Tempo fa, alcuni di noi avevano avuto occasione di scrivere tanto bene nei confronti di guide e testate giornalistiche inerenti al vino e tutta la filiera produttiva. Effettivamente bisogna riconoscere loro, almeno in parte, un importante contributo al positivo 'risveglio” enologico e degustativo del vino a partire dagli anni 80. Teniamo conto del fatto che la produzione, e parliamo di quella di qualità, è aumentata in modo spropositato, l'enfasi positiva, edonistica e di guadagno facile ha interessato una miriade di professionisti e imprenditori provenienti da altri settori che hanno deciso di lanciarsi nell'avventura di produrre vino. La stampa, ma soprattutto le guide, si sono trovate a fare i conti con numeri in aumento continuo. Ma le stesse, per mantenere la credibilità guadagnata in anni e anni di edizioni, non possono superare un certo numero di pagine, e quindi di relative eccellenze di giudizio. Non scopriamo l'acqua calda né ci stupiamo se tra queste eccellenze troviamo tutti gli anni, per almeno due terzi, le stesse aziende, con più o meno gli stessi vini.
Non ci scandalizziamo, perché i vini sono sempre (o quasi sempre) di grande qualità; e da ultimo (ma non esattamente ultimo) perchè chi 'paga” in termini di pubblicità, si conquista, a torto o ragione, una corsia preferenziale.
Le guide hanno esercitato fino ad ora una buona e sana competitività fra aziende, incentivando a migliorare la produzione per raggiungere l'eccellenza e di conseguenza gli ambìti riconoscimenti, e questo è da considerarsi in termini assolutamente positivi. Nei confronti di tutti quei produttori che, per una legittima scelta aziendale, per dimensione o per minori possibilità di investimento, non hanno il posto sicuro, per quelli che potremmo definire i 'precari” delle guide viene messo in pratica il metodo del bastone e della carota: non ti premio oggi, per spingerti a un ulteriore miglioramento grazie al quale otterrai il massimo riconoscimento domani. Ottimo sprone a non 'sedersi” sugli allori, a perfezionare i propri prodotti.
Ma il problema sta nel fatto che, sempre a causa dei numeri cui ci riferivamo sopra, il bastone prevale sempre più sulla carota, ed ecco quindi che questi produttori, a dispetto della qualità raggiunta, restano al palo e si disarmano. Ad esempio: che Wine Spectator vada a premiare un vino Cileno, sebbene con la certezza di un vino di grande qualità, lascia un minimo di dubbi (e un po' di amaro in bocca) riguardo al lancio di una zona di produzione che non ha storia, ma che ha deciso di comprarsi. Un altro esempio: in Oltrepò alcune 'danarosissime” aziende, anche se prive di storia e tradizione, con la 'giusta” consulenza hanno presto raggiunto la tanto ambita eccellenza. In barba ai produttori locali che dopo anni di bastone all'insegna del 'devi migliorare” si trovano superati da 'novelli” produttori che si sono divorati la loro carota. Ubi maior, minor cessat. Belli, ricchi, famosi... e ben inseriti, con un prodotto che, consentiteci, 'va a messa con gli altri”, che, sicuramente, rappresentano altrettanta qualità.
Se fino a qualche tempo addietro alcuni di noi potevano essere definiti 'filo-guide”, ora siamo un po' nel 'limbo”. Per un motivo o per l'altro ne abbiamo abbandonate la maggior parte, e queste nuove notizie non ci entusiasmano, né ci fanno ben sperare per un futuro diverso. Il mondo del vino in Italia è purtroppo legato alle mode, e molte guide e testate di settore non sono immuni da questa influenza. Siamo tutti in balia delle stesse, anche chi le provoca.
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