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In vacanza non si rinuncia al buon cibo Un terzo della spesa è per la tavola

Si rinuncia più facilmente a una stella d’hotel che al buon cibo. Gli ultimi dati rivelano come negli ultimi 5 anni, nonostante la crisi, italiani e stranieri in vacanza in Italia abbiano aumentato le spese per la tavola (+43%): spendono circa 24 miliardi di euro su un totale di 72,2 miliardi del fatturato turistico complessivo

18 giugno 2013 | 12:15
In vacanza non si rinuncia al buon cibo
Un terzo della spesa è per la tavola
In vacanza non si rinuncia al buon cibo
Un terzo della spesa è per la tavola

In vacanza non si rinuncia al buon cibo Un terzo della spesa è per la tavola

Si rinuncia più facilmente a una stella d’hotel che al buon cibo. Gli ultimi dati rivelano come negli ultimi 5 anni, nonostante la crisi, italiani e stranieri in vacanza in Italia abbiano aumentato le spese per la tavola (+43%): spendono circa 24 miliardi di euro su un totale di 72,2 miliardi del fatturato turistico complessivo

18 giugno 2013 | 12:15
 

Un terzo (33%) della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia è destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare prodotti enogastronomici che, in controtendenza, fanno segnare un aumento del 43% negli ultimi 5 anni segnati dalla crisi, durante i quali, al contrario, calano di tutte le altre voci di spesa a partire dall’acquisto dei capi di abbigliamento che fa segnare un crollo di oltre il 31,5% fino alle attività ricreative, culturali e di intrattenimento (-6%). È quanto afferma la Coldiretti nella prima analisi su “Le vacanze degli italiani a tavola nell’estate 2013”, nell’ambito dell’incontro promosso insieme alla Fondazione Univerde sulla base del rapporto Isnart-Unioncamere.

Complessivamente tra il consumo di pasti nella ristorazione (13,9 miliardi) e l’acquisto di prodotti alimentari nei negozi e nei mercati (10,1 miliardi), i turisti italiani e stranieri spendono per cibo e bevande circa 24 miliardi di euro su un totale di 72,2 miliardi del fatturato turistico complessivo. La gran parte dei risultati economici e delle opportunità di lavoro del turismo in Italia nell’estate 2013 dipende quindi dalle scelte dei turisti a tavola che condizionano i bilanci di ristoranti, agriturismi, mercati, pizzerie, negozi, bar e gelaterie.



Il mangiare e bere è però anche il vero valore aggiunto delle vacanze made in Italy. Tra tutti gli elementi della vacanza, dall’alloggio ai trasporti, dai servizi di intrattenimento a quelli culturali, la qualità del cibo in Italia è quella che ottiene il più alto indice di gradimento trai i turisti stranieri e italiani. Se la crisi riduce le partenze e costringe a tagliare la durata e il budget delle vacanze delle famiglie per far quadrare i conti, il 33% degli italiani rinuncia ai divertimenti (cinema, parchi giochi, discoteche) e il 25% al livello dell’alloggio (meno stelle e più pensioni che alberghi) ma appena l’11% limita gli acquisti di prodotti tipici, secondo le elaborazioni Coldiretti/Univerde sui dati Ipr marketing.

«L’Italia e il suo futuro sono legati alla capacità di tornare a fare l’Italia anche nell’offerta turistica, imboccando intelligentemente la strada di un nuovo modello di sviluppo che trae nutrimento dai punti di forza che sono il proprio patrimonio storico ed artistico, il paesaggio e il proprio cibo al quale unire originalità e creatività, gusto e passione, intuito e buonsenso di cui siamo portatori», afferma il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel sottolineare che «la competizione si vince facendo leva sui valori identitari che nascono da un territorio unico ed inimitabile».

Il successo del menu a km zero
L’87% degli italiani in vacanza nell’estate 2013 quando mangia fuori cerca un menu locale a chilometro zero e di questi ben il 29% è disposto a pagarlo di più. Si tratta di una percentuale in crescita rispetto all’estate scorsa quando erano comunque l’82% gli italiani in cerca di menu locali per gustare sapori autentici del territorio che si sta visitando. Un interesse che è confermato dal fatto che ben il 90% dei turisti ritiene che sia da preferire un ristorante che propone prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp/Doc) e di questi ben il 34% è disposto è disposto a spendere di più. È probabilmente questo il segreto del successo in Italia degli agriturismi dove prevedono di recarsi ben il 9% degli italiani in vacanza.

