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Prosecco e Champagne a confronto Una sfida per il numero di bottiglie

L’Italia deve essere leader nel vino come primo Paese al mondo e le sue bollicine possono essere una valida alternativa allo Champagne. Non in termini di confronto qualitativo o di fatturato globale, ma in termini di identità, di individualità nazionale, di autenticità diretta del Paese di origine

 
20 giugno 2011 | 16:36

Prosecco e Champagne a confronto Una sfida per il numero di bottiglie

L’Italia deve essere leader nel vino come primo Paese al mondo e le sue bollicine possono essere una valida alternativa allo Champagne. Non in termini di confronto qualitativo o di fatturato globale, ma in termini di identità, di individualità nazionale, di autenticità diretta del Paese di origine

20 giugno 2011 | 16:36
 

I recenti comunicati sul fatto che l'Italia abbia superato la Francia in termini di produzione ha sollevato subito - e io dico finalmente - qualche orgoglio nazionalista. Purtroppo però la Francia è ancora molto avanti a noi per quanto riguarda non solo il valore o giro d'affari, ma anche il valore aggiunto. Salvo alcune eccezioni italiane, nelle diverse tipologie, non esiste oggi un punto di riferimento enoico del Belpaese che abbia assunto su di sé e verso il mondo intero l'immagine, la quotazione e il simbolismo espresso dalla Champagne. è ovvio quindi che i paragoni fra 'cugini” si sprechino. In più il peso politico messo in campo dallo Champagne sia in Francia che nell'Ue è sempre importante e determinante. Un punto di riferimento per il mondo intero del vino, come dico da anni.



Questo non vuol dire che l'Italia deve tirare i remi in barca, che non può raggiungere certi risultati, anzi... In un momento in cui la cultura del vino si diffonde in Paesi neofiti, nuovi consumatori si affacciano, le cucine delle metropoli si assomigliano o diventano globali, il modo di concepire il gusto si allarga, il Made in Italy attira ed esprime uno status, la riduzione delle disponibilità economiche fa cambiare riferimento, da consumo scolastico del vino si va verso un abbinamento e una scelta soggettiva e privata, da edonismo si parla di convivialità, da narcisismo per il vino si pensa a ritrovare momenti di amicizia, quando l'alcol fa la differenza, quando la scelta cade su bere giovane, moderno, fresco, non impegnativo... è evidente che l'Italia ha spazi maggiori e il dna diverso salta fuori. è il momento in cui si riscoprono i vini del nonno e bisnonno, fatti meglio, molto bene, con l'aiuto della tecnologia, sono attraenti, accattivanti, hanno storie da invidiare, sono facilmente accessibili e abbinabili a tutte le tavole del mondo. Cosa si vuole di più?

Non denigriamo i nostri vini semplici, non condanniamo a priori chi fa un vino diverso e piacevole, non impegnativo. L'Italia deve essere un punto di riferimento mondiale per il vino, non più al seguito di mode, gusti, sapori, profumi come negli ultimi 30 anni. Un risveglio meritato, in Italia si bene mediamente molto bene. Ogni Regione ha la sia nicchia e il suo prodotto diffuso, esprimiamo la più grande enciclopedia viticola e varietale. Ebbene fra questa piacevole diversità abbiamo le elite del metodo Classico, per stare fra i vini con le bollicine, come il Franciacorta che sicuramente è un alter ego autorevole dello Champagne a 360 gradi per forma, per imprese, per imprenditori, per metodo, per regole come il Trentodoc, ma abbiamo anche un nuovo leader che sull'indefinito rapporto qualità/prezzo ha fondato successo, caratteristiche, vicinanza al consumatore, approccio.

