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Tre Dop del Lazio si sfidano per decretare il miglior extravergine

In gara 74 aziende equamente divise tra le province titolari delle tre Dop: Sabina, Canino e Tuscia. Rivolto alle consuete categorie del fruttato intenso, medio e leggero, il concorso vuole sostenere le imprese stimolando i produttori e favorire la conoscenza delle eccellenze presso i consumatori

 
15 marzo 2010 | 16:56

Tre Dop del Lazio si sfidano per decretare il miglior extravergine

In gara 74 aziende equamente divise tra le province titolari delle tre Dop: Sabina, Canino e Tuscia. Rivolto alle consuete categorie del fruttato intenso, medio e leggero, il concorso vuole sostenere le imprese stimolando i produttori e favorire la conoscenza delle eccellenze presso i consumatori

15 marzo 2010 | 16:56
 

ROMA - Gli oliveti sono una componente fondamentale del paesaggio laziale e l'olio condivide col vino il ruolo primario nell'economia agricola. Gli ultimi anni hanno visto crescere l'interesse dei produttori al Concorso per i Migliori oli extravergini di oliva promosso da Unioncamere Lazio e gestito dall'Azienda romana mercati che mira alla valorizzazione delle filiere agricole regionali.

All'edizione 2010, la 17ª, partecipano 74 aziende equamente divise tra le province titolari delle tre Dop: Sabina, Canino e Tuscia. Rivolta alle consuete categorie del fruttato intenso, medio e leggero, il concorso vuole sostenere le imprese del settore con una serie di iniziative, stimolando i produttori verso un percorso di costante crescita qualitativa e nello stesso tempo favorire la conoscenza delle eccellenze regionali presso il grande pubblico, attratto purtroppo dalle sirene dei prezzi stracciati offerti dalla grande distribuzione.

Nonostante l'impegno delle istituzioni nella promozione, la diffusione di opuscoli informativi e l'informazione dei media sulle proprietà gustative e benefiche del prodotto certificato, il dato nazionale sulle vendite degli oli Dop resta cristallizzato a meno del 4%. «Facciamo il concorso perché pensiamo che la valutazione e il riconoscimento della qualità sia una delle poche possibilità per far sopravvivere un'azienda di piccole dimensioni - ha detto il direttore dell'Azienda romana mercati, Carlo Hausmann (nella foto, a destra), presentando l'iniziativa alla stampa italiana ed estera - quella stessa qualità che il consumatore deve imparare a riconoscere, contro lo scivolamento verso la mediocrità del prodotto medio industriale».

E proprio per dimostrare sul campo la ricchezza e la diversità di profumi, sapori e sensazioni degli oli laziali, i giornalisti presenti sono stati coinvolti in una singolare degustazione al buio con sorpresa dal titolo "L'assaggio e il racconto". Tra i nove campioni anonimi di oli presentati all'improvvisato panel, ne era stato messo uno di un olio industriale da pochi euro acquistato al supermarket. L'intruso, di nessuna personalistà già al naso, è stato subito scoperto e allontanato.

«Il concetto di qualità percepito dagli esperti spesso non è quello del consumatore medio - ha detto Giulio Scatolini (nella foto, a sinistra), capo panel Unaprol che ha guidato la degustazione- e con questo gioco volevamo dimostrare che il nostro apparato sensoriale è il miglior laboratorio che abbiamo a disposizione per valutare la qualità. E questo è un esperimento che possono fare tutti».

Il campione più votato dalla stampa avrà un premio speciale che sarà consegnato a Roma il 20 marzo al Tempio di Adriano insieme agli altri riconoscimenti. Quest'anno il concorso premierà i due primi oli classificati per ciascuna categoria, ma sono anche previste menzioni speciali. Quelli col punteggio organolettico più alto in assoluto, indipendentemente alla categoria di fruttato, parteciperanno alle finali dell'Ercole Olivario la cui cerimonia conclusiva si svolgerà il 27 marzo a Perugia.

Giulio Scatolini, Valentina Canali, Carlo HausmannSul podio anche il miglior olio biologico, il miglior monovarietale e quello col più alto tenore dei benefici polifenoli e tocoferoli. Ma sempre pensando al consumatore, un'apposita commissione giudicherà anche la migliore confezione della bottiglia non tanto per motivi estetici quanto per la completezza e la trasparenza delle indicazioni riportate nell'etichetta. Valentina Canali (nella foto, al centro), che coordina il Centro servizi per le strade del vino e dell'olio del Lazio, ha esposto le difficoltà che hanno tanti piccoli produttori ad acquisire visibilità e commercializzare.

«Spesso - ha detto Canali - sono costretti a vendere a grossisti il prodotto sfuso che poi finisce altrove, magari nobilitato in seguito da altre identità». Accade spesso in Sabina, zona particolarmente vocata, ma il problema tocca molte altre realtà se si condiderano i numeri dell'olio laziale: 88.600 ettari coltivati, 22mila tonnellate prodotte, 370 frantoi, 123mila aziende, in maggioranza familiari, in territori collinari spesso a rischio di abbandono.

Ricco il germoplasma, rappresentato da cultivar come Canino, Crognolo, Itrana, Olivone, Raja Sabina, Carboncella, Fosco e Rosciola (L'olivo e l'olio, Bayer CropScience). Le iniziative dell'Unioncamere e dell'Azienda romana mercati, perché la ricerca della qualità non si riveli di fatto antieconomica per i produttori, si sviluppano con concorsi e opuscoli divulgativi anche verso altri prodotti d'eccellenza del Lazio come i formaggi, il pane artigianale e i tipici prodotti da forno. Per questo dopo la premiazione degli oli vincitori la cerimonia proseguirà al Testaccio, con una edizione speciale del Farmer's market del Comune di Roma.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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