Tra gli elementi che garantiscono un agriturismo di qualità spicca infatti l’utilizzo di prodotti propri e/o tipici locali indicato dal 69% degli ospiti mentre tra quelli che scoraggiano, per ben il 31%, c’è l’impiego di cibi surgelati, convenzionali o industriali. Non è quindi un caso che tra le attività preferite degli italiani durante il soggiorno in agriturismo si consolidino quelle collegate all’alimentazione con il 10% che segnala il mangiare tra le attività preferite, il 9% l’imparare a cucinare cibi tipici e il 3% addirittura che impiega il proprio tempo per imparare a coltivare. Oggi ci sono tantissimi modi per scegliere l’agriturismo giusto, si va dalla ricerca in internet al passaparola ma ultimamente sembra favorita la nuova App di Terranostra scaricabile gratuitamente che fornire tutte le informazioni sull’agriturismo prescelto.

L’uso del termine agriturismo viene spesso utilizzato a sproposito per indicare strutture di ristorazione e ospitalità che non hanno nulla a che fare con le aziende agricole. Si è verificato negli ultimi anni un forte aumento della vacanza verde con il numero degli agriturismi che è praticamente raddoppiato negli ultimi 10 anni e può contare su oltre 20mila strutture censite dall’Istat accanto alle quali è cresciuto però in modo preoccupante il fenomeno dell’abusivismo e dei finti agriturismi che danneggia e fa concorrenza sleale a quelli veri.

Il vademecum della Coldiretti per la scelta della vacanza verde consiglia di verificare il possesso dell’autorizzazione comunale o dei relativi permessi per l’esercizio dell’attività agrituristica ed è preferibile scegliere gli agriturismi in cui il lavoro agricolo è visibile e dove l’accoglienza è di tipo cordiale e curata direttamente dall’imprenditore agricolo o dalla sua famiglia. Ma poiché per la maggioranza degli ospiti l’agriturismo significa soprattutto cibi genuini e buona alimentazione, è determinante controllare il legame dell’azienda con l’attività agricola, il tipo di azienda e i prodotti coltivati direttamente e accertare che nel menu offerto siano indicati alimenti stagionali e tipici della zona. Vanno preferite le aziende che aderiscono a una associazione come Terranostra e che sono segnalate dalle guide (www.terranostra.it) e che presentano le garanzie di accreditamento offerte da Campagna Amica. Infine, prima di partire, vale sempre la pena di prendere contatto con l’imprenditore agricolo per informazioni dettagliate su cosa offre l’azienda e sui prezzi, sul modo per raggiungerla e sulla distanza da altre mete interessanti, ma anche per verificare quali attività ricreative e culturali, ma anche servizi (ospitalità animali) sono offerte e comprese nel prezzo.



Vademecum per la vacanza in agriturismo:

  • verificare il possesso dell’autorizzazione comunale o dei relativi permessi per l’esercizio dell’attività agrituristica;
  • scegliere gli agriturismi in cui l’attività agricola è visibile e dove l’accoglienza sia di tipo cordiale e curata direttamente dall’imprenditore agricolo o dalla sua famiglia;
  • controllare il legame dell’azienda con l’attività agricola, il tipo di azienda e i prodotti coltivati direttamente e accertare che nel menu offerto siano indicati alimenti stagionali e tipici della zona;
  • prendere contatto con l’imprenditore agricolo per informazioni dettagliate su cosa offre l’azienda e sui prezzi, sul modo per raggiungerla e sulla distanza da altre mete interessanti;
  • preferire le aziende che aderiscono a una associazione come Terranostra o Campagna Amica che sono segnalate dalle guide (per gli amanti del computer c’è anche la possibilità di navigare in internet sul sito www.terranostra.it);
  • verificare quali attività ricreative e culturali ma anche servizi (ospitalità animali) sono offerte e comprese nel prezzo
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su informazioni Terranostra

Cibo tipico come souvenir
La crisi cambia le priorità in vacanza con ben 8,3 milioni di italiani che scelgono il prodotto agroalimentare tipico del territorio come souvenir preferito, seguito da 3,5 milioni di italiani che acquisteranno invece oggetti artigianali (ceramiche, tessuti, lavorazioni in legno) mentre gadget, magliette e cartoline interessano appena 2,2 milioni di italiani. Nell’estate 2013 i prodotti tipici come vino, formaggio, olio di oliva, salumi o conserve vincono su tutte le altre scelte, ma va segnalato con preoccupazione il fatto che quasi 4 italiani su 10 (37%) tornano a mani vuote dalle vacanze. Le difficoltà economiche che costringono molti a risparmiare in vacanza spingono anche verso spese utili, con l’enogastronomia che e diventata anche una componente irrinunciabile della vacanza made in Italy.

