COLLECCHIO (Pr) - Il pomodoro in tutte le salse. Dai barattoli decorati a mano agli antichi strumenti di lavorazione, dalle ricette di cucina a base di sughi e passate alle foto di antichi contadini alle prese con la raccolta manuale nei campi. Taglio del nastro ieri per il Museo del pomodoro che si trova nella splendida cornice medioevale della Corte di Giarola di Collecchio (Pr).
Quello dedicato all'oro rosso è il quarto 'tempio” dedicato ai prodotti tipici del made in Parma. La provincia ducale, infatti, oltre al Prosciutto, Parmigiano e Salame di Felino da sempre ha un ruolo di primo piano nel comparto industriale delle conserve: nel 1912 esistevano 61 stabilimenti che lavoravano 1,5 milioni di quintali di pomodoro, nel 1990 erano 14 con 5,5 milioni di prodotto lavorato per poi scendere nel 2009 a 10 stabilimenti con oltre 10 milioni di quintali lavorati. Anche di questo si è parlato nel convegno 'Il pomodoro a Parma: storia imprenditorialità e gusto” che ha preceduto l'inaugurazione della nuova struttura che dal prossimo weekend sarà aperta al pubblico.
Durante la mattinata sono intervenuti diversi esperti di settore: Tullio Gregory, direttore dell'enciclopedia italiana Treccani, Leone Arsenio, medico esperto in alimentazione, Carlo Cambi, docente di marketing e giornalista gastronomico, e Giancarlo Gonizzi, coordinatore dei Musei del cibo della provincia di Parma. Proprio Gonizzi è stato il promotore dell'iniziativa: «I prodotti tipici di un territorio rappresentano le opere d'arte della sua gente, che li crea a partire da pochi elementi base forniti dalla natura – ha spiegato Gonizzi - se il prodotto tipico è un'opera d'arte, un museo è la sua casa e questa deve contribuire a dare vivibilità e qualità a un territorio com'è Collecchio e, più in generale, Parma». Partendo da questo presupposto le istituzioni ducali stanno lavorando per alimentare e sfruttare le tipicità agroalimentari in modo da attrarre turisti e curiosi, generando ricchezza. Questa la ricetta contro la crisi delle istituzioni locali.