Un osservatorio mondiale sull'uso delle risorse suolo e acqua. è questa, in sintesi la proposta del presidente Conaf (Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali), Andrea Sisti (nella foto), al Congresso mondiale degli agronomi svoltosi a Quebec City (Canada), dove è intervenuto con una relazione di apertura di uno dei 15 workshop dedicati ai principali temi di attualità della professione del dottore agronomo. «Meno suoli da coltivare, meno acqua a disposizione e una popolazione mondiale in aumento di 75 milioni all'anno. I conti non tornano per l'umanità - ha detto Sisti - e la sfida mondiale degli agronomi è sempre di più quella di nutrire il mondo».
«Occorre mettere in campo competenze e strategie per ottimizzare l'uso delle risorse - ha sottolineato il presidente del Conaf - tendendo alla diminuzione dell'intensità dell'uso del suolo e dell'acqua con contestuale miglioramento della percentuale di utilizzo dei beni prodotti. In sintesi se da un ettaro di superficie si ritraggono 8 tonnellate di grano, di questo solo il 55% del prodotto è destinato al consumo umano, il resto viene scartato».
«Occorre quindi - ha aggiunto - programmare meglio la produzione lungo le filiere produttive limitandone al massimo gli scarti. Le risorse naturali sono limitate ed irriproducibili, pertanto si devono fare ulteriori progressi incrementando l'efficienza delle risorse nel settore agricolo e in quello alimentare, sia su scala mondiale come su quella locale preservando così l'uso dei suoli e l'uso dell'acqua. Dalla stessa superficie, ad esempio, si possono produrre contestualmente beni alimentari, energia, chimica verde o alimentazione animale».
«Per questo - ha concluso Sisti - si devono investire maggiori mezzi nella ricerca, nell'innovazione e nella consulenza. Occorre sviluppare reti di conoscenza per migliorare la preparazione degli agronomi e costituire un osservatorio mondiale dei professionisti sull'uso delle risorse suolo e acqua. L'Amia (Associazione mondiale degli agronomi) potrebbe farsi carico di tale attività. Questo strumento consentirebbe alla nostra associazione di sollecitare i Paesi per orientare le loro politiche agrarie sul concetto della Bioeconomia, che non significa atro che multifunzionalità dell'uso dei suoli e delle filiere produttive. Insomma un cambiamento di rotta è possibile».