In altre parole, si risparmia eventualmente sul tempo da trascorrere in ferie, accorciando magari la permanenza nel luogo di vacanza e anche sulla qualità dell’alloggio, preferendo sistemazioni più modeste, ma non si rinuncia a gustare e acquistare come ricordo le specialità tipiche del posto di villeggiatura. L’Italia e l’unico paese al mondo a poter contare su un patrimonio di 4.671 specialità tradizionali alimentari tutte esclusivamente ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e realizzate con metodiche praticate sul tutto il territorio in modo omogeneo. A questi si aggiungono 252 prodotti Dop e Igp e 331 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 59 a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 118 a indicazione geografica tipica (Igt). La ricerca dei souvenir alimenta il turismo enogastronomico che è anche favorito dal moltiplicarsi, nel periodo estivo, delle sagre dedicate ai prodotti locali con circa 18 mila eventi sul territorio nazionale, pari a una media di 250 appuntamenti al giorno.

Quasi tre italiani su quattro che rispondono (74%) ha già deciso che parteciperà a sagre durante l’estate 2013 e di questi il 24% pensa di non spendere niente, il 34% non più di dieci euro per persona e l’14% tra i 10 ed i 30 euro per persona. Una opportunità resa possibile anche dal moltiplicarsi dei mercati, delle botteghe e degli spacci aziendali degli agricoltori di “Campagna Amica”, che possono contare su 7.978 punti vendita in tutta Italia dove e possibile acquistare i prodotti agricoli e alimentari del territorio a chilometri zero che sono frequentati durante l’estate da ben l’80% degli italiani rispondenti che non si lasciano sfuggire la possibilità di visitare frantoi, malghe, cantine e mercati degli agricoltori.

«Sono 21 milioni gli italiani che hanno acquistato nei mercati degli agricoltori, un atto che, in vacanza, significa anche una responsabilità sociale nel sostenere l’economia, l’occupazione e il paesaggio del territorio che si sta visitando», afferma il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel sottolineare che «i mercati rappresentano nel contempo anche un formidabile strumento di coesione sociale, conoscenza, animazione sociale ed educazione alimentare, perché ricreano un legame profondo tra consumatore e produttore».

Ogni regione italiana vanta specialità uniche alle quali è difficile “resistere”. Come non degustare sul posto gli arrosticini abruzzesi, le orecchiette pugliesi, la ‘nduia calabrese o la mozzarella di bufala campana Dop, come non acquistare per portare a casa o regalare agli amici il formaggio Bitto della Lombardia, i peperoni di Senise della Basilicata, le coppiette di maiale laziali, gli autentici tortellini emiliani, il pane carassau sardo, le nocciole del Piemonte e i pistacchi di Bronte della Sicilia e, infine, come non rimpinguare la dispensa con confezioni di pesto ligure, di lenticchie di Castelluccio di Norcia o di polenta di mais Marano veneto? E per finire come è possibile non arricchire la cantina con alcune bottiglie di Brunello di Montalcino o Verdicchio di Jesi?



Pranzo al sacco per 1 italiano su 3
Pranzo al sacco in vacanza per quasi un italiano in vacanza su tre (32%) che rispetto al passato ha deciso di preparare da solo i cibi da portare in viaggio, in spiaggia, in montagna o durante le visite nelle città d’arte. Il pic nic è l’unica forma di ristorazione che cresce con la crisi anche se il 28% dei turisti, all’opposto, complice anche un po’ di pigrizia vacanziera, preferisce mangiare nel ristorante del posto dove alloggia, mentre il 23% sceglie di andare in trattoria o pizzeria. Una minoranza del 7% si rifugia in bar e fast food per un pasto mordi e fuggi mentre appena il 3% può contare sull’ospitalità di parenti e amici. Si tratta di risultati che evidenziano il ritorno del pic nic, di cui si svolge peraltro in tutto il mondo proprio il 18 giugno la “Giornata Internazionale”, perché rispetta quei canoni di sobrietà, libertà, risparmio, ma anche di desiderio di esprimere creatività in cucina che sono propri degli anni della crisi.

