelto l'ha fatto, credo, per premiare la mia visione a trecentosessantagradi della zona di produzione. Per questo, con coerenza, nel mio ruolo mi sforzerò di tener conto di tutte le nostre produzioni. Chiaramente lo farò con un occhio di riguardo per la piccola produzione edonistica, della quale, da anni sono ardente sostenitore».

Quali saranno i progetti di valorizzazione del territorio annunciati?
«Abbiamo un messaggio da diffondere, una qualità percepita da far arrivare a consumatori, appassionati, degustatori e mondo della ristorazione. Negli ultimi anni l'Oltrepò ha vissuto una metamorfosi profonda, molto è cambiato pur nel solco della tradizione. Bisogna lavorare sodo per far conoscere il territorio, ma parallelamente c'è da rendere più chiara e meglio leggibile la nostra produzione. Credo che la strada giusta sia concentrarsi su pochi vini, rappresentativi del territorio. Se riusciremo in questo intento, sarà molto più facile ed efficace far capire al consumatore cosa produciamo e dove. Mi darò da fare per far emergere il binomio vino-territorio».

 Riesce ad immagine lo scenario che si sarebbero trovati produttori e consumatori se l'Ue avesse autorizzato la produzione di vini rosè con miscele di uve da tavola rosse e bianche?
«Il nostro Consorzio, attraverso il direttore Carlo Alberto Panont, ha preso la parola fra i primissimi a livello nazionale quando da Bruxelles si è ventilato questo scellerato progetto. Nel corso dell'ultimo Vinitaly abbiamo anche annunciato l'intenzione di passare alle vie legali se l'Unione non avesse fatto marcia indietro. Il fronte compatto che abbiamo saputo fare con la Francia alla fine ha premiato. Se così non fosse stato per noi sarebbe stato un vero disastro. Stiamo infatti puntando convintamente sul Metodo Classico Rosé con il progetto Cruasé, nuovo marchio collettivo che identifica il primo spumante rosato naturale a base Pinot nero. Il via libera europeo al rosé da miscellanea avrebbe fatto male anche a chi come noi sta cercando di crescere, di affermarsi, di acquisire credibilità sui mercati di tutto il mondo. Sarebbe stato un laccio che avrebbe trascinato verso il fondo, avremmo dovuto moltiplicare le energie per emergere. Di più, si sarebbe uccisa una cultura».

Che ruolo intende svolgere il Consorzio all'interno delle novità introdotte dalle Ocm vino?

Che scelte andranno ad essere attuate? «Personalmente non condivido molte delle scelte, che parrebbero dettate dall'industria del vino. Scelte che tendono a unificare le produzioni, ad accorpare. Io, da viticoltore nato in azienda, sono per le biodiversità, per la piccola produzione, per il singolo vigneto, compagno di altri ma con una sua precisa identità, in una zona omogenea di produzione. Esagerare nell'accorpamento delle zone, non può che far emergere eterogeneità poco comprensibili».

Buoni propositi per il futuro?
«Oggi si vince insieme. In Oltrepò vorrei ci concentrassimo, unendo gli sforzi e trovando la massima sintonia, a comunicare con chiarezza al consumatore. Oggi il mercato è globale, bisogna passare messaggi forti senza correre il rischio di non essere compresi fino in fondo. La carta vincente è il vino edonistico: l'Oltrepò è terra di collina, generosa nella qualità molto più che nella quantità. Abbiamo un territorio dalla lunga e blasonata storia produttiva, dobbiamo farne una terra del vino grande in tutti i sensi e percepita come tale in Italia, Europa e resto del mondo».


Chi è Paolo Massone
Paolo Massone è nato a Voghera il 17 luglio del 1961. Viticoltore da sempre, dal 1983 al termine del servizio di leva ha cominciato ad avere una parte sempre più attiva nella gestione dell'azienda Bellaria di Mairano, circa 15 ettari vitati sul territorio comunale di Casteggio. è arrivato al mondo del vino ereditando la tradizione di famiglia, che risale al 1600. Dal 1987 Massone ha puntato sul produrre un vino edonistico, portando la Cantina a migrare da un rodato cliché a una sfida verso qualità e identità sempre più spiccate. Il primo 'cru” di Bellaria risale al 1989 (Olmetto). Accanto al lavoro in azienda Massone, nell'ultimo triennio, ha ricavato tempo e spazio per impegnarsi come consigliere del Consorzio. Ha condiviso e appoggiato il percorso verso la nascità del Cruasé, Metodo Classico rosé Docg (che arriverà sul mercato il prossimo anno), ma anche altri grandi processi di trasformazione della percezione del territorio. Massone è stato fra i promotori della nuova Doc Casteggio, ha lavorato insieme ai colleghi viticoltori per recuperare un pezzo di storia enologica del territorio.


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