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La via d'uscita per la ristorazione? Insieme si può cambiare sistema

C'è veramente bisogno di scardinare i vecchi poteri. Il settore dell'enogastronomia ha una ricchezza incalcolabile, dobbiamo metterci mano e farla emergere.
 

Si pronuncia in merito Fabrizio Bianucci, ristoratore di Milano, che sottolinea la necessità per i cuochi di essere uniti

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico
05 marzo 2011 | 16:13
La via d'uscita per la ristorazione? Insieme si può cambiare sistema
La via d'uscita per la ristorazione? Insieme si può cambiare sistema

La via d'uscita per la ristorazione? Insieme si può cambiare sistema

C'è veramente bisogno di scardinare i vecchi poteri. Il settore dell'enogastronomia ha una ricchezza incalcolabile, dobbiamo metterci mano e farla emergere.
 

Si pronuncia in merito Fabrizio Bianucci, ristoratore di Milano, che sottolinea la necessità per i cuochi di essere uniti

di Matteo Scibilia
Responsabile scientifico
05 marzo 2011 | 16:13
 

Sono particolarmente contento delle decine di colleghi che hanno risposto alla mia provocazione espressa nell'articolo "Ci vorrebbe un Marchionne nel nostro settore", pubblicato sul numero di febbraio della rivista, segno che il problema esiste. L'analisi è pressochè identica ovunque, la ristorazione necessita di una nuova guida a livello nazionale, e il problema non è soltanto di tipo promozionale.

Ormai siamo grandi e capaci di muoverci da soli, il problema è di tipo sindacale, in un mondo in cui tutto quello che sembrava intoccabile e granitico sta cedendo, nuove forme di rappresentanza si stanno delineando all'orizzonte. C'è veramente bisogno di scardinare i vecchi poteri, l'enogastronomia ha una ricchezza incalcolabile, dobbiamo metterci mano e farla emergere.
 

Per questo ho deciso di pubblicare la risposta di Fabrizio Bianucci di Milano che ha perfettamente capito lo spirito della mia provocazione.

'
Carissimo Scibilia,
vorrei farle i miei complimenti per il pezzo da lei scritto con tanta sincerità, ardore e coraggio sull'ultimo numero della rivista "Italia a tavola" di cui lei è membro del comitato editoriale, pilastro operativo (perché ciò che scrive lo pratica tutti i giorni immagino anche nella sua "bottega", e non lo teorizza solamente) ed autorevole. Concordo su tutto.

 Tutte cose vere ha scritto, ma se lei è d'accordo mi permetterei di aggiungere e chiosare come segue:

  • molti locali storici milanesi (parlo soprattutto di ristoranti, ma anche bar e pizzerie) hanno ricominciato da anni a passar di mano con la nuova ondata di acquisti-cash fatta dai cinesi, con stile diverso rispetto agli anni'70, espandendosi a macchia d'olio e creando tanti finti locali giapponesi di gran moda, ma in effetti tutti gestiti dai chinese-men o dalle loro "confraternite", con manovalanza in regime di schiavitù materiale e psicologica.
  • il pubblico esercizio è sempre più visto come luogo ideale per il riciclaggio di proventi dubbi, chiamiamoli così...
  • il sacrificio del ristoratore-patron-cuoco-chef non lo vuol più affrontare nessuno con lo spirito dei miei genitori, dei miei nonni, dei miei zii e parenti, di me stesso o di lei, caro Scibilia, immagino; molti patron se ne stanno alla cassa ben ingiaccati e incravattati (attenzione anche al gioco di parole che sembra un lapsus, ma non è), davanti al computerone, a gestire un'accozzaglia di camerieri o pseudo tali e brigate di cucina sfornate dalle scuole alberghiere, sempre più presuntuosi e supponenti... molto fumo poco arrosto e oggi tanto cuscus!
  • stanno forse come lei e il sottoscritto sempre in prima linea ad affronatre maestranze e clientela? si rimboccano forse le maniche e nel proprio locale quando c'è bisogno fanno "di tutto e di più" per utilizzare un rifritto tipico tormentone lessicale?
 Acquistano un nuovo locale in società con colleghi, parenti dubbi, amici di calcetto, ex colleghi spesso inesperti, non provenienti dal settore, a rate se va bene per l'80%, rivoluzionano tutto all'interno anche se la ristrutturazione estetico-tecnica è recentissima, lanciano la nuova "linea di cucina" e... subito corrono dal concessionario più vicino ad acquistare (in leasing, a rate, a, a, a) il SUVone alla moda! 
Anzichè buttarsi anima e corpo (e sostanze) nella attività. Se lo scopo dell'impresa è borderline, beh non si preoccupano neanche tanto del marketing ristorativo, altrimenti se non hanno la fortuna di incappare in qualche "star" dello spettacolo, del calcio, della tv, finiscono subito. Mai come in questo lungo periodo di crisi generale si è assistito ad un turn-over così veloce nella gestione dei locali. Vicino a me, nel quadrilatero della moda, un famoso e storico locale (negli anni'60-'70) in un solo anno è passato dimano ben tre volte, tre linee di cucina diverse, tre suv diversi, tre volte ristrutturato ad hoc! La storica forza delle trattorie familiari si sta anche quella disgregando.
  • molti chef se la tirano troppo, davvero troppo! Molti sono diventati dei frontmen editorial-televisivi e sfruttano la propria immagine in maniera estrema, deontologicamente parlando.
 Devono sinceramente ringraziare il loro capostipite, e tutti devono rendergli omaggio, il rettore magno Gualtiero Marchesi, che ha nobilitato alla fine degli anni'60 la figura dello chef, fino ad allora chiamato cuoco, facendolo assurgere al rango di artista dei fornelli, inventore, ideatore, guastatore anche a volte della tradizione culinaria nostrana. Prima di allora era considerato un lavoratore senza nè arte nè parte, di umile lignaggio, un autodidatta che si era riciclato in cucina non avendo altre opportunità, ma venendo almeno dalla gavetta. Cosa basilare e molto importante. I figli allora quasi si vergognavano a dichiarare la professione del padre o della madre (rari casi).
 E così molti chef pensano che i viaggi e le esperienze all'estero siano necessari per crescere professionalmente, battendo ben poco la bottega, con umiltà e discrezione.
 Chi si salva allora dall'ondata delle grandi aziende che si buttano nel nostro settore, con una manovalanza - nonostante scuole, corsi, università di cucina "molta aria fritta".
  • comunque impreparata e disunita, cioè non fanno squadra? Solamente quei ristoratori "all'antica" che tutti i giorni sono sul pezzo, si fanno il "mazzo" personalmente, hanno pochissimo personale, ma selezionato ed esperito in diversi anni, accolgono personalmente la clientela col vecchio italico fairplay e non la freddezza dei locali "IN"; quei ristoratori cui non sfugge nulla, dal controllo della pulizia all'acquisto delle materie prime, alla gestione contabile, al controllo "caterpillar" dei propri dipendenti (io non li chiamo collaboratori a volte, è un'altra parola falsa).
 Il mio cuoco, siciliano di Messina, lavoratore instancabile, è stato con noi 25 anni, 4 giorni di assenza in 25 anni! è andato in pensione due anni fa, e quando ancora oggi ho bisogno di un consiglio, salta giù dal letto e corre da me e mio fratello co-titolare, gli altri hanno un'anzianità media tra i 9 e i 13 anni. Il nuovo chef è un ragazzo napoletano di neanche trentanni, ma con gli attributi giusti e sa riconoscere la carne di maiale da quella di...manzo, anche se ha fatto una scuola alberghiera.
Grazie per l'attenzione, la saluto cordialmente".