Una opportunità che cresce nel consenso tra gli italiani che possono risparmiare senza privarsi di prodotti sani, tipici e genuini facili da trovare in tutte le località turistiche. «Una alternativa valida in un paese come l’Italia che può contare su 871 parchi e aree protette oltre a chilometri e chilometri di spiagge», afferma il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel sottolineare che «si tratta di ben il 10% del territorio nazionale». Secondo l’indagine della Coldiretti, tra i cibi più gettonati per un pic nic al mare figurano la frutta (77%), i panini (61%), le verdure (19%), i piatti pronti (17%) come pasta e riso freddo, pasticcio e lasagne, ma non manca chi sceglie altro come salumi, formaggi o la carne in scatola, il prodotto simbolo delle gite degli anni 60.

Occhio al menu acchiappa-turisti
Il 42% degli italiani al ristorante si informa sui piatti al ristorante nei luoghi di vacanza dove però è in agguato il rischio “tarocco” con i menù acchiappaturisti e i falsi souvenir di prodotti tipici che si moltiplicano lungo tutta la penisola, con la crisi. Il rischio riguarda le località più turistiche dove è più facile imbattersi in ristoranti che offrono ricette “violentate” come la cotoletta alla milanese preparata con carne di pollo o maiale, fritta nell’olio di semi al posto della carne di vitello fritta nel burro. È bene fuggire rapidamente di fronte ad una locanda romana che offre spaghetti alla carbonara con prosciutto cotto al posto del guanciale e formaggio grattugiato al posto del pecorino romano.

Tra i piatti più traditi nella costiera amalfitana ci sono la tipica caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte mentre in quella ligure non mancano i casi di pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce l’immancabile parmigiano reggiano e il pecorino romano. Un inganno che colpisce anche la tradizione siciliana con la pasta alla norma preparata spesso con semplice formaggio grattugiato al posto della ricotta salata.

Ma tra i falsi culinari più spacciati lungo tutta la penisola durante l’estate figurano anche il tiramisù con la panna al posto del mascarpone e gli spaghetti alla bolognese, un’invenzione per stranieri completamente sconosciuta nella città emiliana. Il pericolo frodi riguarda anche il souvenir enogastronomico del luogo di vacanza che è sempre bene verificare con attenzione. Il consiglio della Coldiretti è quello di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica oppure di cercare sulle confezioni il caratteristico logo (Dop/Igp) a cerchi concentrici blu e gialli con la scritta per esteso nella parte gialla “Denominazione di origine protetta” o “Indicazione geografica protetta” mentre nella parte blu compaiono le stelline rappresentative dell’Unione europea.



«Cresce tra i cittadini la voglia di conoscenza e la richiesta di conoscenza alla quale le nostre imprese sono impegnate a dare una risposta spesso senza il supporto delle Istituzioni», afferma il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel ricordate «i troppi ritardi accumulati nell’attuazione delle norme per rendere obbligatorio in etichetta l’origine degli alimenti, ma anche il recente ed ingiustificato dietrofront della Commissione europea sul divieto all’uso di bottiglie di olio senza etichetta e oliere anonime nei locali pubblici sotto la pressione delle lobby».
 
Le ricette più taroccate nei luoghi di vacanza

RICETTA

INGREDIENTI

Spaghetti alla bolognese

spaghetti conditi con sugo di pomodoro e polpettine non esistono nella realtà gastronomica emiliana

Cotoletta alla milanese

carne di pollo o maiale fritta nell’olio di semi al posto della carne di vitello cotta nel burro

Pasta alla carbonara

prosciutto cotto al posto del guanciale e formaggio grattugiato al posto del pecorino romano

Pasta al pesto

mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e formaggio comune al posto del parmigiano reggiano e pecorino

Caprese

formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte

Pasta alla norma

formaggio grattugiato al posto della ricotta salata

Tiramisù

panna al posto del mascarpone 

Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati Accademia Italiana della cucina

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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