Il Ministro del Turismo Michela Brambilla ha presentato durante il pre-consiglio del 13 ottobre uno schema di decreto legge per il rinnovo del "Sistema Italia" e tra le altre novità ha dichiarato che intende istituire case da gioco all'interno di alberghi a 5 stelle, solo se in regola con le autorizzazioni comunali e dopo aver ottenuto l'autorizzazione della Prefettura. Sale da gioco che potranno fregiarsi anche dell'insegna "casinò" o "case da gioco". Un'idea che però non piace per nulla alla Fipe e alla Federgioco che parlano di casino dei casinò.
Quanto comunicato nello schema di decreto legge non rappresenta certo una novità perchè la stessa Brambilla già prima dell'estate aveva dichiarato che «potrebbe essere importante cominciare dai nostri hotel a cinque stelle, che possono dotarsi al loro interno di sale da gioco riservate ai propri clienti». Partire dagli alberghi di lusso, per il Ministro, «potrebbe essere una formula importante per garantire alle nostre strutture ricettive di poter competere con quelle degli altri Paesi europei».
Le idee del Ministro Brambilla non piacciono però alla federazione di categoria dei pubblici esercizi che è intervenuta definendo l'idea un vero "casino dei 200 casinò". Il bilancio statale non può essere risanato con la proliferazione dei casinò, dice la Fipe. La nascita indiscriminata e senza criteri delle case da gioco non è molto educativa e porterebbe più danni che benefici. E considerata la crisi globale del settore porterà contributi modesti nelle casse dello Stato, né servirà a stimolare la domanda turistica.
è questa la posizione complessiva di Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi in rappresentanza di 250mila imprese e un milione di lavoratori.
Se il provvedimento all'esame il 15 ottobre al Consiglio dei ministri dovesse essere approvato, in Italia potrebbero aprire oltre 230 case da gioco disposte a macchia di leopardo sul territorio, senza alcun nesso con il turismo. Fipe ricorda inoltre che il mondo dei casinò sta vivendo un momento di grande difficoltà a livello mondiale e per questo sembra ancora più assurda l'idea di poter fare cassa da un settore in piena crisi.
Mentre nel resto del mondo i casinò negli hotel stanno chiudendo e per funzionare devono essere inseriti in contesti fortemente strutturati, in Italia si sta pensando a un modello antiquato e diseducativo, perché una cosa sono i bisogni della finanza dello Stato, un'altra cosa è il modo di ottenerli alimentando comportamenti che spesso portano alla rovina persone e famiglie. Secondo il centro studi Fipe, i casinò potrebbero generare al massimo lo 0,5% in più delle presenze all'anno. Inoltre, sempre secondo il centro studi Fipe il comportamento di consumo dei giocatori/turisti è poco o per nulla assimilabile a quello dei turisti tout court. Essi utilizzano il sistema dei servizi turistici solo marginalmente e, dunque, non generano effetti positivi diretti sull'economia territoriale.
La questione non sembra essere gradita nemmeno agli organismi di Federgioco (che rapprresenta i Casinò pubblici di Saint Vincent, San Remo, Venezia e Campione d'Italia) che hanno appreso la notizia da un articolo apparso stamane su Il Sole 24 ore. Federgioco ritiene di dover stigmatizzare il metodo con il quale si vuole giungere all'adozione di un simile provvedimento, contestando il ricorso ad uno strumento, quale il decreto legge, connotato da ben altri requisiti di necessità e urgenza rispetto alla materia qui trattata, posto che le fattispecie penali di cui agli artt. 718 e ss., che vietano l'esercizio del gioco d'azzardo, rispondono all'interesse della collettività a vedere tutelati la sicurezza e l'ordine pubblico, in presenza di un fenomeno che si presta a fornire l'habitat ad attività criminali.
è inoltre noto che le quattro case da gioco stanno attraversando una congiuntura particolarmente negativa, dovuta alla crisi economica e ad una progressiva trasformazione del mondo del gioco. Poiché in Italia l'esperienza nella gestione di casinò è rappresentata dai soli quattro casinò esistenti, riuniti nell'Associazione Federgioco, questa associazione ritiene imprescindibile, su tali materie, il ruolo di interlocutore primario, proprio in virtù della oltre cinquantennale esperienza dei suoi iscritti nella gestione di tale settore.
Federgioco sottolinea, inoltre, come un provvedimento di tale impatto coinvolga, anche a livello ministeriale, referenti diversi, quali il ministero degli Interni e il ministero dell'Economia, da sempre vigili e cauti su tale materia e sul possibile proliferare incontrollato del gioco d'azzardo sul territorio italiano, al di fuori di un rigido sistema di controlli, quale quello imposto alle quattro case da gioco esistenti.
Federgioco invita, quindi, il ministro per il Turismo a soprassedere alla presentazione di tale provvedimento, dichiarandosi responsabilmente disponibile ad affrontare il tema dell'apertura di nuove case da gioco in modo completo, ribadendo la piena e totale disponibilità a fornire il proprio contributo alla discussione e alla necessaria, propedeutica, approfondita istruttoria.
Distribuzione degli alberghi a 5 stelle
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(anno 2005)
|
|
|
REGIONE
|
n.
|
v.%
|
Piemonte
|
5
|
2,2
|
Valle d'Aosta
|
0
|
0,0
|
Lombardia
|
31
|
13,4
|
Trentino
|
5
|
2,2
|
Veneto
|
30
|
12,9
|
Friuli V.Giulia
|
2
|
0,9
|
Liguria
|
6
|
2,6
|
Emilia Romagna
|
9
|
3,9
|
Toscana
|
30
|
12,9
|
Umbria
|
3
|
1,3
|
Marche
|
0
|
0,0
|
Lazio
|
24
|
10,3
|
Abruzzo
|
3
|
1,3
|
Molise
|
0
|
0,0
|
Campania
|
34
|
14,7
|
Puglia
|
14
|
6,0
|
Basilicata
|
2
|
0,9
|
Calabria
|
11
|
4,7
|
Sicilia
|
11
|
4,7
|
Sardegna
|
12
|
5,2
|
nord ovest
|
42
|
18,1
|
nord est
|
46
|
19,8
|
centro
|
57
|
24,6
|
sud e isole
|
87
|
37,5
|
TOTALE
|
232
|
100
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Fonte: elaboraz. C.S. Fipe su Rapporto sul sistema alberghiero
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