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Guide, davvero solo un vino può metterle d’accordo?

di Alberto Lupini
direttore
 
27 ottobre 2009 | 16:35

Guide, davvero solo un vino può metterle d’accordo?

di Alberto Lupini
direttore
27 ottobre 2009 | 16:35
 

Al di là delle mode, il Gewürztraminer è certamente uno dei vini bianchi in assoluto di maggiore fascino. Un simbolo fra l'altro di un territorio splendido come l'Alto Adige. Il Terminum della cantina di Termeno ne è riconosciuto da tempo come il rappresentante più prestigioso e non può stupire quindi che le sei maggiori guide dei vini italiani ne abbiano concordemente tessuto le lodi, tanto da trovarsi unanimi nel giudicare questa etichetta come meritevole dei punteggi più elevati. Detto ciò (e concordando nel giudicare questa etichetta ai massimi livelli di qualità e piacevolezza), non si può non essere però sorpresi nel costatare che non c'è anche qualche rosso o uno spumante capace di mettere d'accordo i maître à penser della critica enologica italiana. Davvero decine e decine di guidaioli di livello, coordinati da esperti coi baffi, selezionano in solitudine vini senza trovare condivisioni di giudizio nei loro pari grado di altre case editrici? Davvero il vino è diventato oggetto di fede con riti e liturgie così diverse?

Certo a leggere la presentazione delle diverse guide si può cogliere uno stile o un orientamento particolare (su tutti quello di Luca Maroni), ma differenze così vistose forse meriterebbero qualche spiegazione in più. E a maggior ragione se si pensa che riguardo al giudizio sul vino siamo fra l'altro nettamente in presenza di due mondi quasi agli antipodi, con giudizi contraddittori e spesso contrastanti: da una parte ci sono le guide e dall'altra i concorsi enologici. Nel primo caso ci sono esperti autoreferenziali, dove ognuno va per la sua strada e, ben sapendo che etichetta ha davanti per ogni giudizio, quasi come un novello Diogene cerca il vino assoluto, che si dimostra di fatto introvabile come l'uomo. Dall'altro ci sono invece le giurie composte da più professionalità (dagli enotecnici ai giornalisti) che in modo collettivo, e senza conoscere le etichette, giudicano campioni anonimi scegliendo i migliori per tipologia e con risultati di media che, salvo rarissimi casi, non creano contrasti fra i commissari.

Un caso per tutti. L'anno scorso al Vinitaly la Cantina Due Palme si è trovata letteralmente sugli altari per i suoi splendidi vini giudicati al concorso internazionale. Su sei guide una sola etichetta, e per una sola guida, risulta invece meritevole di segnalazioni di eccellenza…

Chi scrive non collabora per nessuna guida e quindi non ha problemi di concorrenza. Magari può essere un po' di parte perché è spesso commissario in molte giurie. Ma certamente la perplessità che si prova di fronte a valutazioni così diverse è forte. Per carità nessuno spera in un'omologazione (questa ha fatto fin troppo male al vino italiano quando per anni tutte le guide spingevano per le barrique e vini troppo internazionali…), ma qualche riflessione - magari prima che intervenga Striscia la notizia - andrebbe fatta. Non pochi produttori si mostrano ormai perplessi persino sull'utilità di questi strumenti, soprattutto se si pensa che quando qualche guidaiolo cambiando casacca editoriale, potrebbero cambiare anche le valutazioni sui vini. Al di là della pubblicità, non dimentichiamo che dietro le scelte editoriali ci sono quelle degli editori, che non sempre sono perfettamente chiari o alieni da rapporti con qualche cantina, magari anche importante, o in genere con attività legate al mondo del vino. E che dire di un'associazione di sommelier che valuta i vini? Una situazione che in Francia non sarebbe nemmeno immaginabile.

Ci sono poi giudizi spesso assoluti su vini che sono prodotti in poche centinaia di esemplari. Magari solo per fungere da campione dei panel di una guida… L'utilità di strumenti che enfatizzano vini introvabili sul mercato ci sembra un po' tutta da dimostrare e, vista l'accresciuta capacità di giudizio dei consumatori, è forse tempo che anche i produttori vivano un po' meno con l'ansia di piacere alle guide e si sottopongano magari con più grinta al mercato.
E tutto ciò senza entrare nel merito dei singoli giudizi che spesso premiamo vini importanti, magari anche un po' troppo e non sempre di facile beva. Se leggessimo le guide di pochi anni fa dovremmo bere spremute di legno. Ora le cose per fortuna sono in parte cambiate, ma la piacevolezza in sé non è sempre l'elemento centrale dei giudizi delle Guide. Di fronte a tante esaltazioni di vini importanti, ci piace segnalare l'iniziativa dell'amico Angelo Peretti che su InternetGourmet ha lanciato la definizione del 'vinino”, , ossia del vino "che si beve", in contrapposizione al vinone muscoloso e palestrato scaturito dal pensiero enologico del nuovo mondo - e poi entrato anche nella pratica enologica europea - che più che berlo, si degusta.

