Negli Usa, questo anno testé principiato è l’anno della cultura italiana. Grande sfarzo da parte delle nostre istituzioni nel varare l’iniziativa. Ne è auspice il Quirinale, l’organizzazione è della Farnesina insieme con la nostra ambasciata a Washington. Sì, un momento, ma mica da soli, no. Ci sono le collaborazioni di tre ministeri: Beni Culturali, Sviluppo Economico, Istruzione. Sì, e ancora collabora Palazzo Chigi, e anche l’Ice, e anche l’Enit. E poi due grandi main sponsor, se così possiamo chiamarli: Eni ed Intesa San Paolo. Tanto di pubblicazione ufficiale, con introduzione a firma del nostro Presidente della Repubblica.
E così orgogliosi come siamo di essere sebbene temporaneamente e per dirla con Totò “italiani all’estero”, leggiamo attentamente il calendario di questo “viaggio lungo un anno”. Il tutto desumibile dal sito ufficiale www.italyinus2013.org da dove stralciamo questa frase alquanto impegnativa: “Un viaggio per raccontare e promuovere l’Italia; per coinvolgere ed emozionare gli Americani; per rafforzare i legami che uniscono l’Italia all’America e crearne di nuovi”. Ed effettivamente roba per emozionare gli Americani (bisognerebbe correttamente dire, nel contesto, statunitensi, ma va bene!) ce n’è tanta.
Si diceva di lettura attenta del programma ufficiale, e arriviamo a pagina 31, nella sezione Art e scopriamo che al Museum of Art di Cleveland (Ohio) dal 24 febbraio al 19 maggio si terrà la mostra “The Last Days of Pompeii”. E leggiamo: «The exhibit reinterprets the remains of the city destroyed in the 79 B.C. volcanic eruption». Sul suddetto sito, puntando su febbraio, ritroviamo questo evento, questa volta con descrizione in italiano, e leggiamo così:
«Una mostra affascinante che unisce passato e presente proponendo un viaggio alla scoperta della città di Pompei.
The last days of Pompeii presenta i lavori di vari artisti che, dal XVIII sec. ai giorni nostri, hanno cercato di dare una propria interpretazione al dramma di Pompei, la città ai piedi del Vesuvio completamente sepolta dall’eruzione del 79 a.C.».
Sì, proprio così, senza neanche l’attenuante che in una lingua c’è l’errore e nell’altra (la nativa) l’errore non c’è. E mica errore da nulla, mica peccato veniale. Ma errore orribile e vergognoso. Nell’anno della cultura, palesiamo tutta l’arrogante ignoranza degli autori di questo “anno della cultura italiana negli Usa”. Stiamo allegramente affermando che l’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei accadde nel 79 avanti Cristo!!! E lo stiamo affermando in pubblicazione ufficiale che supporta ed accompagna l’anno della cultura italiana negli Usa.
Nessuno si è accorto dell’errore/orrore, nessuno si è preso la briga di rileggere le bozze, di effettuare controlli e riscontri da fonti. Nessuno, nonostante la sbandierata collaborazione di due ministeri che di cultura un po’ dovrebbero saperne. Cari papaveri ministeriali, cari estensori di questo programma dell’anno della cultura italiana negli Usa, ho una breaking news e ve la comunico serenamente: l’eruzione del Vesuvio, quella famosa che seppellì Pompei (ed Ercolano e Stabia) accadde nel 79 dopo Cristo.
Nel Paese dove la società digitale è robustamente innervata e pervasiva (tranquilli, parlo degli Usa, non dell’Italia) questo errore è già divenuta “notizia virale”. Praticamente la figuraccia è fatta! Ciò detto, allegramente, sfarzosamente, con la sprezzante ignoranza che volentieri naturalmente esibite, andate a presenziare questi eventi “lungo un anno” e sproloquiate pure di cultura italiana ma, mi raccomando, quella vera, con la “Q” maiuscola!!!
PS: Nel merito del programma attinente la categoria “Tastes and Flavors of Italy” avremmo da dire e... diremo. Ma è cosa altra!