Di ennesimo libro di cucina, libro di ricette talvolta scontate e talvolta improponibili, proprio non se ne avvertiva bisogno. Oramai, a farci caso, nelle librerie ben frequentate il reparto “cucina” ha in molto casi la maggiore superficie di “shelf” e non c’è cuoco che, dopo la lucrosa comparsata televisiva, non si appresti a scrivere il suo libro. Ciò premesso, grande la lieta sorpresa, schietta la soddisfazione nell’incontrare il cuoco Federico Campolattano, lo chef sognatore, autore del bel libro Il gusto dell'immaginazione.
Giovanissimo, Federico non nasce cuoco e non ambisce a diventarlo fino a quando, coacervo di episodi vissuti e circostanze faste e felici, non viene folgorato dall’idea che null’altro vorrebbe fare nella vita. Perché? Perché cucinare è summa di parto creativo, è gioco bottom-up, dal piatto che già vedo realizzato ma che non c’è, alla sua realizzazione concreta, tangibile e soprattutto fungibile da palati che si affinano cammin facendo, il suo prima di tutti gli altri. Quello di Valentina, la sua compagna, il secondo.
E allora lo studio, la metodologia fatta prassi e l’attitudine a saper imparare, a voler imparare a cercare maestri e a rifuggire dall’esaltazione dell’autodidatta che si loda da solo. Gavetta, mestiere e ad ogni passo un briciolo di più di cose sue, originali e solo sue. La grande passione per la musica, lo induce a cucinare avendo cuffia alle orecchie e come al buon cibo si abbina il buon vino, Federico al processo di cucina, all’armonia corale degli ingredienti abbina le sue canzoni preferite, la sua musica preferita.
Libro che contiene oltre 70 ricette, meticolosamente descritte ed ottimamente fotografate, classificate, grazioso il guizzo originale, così: colazione, brunch e spuntini, aperitivi, pranzo, il tè delle 5, cocktail e finger food, cena, dessert, lo spuntino della mezzanotte. Cucina fattibile ma mai banale, concepita da un thirty and over a beneficio soprattutto della sua generazione, non più teenager da fast food e ben pronti al challenge di un mangiare che sia il più delle volte, una deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale. Bravo, chef Federico!