Senza per questo voler creare una contrapposizione, tutt'altro, ci piace rinviare al manifesto del 'vinino” dove si ricorda che 'nell'epoca del dominio globale dei vini concentrati, tannici e alcolici, rivendichiamo il diritto alla piacevolezza dei vini da bere. All'estetica autoreferenziale della degustazione anteponiamo l'immediatezza appagante della freschezza fruttata e della sapidità. Alla razionalistica dittatura della valutazione centesimale opponiamo l'umanistica vocazione alla convivialità del vino, simbolo della condivisione e della fraternità”.

Anche questo potrebbe essere un elemento di riflessione per restituire alle Guide un compito importante per valorizzazione un prodotto di straordinaria grandezza come il vino italiano.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net


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27/10/2009 16:35:00
7) Troppi affari e interessi dietro le Guide
Se quello che che scrive è tutto vero c'è proprio sta stare poco allegri per il livello di salute della critica del vino in Italia. Ma davvero non si riesce ad avere dei criteri condivisi da tutti così che i consumatori, da un lato, e le cantine, dal'altro, possano fare le loro scelte a ragione veduta ? Effettivamente giudizi così discordanti (e per giunta su vini di cui si conosce origine e cantina) creano qualche sospetto... anche perchè coi 5 grappoli o i tre bicchieri arrivano notorietà e soldi...


27/10/2009 16:35:00
6) Le Guide ? Ora sono nel limbo…

Tempo fa, alcuni di noi avevano avuto occasione di scrivere tanto bene nei confronti di guide e testate giornalistiche inerenti al vino e tutta la filiera produttiva. Effettivamente bisogna riconoscere loro, almeno in parte, un importante contributo al positivo 'risveglio” enologico e degustativo del vino a partire dagli anni 80. Teniamo conto del fatto che la produzione, e parliamo di quella di qualità, è aumentata in modo spropositato, l'enfasi positiva, edonistica e di guadagno facile ha interessato una miriade di professionisti e imprenditori provenienti da altri settori che hanno deciso di lanciarsi nell'avventura di produrre vino. La stampa, ma soprattutto le guide, si sono trovate a fare i conti con numeri in aumento continuo. Ma le stesse, per mantenere la credibilità guadagnata in anni e anni di edizioni, non possono superare un certo numero di pagine, e quindi di relative eccellenze di giudizio. Non scopriamo l'acqua calda né ci stupiamo se tra queste eccellenze troviamo tutti gli anni, per almeno due terzi, le stesse aziende, con più o meno gli stessi vini.
Non ci scandalizziamo, perché i vini sono sempre (o quasi sempre) di grande qualità; e da ultimo (ma non esattamente ultimo) perchè chi 'paga” in termini di pubblicità, si conquista, a torto o ragione, una corsia preferenziale.

Le guide hanno esercitato fino ad ora una buona e sana competitività fra aziende, incentivando a migliorare la produzione per raggiungere l'eccellenza e di conseguenza gli ambìti riconoscimenti, e questo è da considerarsi in termini assolutamente positivi. Nei confronti di tutti quei produttori che, per una legittima scelta aziendale, per dimensione o per minori possibilità di investimento, non hanno il posto sicuro, per quelli che potremmo definire i 'precari” delle guide viene messo in pratica il metodo del bastone e della carota: non ti premio oggi, per spingerti a un ulteriore miglioramento grazie al quale otterrai il massimo riconoscimento domani. Ottimo sprone a non 'sedersi” sugli allori, a perfezionare i propri prodotti.

Ma il problema sta nel fatto che, sempre a causa dei numeri cui ci riferivamo sopra, il bastone prevale sempre più sulla carota, ed ecco quindi che questi produttori, a dispetto della qualità raggiunta, restano al palo e si disarmano. Ad esempio: che Wine Spectator vada a premiare un vino Cileno, sebbene con la certezza di un vino di grande qualità, lascia un minimo di dubbi (e un po' di amaro in bocca) riguardo al lancio di una zona di produzione che non ha storia, ma che ha deciso di comprarsi. Un altro esempio: in Oltrepò alcune 'danarosissime” aziende, anche se prive di storia e tradizione, con la 'giusta” consulenza hanno presto raggiunto la tanto ambita eccellenza. In barba ai produttori locali che dopo anni di bastone all'insegna del 'devi migliorare” si trovano superati da 'novelli” produttori che si sono divorati la loro carota. Ubi maior, minor cessat. Belli, ricchi, famosi... e ben inseriti, con un prodotto che, consentiteci, 'va a messa con gli altri”, che, sicuramente, rappresentano altrettanta qualità.

