VERCELLI - Il Salone del Biscotto piemontese, nato con l'obiettivo di far conoscere la produzione artigianale e tradizionale di biscotti, paste secche e prodotti da forno della regione Piemonte, viene ospitato a rotazione dalle varie province piemontesi, le precedenti edizioni si sono svolte a Novara nel 2005 e ad Alessandria nel 2006, nel 2007 e nel 2009, a Cuneo nel 2008. L'edizione 2010, la sesta, dopo qualche polemica iniziale è stata aggiudicata a Vercelli che ha così potuto rivendicare la sua antica tradizione dolciaria.
Ricche e numerose sono le specialità dolciarie della tradizione piemontese, sicuramente oltre trecento, ogni paese ha la sua legata a una festa tanto da diventare quasi l'emblema dell'area geografica. Ecco che torrone vuol dire Alba, nocciolini significa Chivasso, canestrelli ricordano il Canavese e il soprannome scherzoso dei Vercellesi è addirittura quello del biscotto tipico, Bicciolano.
Iniziamo proprio dal Bicciolano, un biscotto di pasta frolla di forma rettangolare profumato con cannella, chiodi di garofano, noce moscata, coriandolo, pepe bianco. Si racconta che siano stati creati nel 1803 da un pasticcere con bottega nel cortile della Torre dell'Angelo in piazza Cavour, é probabile che abbiano qualche origine araba come molti dei dolci speziati diffusi in Italia. Un successo immediato, lo testimonia una lettera della Regina Margherita di Savoia del 1903 che contribuisce ad accrescere la fama di Vercelli in Italia e nel mondo. La ricetta originale passò da Margherita Flecchia, pronipote dell'inventore, a Vittorio Rosso che per parecchi anni continuò a produrli nel suo laboratorio artigianale. Dal biscotto prende anche il nome la maschera carnevalesca di Vercelli.
E il Bicciolano diventa anche torta bicciolata, una pasta frolla speziata ricoperta da uno strato di cioccolato fondente, non ha nulla a che vedere con la tartufata, torta di panna e crema, la base guarnita con granella di nocciole e ricoperta da vaporose sfoglie di cioccolato spolverate con zucchero a velo, non ha origini territoriali ma dal 1904 é una tradizione della pasticceria Follis e per questo motivo viene spesso identificata come specialità vercellese.
I canestrelli biellesi classici confezionati su ricetta di inizio Ottocento dei fratelli svizzeri Teodory, conservata presso la Biblioteca Reale di Torino. Sono due cialde croccanti che racchiudono un ripieno di cioccolato e nocciola tonda gentile delle Langhe. Più semplici i canestrelli canavesani la cui origine risale al Medioevo: l'impasto viene schiacciato fra due lastre di ferro poste all'estremità di una lunga pinza e cotto direttamente sul fuoco.
I Biscottini di Novara, anticamente chiamati biscottini delle monache, friabili e leggeri; quelli di riso, nati circa 50 anni fa nella pasticceria del cavaliere Boriolo di Novara; quelli al fagiolo di Saluggia e poi amaretti, baci di dama, biscotti al latte, ossa da mordere, brutti e buoni, gli insoliti crocanti del Ciavarin, da una ricetta dei prestinai del ricetto di Candelo. Ancora un biscotto dall'insolita forma di torre che richiama quella di S. Salvatore Monferrato dove ha sede il laboratorio di pasticceria.
Visitando i molti stand troviamo il miele della Valsesia nelle diverse varianti rododentro, tiglio, millefiori, castagno e la 'golosetta”, crema di miele di acacia con pasta di nocciole.
Ad accompagnare i tradizionali bagnati, ovvero tutti quei biscotti che devono finire immersi, i vini aromatici del Piemonte, Moscato d'asti Docg e Brachetto d'Acqui Docg. Un gradevole sottofondo musicale ci accompagna e completa questa dolce esperienza sensoriale.
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