In un momento in cui le bollicine sono apprezzate ovunque, la crisi dei consumi e la ridotta disponibilità economica negli anni 2008-2009-2010 in primis ha obbligato i francesi a scendere un po' dal piedistallo, ecco che il prodotto italiano acquisisce spazi sul mercato mondiale grazie alla capacità di imprenditori diversi, giovani che hanno ereditato la storia familiare agricola, hanno recepito gli sforzi e la forza di un territorio e di un insieme di imprese. è il Prosecco Spumante che, diventato territorio e non più vitigno, espressione di un metodo italiano di produzione e di un'uva autoctona da sempre, punta negli ultimi 20 anni alla qualità tecnologica, alla capacità di abbinare costi e numeri, alla differenziazione dei canali, alla diffusione capillare, all'export e a nuovi Paesi. Insomma un prodotto che ha centrato il momento storico e i bisogni del consumatore. Meglio di così...

L'Italia è giusto che la smetta di imitare, di essere al seguito, di seguire mode di Paesi neofiti. L'Italia deve essere leader nel vino come primo Paese al mondo e le sue bollicine, oggi, cioè la piramide del Prosecco (Docg e Doc), possono essere una valida alternativa allo Champagne. Non in termini di confronto qualitativo, non in termini di valore venale e fatturato globale, per il momento certamente non ancora in termini di valore aggiunto, ma in termini di identità, di individualità nazionale, di autenticità diretta del Paese di origine, per claim di provenienza, come dicono inglesi e americani.

è una riflessione e un confronto fra leader di Paesi diversi, fra leader al consumo, fra leader del sentimento mondiale, non fra stesse tipologie, stesse formule, stessi metodi... Tutti parametri giustissimi, ma legati alla sola produzione. Guardiamo più alla domanda e meno all'offerta. Fare un raffronto tra Prosecco e Champagne è una provocazione assurda in termini di prodotto, ma ci sta una similitudine e una sottolineatura delle differenze fra i due Paesi leader mondiali di come nel settore delle bollicine si opera in modi diversi, ma come il gioco e lo studio della leadership non sia poi un esercizio così balordo, così strampalato, così assurdo come qualcuno vorrebbe far credere o farmi dire!

è vero che il raffronto di prodotto, di origine e di manifattura deve essere fatto fra simili, per avere un dato economico e statistico corretto... ma non è questo il tema che interessa oggi l'opinione pubblica, che vuole alternative diverse, vuole innamorarsi di leader, ricerca convivialità e un partner per giocare e per afferrare altre opportunità, vuole soddisfare il proprio gusto, la propria emozione, il proprio abbinamento...

Inoltre il sistema francese prevede una solo Aoc per lo Champagne e rese variabili e frazionabili in base ai rapporti di filiera e al consumo. Il sistema italiano prevede i gradini Docg e Doc (non uno solo), con la rigidità delle rese per il produttore: 6mila ettari nell'area Docg e, stando alle ultimissime informazioni, oltre 20mila ettari impiantati nell'area Doc, soprattutto negli ultimi 2 anni. Il sistema italiano di rese fisse e di tolleranze è sicuramente più cavilloso. Se si vuol fare il paragone del giro d'affari, sicuramente oggi la piramide Champagne vale 3,7 miliardi di euro e la piramide Conegliano Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore e Prosecco Spumante Doc vale 0,7 miliardi di euro.

Molto probabilmente, e questa è la sfida vera della piramide del Prosecco a cui faccio e farò sempre riferimento, si può ipotizzare - numeri e dati produttivi, dei controlli e del consumo reali alla mano - che nel 2015 il consumo dei due vini 'Dop” con le bollicine si possa attestare su un rapporto di circa 5,1 miliardi di euro per lo Champagne e di 1,5 miliardi di euro per il Prosecco, riducendosi fortemente il divario attuale del valore con uno sviluppo della quantità e dei volumi, dei mercati e del numero dei consumatori proprio grazie a tutte le sue qualità intrinseche ed esteriori. è solo una previsione, logica.

* Direttore dell'Osservatorio economico vini spumanti effervescenti (www.ovse.org).


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