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Al ristorante arriva il piatto “bio” Con tanto di carta d'identità a garanzia

Arriva il piatto “bio” fornito di carta d'identità che garantisce qualità, salubrità, tipicità e forte legame con il territorio. Un piatto che è frutto del passaggio diretto tra agricoltore biologico e ristoratore. Un vero esempio di filiera corta che, oltre a garantire freschezza e Made in Italy

 
11 settembre 2009 | 12:36

Al ristorante arriva il piatto “bio” Con tanto di carta d'identità a garanzia

Arriva il piatto “bio” fornito di carta d'identità che garantisce qualità, salubrità, tipicità e forte legame con il territorio. Un piatto che è frutto del passaggio diretto tra agricoltore biologico e ristoratore. Un vero esempio di filiera corta che, oltre a garantire freschezza e Made in Italy

11 settembre 2009 | 12:36
 

 Al ristorante arriva il piatto 'bio” con tanto di carta d'identità che garantisce qualità, salubrità, tipicità e forte legame con il territorio. Un piatto che è frutto del passaggio diretto tra agricoltore biologico e ristoratore. Un vero esempio di filiera corta che, oltre a garantire freschezza e 'made in Italy”, consente una spesa accessibile a tutte le tasche perchè vengono eliminati tanti passaggi e i loro onerosi costi.

Giuseppe PolitiNasce così il progetto 'Il Bio nel piatto: il biologico nel circuito breve produzione-ristorazione”, presentato oggi al Sana di Bologna (ll Salone del Naturale) dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi (nella foto).

Progetto che già si sta realizzando, in via sperimentale, in Liguria, Emilia Romagna, Marche Puglia e Calabria con la collaborazione della Confesercenti e dell'Istituto Mediterraneo di Certificazione (IMC). Collaborazione che s'inserisce nella collaudata iniziativa 'Conosci il tuo pasto”, con la quale si è dato vita al 'Ristorante certificato”.
 
Alla conferenza stampa hanno anche partecipato il segretario della Fiepet-Confesercenti Tullio Galli e il presidente dell'IMC Remo Ciucciomei. Al termine quattro giovani chef - di Ostebigio di Senigallia (Ancona), della Locanda Rio Chiaro di Treia (Macerata), di Biogusto di Roma e della Locanda del Gambero Rosso di Bagno di Romagna (Forlì-Cesena) - hanno preparato alcuni 'piatti bio certificati”, valorizzando in questo modo il lavoro del coltivatore e un disciplinare che fornisce le garanzie più ampie al consumatore.

«Insomma, si tratta - come ha rilevato Politi nel corso della conferenza stampa - di un circuito corto e virtuoso che mette in linea diretta agricoltori, ristoranti e qualificati certificatori. L'agricoltore coltiva in qualità, il 'ristoratore-cuoco” acquista e trasforma a regola d'arte e tutti i processi vengono minuziosamente analizzati e certificati, per portare in tavola una pietanza che ha una carta d'identità certa. Quindi, generalità nel dettaglio e segni particolari. Il massimo della garanzia, dunque, per chi produce e soprattutto per chi consuma».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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