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La pizza made in Italy di Enzo Coccia a Las Vegas insieme ai vini irpini

Al ristorante Bacchanal, uno dei 18 ristoranti del Caesar’s Palace di Las Vegas, gala dinner con protagonista assoluta la pizza napoletana. Tra gli ingredienti, prodotti tipici italiani certificati a marchio Dop e Igp

di Vincenzo D’Antonio
 
27 marzo 2013 | 11:00

La pizza made in Italy di Enzo Coccia a Las Vegas insieme ai vini irpini

Al ristorante Bacchanal, uno dei 18 ristoranti del Caesar’s Palace di Las Vegas, gala dinner con protagonista assoluta la pizza napoletana. Tra gli ingredienti, prodotti tipici italiani certificati a marchio Dop e Igp

di Vincenzo D’Antonio
27 marzo 2013 | 11:00
 

LAS VEGAS (USA) - E come poteva, nell’anno della cultura italiana negli Usa, mancare il vessillo della nostra cultura agroalimentare, ovvero la pizza? E ci ha pensato Enzo Coccia (nella foto), patron della Pizzaria La Notizia di Napoli, insieme con il top management del Caesar’s Palace di Las Vegas. E difatti lo scorso mercoledì 20 marzo, al ristorante Bacchanal, uno dei 18 ristoranti del Caesar’s Palace, dotato di forno a legna, si è svolto il gala dinner con protagonista assoluta la pizza napoletana. Attenzione massima alla qualità degli ingredienti, quasi tutti appositamente fatti pervenire dall’Italia, meticolosa attenzione all’impasto, da Enzo Coccia fatto a mano, e ai tempi di lievitazione.

Enzo Coccia

Nel pomeriggio, Enzo Coccia aveva tenuto una lezione a beneficio di membri delle brigate di cucina di alcuni dei ristoranti della struttura alberghiera. In serata, al cospetto di giornalisti americani, di clienti gourmet dell’albergo e di colleghi italiani, Enzo Coccia si è cimentato con quattro pizze. Poker di vini di Feudi di San Gregorio. Si stappa il Dubl per abbinarlo al welcome, costituito da taglieri di speck e di tutti i formaggi che poi costituiranno topping delle pizze che Enzo Coccia, dal valido collaboratore Simone coadiuvato, ha nel mentre principiato a preparare.

Siamo partiti con la pizza dell’Altopiano, da Enzo Coccia interpretata con Asiago fresco Dop, Pomodoro del Piennolo del Vesuvio Dop e fiammiferi di Speck dell’Alto Adige Igp. In uscita forno una generosa spolverata di Asiago stagionato Dop grattugiato. Si è proseguito con la pizza Gorella, ovvero Gorgonzola piccante Dop e Mozzarella di Bufala Campana Dop con schizzi di Pomodoro del Piennolo del Vesuvio Dop. Terza pizza, con ospiti già in visibilio grazie ai piccoli capolavori di Enzo Coccia, la Four Cheeses, con Grana Padano Dop, Pecorino Sardo dolce Dop, Gorgonzola dolce Dop e Fiordilatte californiano prodotto da casari di origine irpina. Quarta pizza, a chiudere, la Margherita: Mozzarella di Bufala Campana Dop, Pomodoro San Marzano Dop, basilico, ed in uscita forno una generosa spolverata di Pecorino Sardo maturo Dop.

Ben concepiti e benissimo presentati gli abbinamenti tra pizze e i vini di Feudi di San Gregorio, con successione di Falanghina, di Fiano ed a finire, sulla margherita, di Rubrato. Anche l’acqua minerale servita è gloria del Made in Italy: Ferrarelle. La cena è stata resa possibile grazie all’adesione di alcuni consorzi: Asiago Dop, Grana Padano Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop, Pecorino Sardo, Dop, Speck dell’Alto Adige Igp e di alcune aziende che esitano solo altissima qualità e che sono bene attente a ritagliarsi momenti di spiccata visibilità incrementale mediante eventi come questi che, per dirla con gli statunitensi, hanno tanto “beef” e, ci si consenta di aggiungere, così poco fumo!



Queste aziende sono il caseificio Igor con i suoi Gorgonzola Dop sia dolce che piccante, Casa Barone con il suo Pomodoro del Piennolo Dop, DaniCoop con il suo Pomodoro San Marzano Dop, la già citata azienda vitivinicola Feudi di San Gregorio, la già citata Ferrarelle. Menzione particolare al caseificio californiano Angelo&Franco, così bravi da fare un fiordilatte di eccellente qualità. La serata si conclude con standing ovation per il Maestro Enzo Coccia. E c’è epilogo in backstage, quando si spengono le luci e si rientra in cucina e si parla con lo staff, appena il giorno prima meri temporanei colleghi per un impegno da portare a compimento, ed oggi già amici con i quali si è vissuta esperienza alta.

La domanda che perviene è una e duplice: perché andate già via? E quando tornate? E si osa rispondere, avendo nel mentre a ciò lavorato, che si torna in autunno. Perché c’è una cultura agroalimentare ancora tutta tutelare e da valorizzare. E lo si fa con eventi che hanno pochissimo fumo e tantissimo “beef”!!!

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