Se fino a qualche tempo addietro alcuni di noi potevano essere definiti 'filo-guide”, ora siamo un po' nel 'limbo”. Per un motivo o per l'altro ne abbiamo abbandonate la maggior parte, e queste nuove notizie non ci entusiasmano, né ci fanno ben sperare per un futuro diverso. Il mondo del vino in Italia è purtroppo legato alle mode, e molte guide e testate di settore non sono immuni da questa influenza. Siamo tutti in balia delle stesse, anche chi le provoca.



27/10/2009 16:35:00
5) Noi ristoratori siamo condizionati da queste guide...
Ancora una volta parole chiare. Ma a questo punto cosa dovremmo fare noi ristorator ipressati fra i clienti che ci chiedono vini che leggono sulle guide, e che magari non ci piacciono, e le stesse guide che, oltre che recensire i vini recensiscono anche i ristoranti e in qualche modo ci condizionano nell scelte ?


27/10/2009 16:35:00
4) Come si fa il Terminum ?
Dott. Alberto Lupini buongiorno, ho letto il suo articolo e l'ho trovato molto interessante, Le volevo fare i miei complimenti.
A proposito del "Terminum della cantina di Termeno", essendo io un grande appassionato di vini passiti toscani, (vin santo) avrei da chiederLe una grossa curiosità, mi piacerebbe conoscere questi parametri:
- periodo raccolta uva;
- gradazione zuccherina "Babo" dell'uva al momento della raccolta;
- vinificazione: subito dopo la raccolta o prima un periodo di appassimento delle uve;
- se le uve vengono appassite, a che gradazione zuccherina "Babo" viene fatta la vinificazione;
- la vinificazione viene interrotta usando alcuni metodi o si inibisce con la concentrazione zuccherina;
- dopo 10 o più anni di maturazione in barriques, al momento dell'apertura e imbottigliamento del prodotto, viene o meno aggiunta la solforosa? se si in che percentuale?
- la gradazione zuccherina che rimane nel prodotto e la gradazione alcoolica finale.
La ringrazio anticipatamente per quello che potrà fare. 


27/10/2009 16:35:00
3) Soggettività ed oggettività
Salve le guide che accompagnano le aziende nella conoscenza del acquisto del prodotto vino. La tradizione rappresenta un continuo di innovazioni, di quelle selezionate dal tempo, dall'esperienza, testimoniate dal successo e sempre riuscite, anche se con occasionali momenti e di crisi. In questo momento specie la società italiana trova difficoltà nel capire l'evoluzione delle società che si evolvono nelle loro culture, non più storiche, ma economiche. Il giudizio di un vino è soggettivo, quindi se il giudizio viene rappresentato con oggettività, cosa che tutto sommato le guide rappresentano, per esempio cito il calcio grande business, poco calcio giocato è alla fine piccole società ogni anno sono li a disputare il loro campionato, non me ne volete cosi capita in tutti i settori, con un aneddoto in questa società, più di prima comanda chi a il denaro. E non il merito.


27/10/2009 16:35:00
2) L'essere in uno "stato di grazia" meraviglioso
Caro Direttore, sei in uno "stato di grazia" meraviglioso.- Anche questa volta il Tuo editoriale è un esempio cristallino di stile, compostezza e... buon senso (merce oggi assai rara).- Condivido al 100%.- All'arroganza culturale di certi "guidaioli" molto meglio contrapporre la saggezza - mai urlata e mai scomposta - delle persone "vere" e libere, che amano il bere non come sterile esercizio di tecnico ma come appassionato approccio alla vita.-


27/10/2009 16:35:00
1) Troppi affari e interessi dietro le Guide
Se quello che che scrive è tutto vero c'è proprio sta stare poco allegri per il livello di salute della critica del vino in Italia. Ma davvero non si riesce ad avere dei criteri condivisi da tutti così che i consumatori, da un lato, e le cantine, dal'altro, possano fare le loro scelte a ragione veduta ? Effettivamente giudizi così discordanti (e per giunta su vini di cui si conosce origine e cantina) creano qualche sospetto... anche perchè coi 5 grappoli o i tre bicchieri arrivano notorietà e soldi...





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