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Scuola di cucina laziale per i cuochi giapponesi

I sapori laziali vanno alla conquista del Giappone. È lo strano caso della cuoca Anna Dente che nella sua Osteria di San Cesario alle porte di Roma ha accolto nove chef giapponesi, venuti appositamente da lei per prendere ripetizioni di cucina romana e laziale. Le lezioni durano mediamente sei mesi

 
21 settembre 2009 | 16:22

Scuola di cucina laziale per i cuochi giapponesi

I sapori laziali vanno alla conquista del Giappone. È lo strano caso della cuoca Anna Dente che nella sua Osteria di San Cesario alle porte di Roma ha accolto nove chef giapponesi, venuti appositamente da lei per prendere ripetizioni di cucina romana e laziale. Le lezioni durano mediamente sei mesi

21 settembre 2009 | 16:22
 

 La carbonara batte il sushi. I sapori laziali vanno alla conquista del Giappone. è lo strano caso della cuoca Anna Dente che nella sua Osteria di San Cesario alle porte di Roma ha accolto in "pellegrinaggio" nove chef giapponesi, venuti appositamente da lei per prendere ripetizioni di cucina romana e laziale. Carbonara, amatriciana, gricia ma anche trippa, abbacchio e coda alla vaccinara sono solo alcuni degli argomenti trattati nelle lezioni che si sviluppano mediamente in un periodo di sei mesi.

Questo particolare fenomeno nasce proprio a Tokyo, dove nelle guide enogastronomiche internazionali alcuni chef locali scovano la piccola Osteria di San Cesario a Roma e decidono di farvi visita durante un viaggio nel Lazio. Amore al primo assaggio. Prima come clienti e poi come collaboratori, gli chef iniziano una fitta collaborazione con lo staff di Anna Dente e anno dopo anno cominciano gli scambi tra Roma e il Giappone. Gli "stage" hanno la durata di circa sei mesi, a seconda del grado di preparazione che desiderano ricevere gli allievi. Alle prese con i prodotti alimentari e con gli strumenti della cucina, gli chef prima familiarizzano con la scelta degli alimenti più freschi, poi con la preparazione e la cottura fino a rendersi autonomi nel poter riprodurre i piatti tipici nei loro ristoranti a Tokyo.

Hiroyuki Watanabe (Ristorante "Fiorenza" Tokyo), Masashi Kakinuma e Haruki Misako (Ristorante "La Lingua Ochiai" Tokyo) sono i più brillanti tra gli allievi della cuoca romana che attualmente offrono la possibilità di gustare i piatti della tradizione romana e laziale nella terra del Sol Levante. Takuma Okada (ristorante "Terzina" Sapporo) e Takao Suzuki di Nagoya, invece, sono due degli chef ancora in Italia alle prese con cicoria, cacio e pajata.

«Proprio ieri si conclusa una missione di promozione turistica a Tokyo - commenta Claudio Mancini, assessore al Turismo della Regione Lazio- dove l'assessorato al Turismo della Regione Lazio, ATLazio e Comune di Roma hanno presentato un pacchetto di proposte turistiche pensate appositamente per il Giappone. Tra gli appuntamenti organizzati, appunto, una cena-evento curata proprio dalla cuoca Anna Dente coadiuvata dagli allievi chef giapponesi. La gastronomia si conferma veicolo importante di marketing territoriale e gli stranieri che visitano l'Italia e il Lazio si appassionano sempre più alla nostra cucina tradizionale».

«Sul mercato giapponese stiamo portando avanti un programma costante di attività di promozione turistica e i risultati si vedono. Roma rimane una delle destinazioni classiche e che, grazie anche all'attrattiva delle mete enogastronomiche, come appunto San Cesario, ci consente di proporre circuiti di visita che associano alla Capitale l'offerta dell'intero territorio regionale».

La presidente di At Lazio Federica Alatri sottolinea: «L'esportazione della cucina romana e laziale, poi, ha dato inizio a un flusso di export di prodotti tipici verso i mercati orientali. Il fenomeno è destinato a crescere, visto che proprio il rifornimento di questi ristoranti è un trend che dilaga. D'altro canto, per poter preparare i piatti della tradizione, gli chef necessitano delle nostre materie prime come salumi, pasta e formaggi locali. Questo tipo di azioni di promozione, dunque, coniugano turismo ed economia, innestando un circuito virtuoso per lo sviluppo dell'intero territorio». Dunque tutti pazzi per la carbonara e la cucina laziale. Mentre il Giappone si spinge alla scoperta di nuove frontiere gastronomiche, un dubbio rimane: per la carbonara made in Tokyo serviranno le posate o le bacchette?.


Fonte: Agi

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