Fabrizio Bianucci
"bottegaio storico" in Milano


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08/03/2011 09:56:00
1) Bianucci offende l'istruzione alberghiera
In risposta al pezzo del sig scibilia e soprattutto alla replica del sig Fabrizio Bianucci "bottegaio storico" in Milano la mia risposta è articolata in due fasi, la prima ripercorre copiando in toto alcuni passaggi della lettera del sig fabrizio che sono oggetto di discussione e che mi hanno messo a riflettere. Attendo la pubblicazione di questa mia riflessione ed il vostro commento!
L'enogastronomia ha una ricchezza incalcolabile, dobbiamo metterci mano e farla emergere. molti patron se ne stanno alla cassa ben ingiaccati e incravattati (attenzione anche al gioco di parole che sembra un lapsus, ma non è), davanti al computerone, a gestire un'accozzaglia di camerieri o pseudo tali e brigate di cucina sfornate dalle scuole alberghiere, sempre più presuntuosi e supponenti... molto fumo poco arrosto e oggi tanto cuscus!•molti chef se la tirano troppo, davvero troppo! Molti sono diventati dei frontmen editorial-televisivi e sfruttano la propria immagine in maniera estrema, deontologicamente parlando. Devono sinceramente ringraziare il loro capostipite, e tutti devono rendergli omaggio, il rettore magno Gualtiero Marchesi, che ha nobilitato alla fine degli anni'60 la figura dello chef, fino ad allora chiamato cuoco, facendolo assurgere al rango di artista dei fornelli, inventore, ideatore, guastatore anche a volte della tradizione culinaria nostrana. Prima di allora era considerato un lavoratore senza nè arte nè parte, di umile lignaggio, un autodidatta che si era riciclato in cucina non avendo altre opportunità, ma venendo almeno dalla gavetta. Cosa basilare e molto importante. I figli allora quasi si vergognavano a dichiarare la professione del padre o della madre (rari casi). E così molti chef pensano che i viaggi e le esperienze all'estero siano necessari per crescere professionalmente, battendo ben poco la bottega, con umiltà e discrezione. Chi si salva allora dall'ondata delle grandi aziende che si buttano nel nostro settore, con una manovalanza - nonostante scuole, corsi, università di cucina "molta aria fritta". Il mio cuoco, siciliano di Messina, lavoratore instancabile, è stato con noi 25 anni, 4 giorni di assenza in 25 anni! è andato in pensione due anni fa, e quando ancora oggi ho bisogno di un consiglio, salta giù dal letto e corre da me e mio fratello co-titolare, Il nuovo chef è un ragazzo napoletano di neanche trentanni, ma con gli attributi giusti e sa riconoscere la carne di maiale da quella di...manzo, anche se ha fatto una scuola alberghiera. Fabrizio Bianucci "bottegaio storico" in Milano Carissimo sign fabrizio bianucci bottegaio storico di milano chi le scrive la presente non è che un umile dipendente del ministero della pubblica istruzione un itp di cucina ,che lei dall'alto della sua posizione di bottegaio storico ha marchiato in modo mi lasci dire presuntuoso come un nullafacente che ruba lo stipendio allo stato senza fare un cazzo perchè del suo operato non si vedono frutti, visto che l'istruzione alberghiera è stata da lei denigrata in modo offensivo e provocatorio!Non ho io le capacità dialettiche per rispondere a questa sua missiva ne me la sento di esprimere opinioni che lascerebbero il tempo che trovano le ho risposto con molti tratti della sua lettera tratti che andavano sottolineati!con la mia umiltà voglio solo dirvi, che lei è stato fortunato, perchè vuol dire che chi le ha dato la sua collaborazione per molti anni, pur non avendo frequentato la scuola alberghiera, ha apprezzato il suo modo di essere!ho visto che anche il suo nuovo collaboratore viene dal sud e nonostante il fatto che, abbia frequentato la scuola alberghiera viene da lei apprezzato. le faccio i miei complimenti, e mi creda, se lei è riuscito, a mantenere i suoi collaboratori con se, tutti questi anni, vuol dire che il suo è un buon atteggiamento nei loro confronti !ho da farle però a titolo personale alcune considerazioni 1)lei è il patron di una azienda che è sul mercato da molti anni gestisce il personale in modo, oserei dire perfetto, acquista materie prime di ottima qualità, fa funzionare le sue brigate con garbo e professionalità, in quanto il suo personale presumo non sia un accozzaglia!sta attento alle spese è un buon manager della sua azienda che ha un rapporto qualità prezzo altissimo credo!giustamente si sente gratificato dall'alto della sua posizione sociale questo le consente di sparare sentenze e fare considerazioni perchè lei ha sudato per raggiungere i suoi obiettivi!con sacrifici non indifferenti! adesso lei si chiederà chissa sto st.....o dove vuol arrivare perchè forse la sto facendo troppo lunga! Ebbene sig.Fabrizio Bianucci "bottegaio storico" in Milano questo umile lavoratore della scuola che guadagna appena 1.300 euro al mese dopo appena trent'anni di servizio speso dietro a quei ragazzi degli istituti alberghieri da lei tanto apprezzati si sente estremamente offeso nella dignità del suo ruolo dopo che per 28 lunghi anni ha operato in un settore dando l'anima con appena pochi giorni di assenza!un lavoratore indefesso a questo punto direi fesso visto che la considerazione che lei ha della mia figura è vicino allo zero! lei ha offeso la mia categoria di docente itp che prepara quelle accozzaglie di brigate come da lei definite! e che non sta all'altezza di formare le sue maestranze! caro sig. Fabrizio Bianucci "bottegaio storico" in Milano le voglio solo dire che un suo collega imprenditore di altissimo livello milanese che sguazza in italia da anni facendo i suoi porci comodi mi taglia i fondi per far bene il mio lavoro mi toglie le ore di laboratorio in modo che non posso creare soggetti atti alla sua causa caro sign fabrizio lo sa che io nelle prime devo fare esercitazionio pratiche spendendo solo 50 cent procapite per preparare dei piatti!lei sa che nelle seconde classi io spendo 1 euro e 50 cent procapite per preparare le esercitazioni!lei lo sa che nelle terze classi dove iragazzi dovrebbero avere piu fondi per essere preparati alla causa si spendono 3 euro procapite per preparare l'esercitazione!cari sig fabrizio ristoratore storico di milano prima di sparare a zero sulle scuole alberghiere e prima di dar vanto a grandi maestri fautori anche loro di questo sperpetuo che sta avvenendo nella scuola alberghiera italiana perchè hanno tutte le necessità perche questa non funzioni si accerti di determinate situazioni a cui la mia categoria è sottoposta prima di parlare a vanvera con questo astio nei confronti di questa categoria!
Mi fermo qui vorrei dirle molte altre cose ma lasciamo perdere e veda come categoria prima di sparare nel mucchio che nell'istruzione alberghiera non ci sono accozzaglie! ma c'è il meglio ed il peggio che esiste nella nostra società escono si onesti lavoratori ma anche dei proclamati professionisti del settore! la saluto cordialmente!




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