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Cioccolato “amaro” per l’Italia Rischio sanzioni dall'Ue

Dopo la sentenza della Corte di giustizia Ue del 25 novembre 2010, in cui l’Italia era stata condannata per aver autorizzato la denominazione cioccolato puro in etichetta per i prodotti a base di solo burro di cacao, la Commissione europea ha messo in mora l'Italia che risulta a rischio sanzioni

 
05 dicembre 2011 | 18:41

Cioccolato “amaro” per l’Italia Rischio sanzioni dall'Ue

Dopo la sentenza della Corte di giustizia Ue del 25 novembre 2010, in cui l’Italia era stata condannata per aver autorizzato la denominazione cioccolato puro in etichetta per i prodotti a base di solo burro di cacao, la Commissione europea ha messo in mora l'Italia che risulta a rischio sanzioni

05 dicembre 2011 | 18:41
 

Ancora cioccolato 'amaro” per i produttori italiani. La Commissione europea ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora per continuare a utilizzare la denominazione 'cioccolato puro” sulle etichette, in violazione del diritto europeo, come indicato nella sentenza contro l'Italia della Corte di giustizia Ue del 25 novembre 2010. Come riporta l'Ansa, lo hanno reso noto fonti qualificate vicino al dossier, ricordando che, in caso di inadempienza alle richieste della Commissione europea, il passo successivo è il ricorso alla Corte di giustizia Ue insieme a sanzioni pecuniare. Al centro del contendere c'è la normativa italiana che, contrariamente a quanto deciso dall'Ue, ha previsto che i prodotti di cioccolato che non contengono grassi vegetali diversi dal burro di cacao, possono riportare la dicitura 'cioccolato puro” e, in caso di violazione, prevede ammende tra 3mila e 8mila euro.

La direttiva europea sul cioccolato invece, autorizza l'aggiunta di grassi vegetali specifici diversi dal burro di cacao fino ad un massimo del 5% del prodotto finito. L'etichetta di quei prodotti deve contenere in grassetto la dicitura: «contiene altri grassi vegetali oltre al burro di cacao». Per i giudici europei quindi, «la normativa italiana, consentendo di mantenere due categorie di denominazione di vendita che, in sostanza designano lo stesso prodotto, può indurre in errore il consumatore e ledere il suo diritto ad un'informazione corretta, imparziale ed obiettiva».

Le autorità italiane non sono state con le mani in mano in quanto, dalla sentenza della Corte Ue, hanno a più riprese informato Bruxelles sulle procedure legislative avviate per abrogare le disposizione condannate dai giudici europei. Ad oggi però, Bruxelles constata che la sentenza non è stata ancora eseguita. Da qui la decisione di aprire una seconda procedura di infrazione sul cioccolato. La palla ora è nel campo dell'Italia.


Per la Coldiretti, il fatto che l'Unione europea ostacoli il cioccolato puro di cacao dopo aver aperto al formaggio senza latte e al vino senza uva è l'evidente dimostrazione di un comportamento contraddittorio che spesso mette in difficoltà i prodotti del Made in Italy. La Corte di Giustizia aveva condannato l'Italia per avere autorizzato la denominazione ''cioccolato puro'' sulle etichette per i prodotti solo a base di solo burro di cacao per distinguerli dai prodotti che contengono grassi vegetali come succedanei. A subire gli effetti delle normative comunitarie sono stati numerosi altri prodotti con profondi cambiamenti sulle tavole degli italiani all'insaputa dei consumatori. Per effetto della normativa comunitaria e nazionale è già possibile vendere sul mercato il vino 'senza uva” ovvero ottenuto dalla fermentazione di frutta, dai lamponi al ribes, ma anche il formaggio 'senza latte” sostituito parzialmente dalla caseina e dai caseinati per ottenere formaggi a pasta filata, mentre una legge nazionale prevede che le bevande al gusto di agrumi possono essere colorate a condizione che esse contengano appena il 12% di succo di agrumi vero. Le contraddizioni delle scelte politiche europee sono evidenti anche nelle norme che riguardano l'indicazione in etichetta l'origine dei prodotti agricoli impiegati che è obbligatoria per la carne bovina, ma non per quella di maiale, per la frutta fresca ma non per quella trasformata, per il latte fresco, ma non per quello a lunga conservazione o per i formaggi.
 
GLI INGANNI EUROPEI SERVITI A TAVOLA

VIA LIBERA AL FORMAGGIO SENZA LATTE - A partire dal primo gennaio 2009 puo' essere incorporato fino al 10 per cento di caseina e caseinati nel formaggio, al posto del latte, secondo quanto previsto dal  regolamento (CE) n. 760/2008   del 31 luglio 2008.   

LO ZUCCHERO NEL VINO - è una pratica, utilizzata nei paesi del Nord Europa, che permette di aumentare la gradazione del vino attraverso l'aggiunta di zucchero. Lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei paesi del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un "trucco di cantina" e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall'uva.  

IL VINO SENZA UVA - è arrivato il vino ottenuto senza uva per effetto della riforma europea di mercato del settore vitivinicolo del 29 aprile 2008  (Reg. 479/08) che ha autorizzato la produzione e la commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall'uva come lamponi e ribes.

IL VINO SI INVECCHIA CON LA SEGATURA - L'Unione europea ha dato il via libera all'invecchiamento artificiale del vino attraverso l'utilizzazione di pezzi di legno al posto della tradizionale maturazione in botti di legno, secondo quanto previsto dal Reg. (CE) 11 ottobre 2006, n. 1507/2006.

LA METà DELLA SPESA è ANONIMA - Negli ultimi anni con la mobilitazione a favore della trasparenza dell'informazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva ma ancora molto resta da fare e l'etichetta resta anonima per circa il 50 per cento della spesa dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta.


Articolo correlato:
No dell'Ue al 'cioccolato puro” Bruxelles condanna l'Italia

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05/12/2011 23:55:00
1) Ma cosa fa la Ue?
Ma questi dell'UE ci fanno o ci sono?




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