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Meno vacanze, effetti sull’occupazione Persi 25mila posti di lavoro stagionali

Meno partenze e meno vacanzieri scelgono di mangiare fuori in ristoranti, trattorie, agriturismi e pizzerie. Gli effetti della crisi economica si ripercuotono anche sul lavoro stagionale: 25mila disoccupati in più. Il cibo è il vero valore aggiunto della vacanza, in particolare l’enogastronomia made in Italy a km zero

19 agosto 2013 | 11:30
Meno vacanze, effetti sull’occupazione
Persi 25mila posti di lavoro stagionali
Meno vacanze, effetti sull’occupazione
Persi 25mila posti di lavoro stagionali

Meno vacanze, effetti sull’occupazione Persi 25mila posti di lavoro stagionali

Meno partenze e meno vacanzieri scelgono di mangiare fuori in ristoranti, trattorie, agriturismi e pizzerie. Gli effetti della crisi economica si ripercuotono anche sul lavoro stagionale: 25mila disoccupati in più. Il cibo è il vero valore aggiunto della vacanza, in particolare l’enogastronomia made in Italy a km zero

19 agosto 2013 | 11:30
 

La crisi delle vacanze, con solo il 64% degli italiani che hanno scelto di andare in ferie, ha causato la perdita di almeno 25mila posti di lavoro nel settore della ristorazione turistica dove tradizionalmente trovano opportunità di occupazione stagionale soprattutto i giovani. È quanto emerge dai dati Ipr Marketing, che evidenziano il peso delle difficoltà del settore turistico sulla disoccupazione soprattutto giovanile.

Solo poco più della metà degli italiani in vacanza (51%) quest’anno mangia fuori in ristoranti, trattorie, agriturismi e pizzerie mentre solo una minoranza del 7% si affida a bar o fast food, ma una percentuale elevata (32%) prevede di cucinare “in solitaria”. Un trend che ha pesanti ripercussioni sul settore turistico con la perdita di ben 25mila posti di lavoro, di cui l’80% stagionali, in bar, ristoranti e altre imprese legate alle vacanze secondo Fipe.

Complessivamente, tra il consumo di pasti nella ristorazione (13,9 miliardi) e l’acquisto di prodotti alimentari nei negozi e nei mercati (10,1 miliardi), i turisti italiani e stranieri spendono, infatti, per mangiare e bere circa 24 miliardi di euro su un totale di 72,2 miliardi del giro d’affari annuo totale. La gran parte dei risultati economici e delle opportunità di lavoro del turismo in Italia nell’estate 2013 dipende quindi dalle scelte dei turisti a tavola, che condizionano i bilanci di ristoranti, agriturismi, mercati, pizzerie, negozi, bar e gelaterie.



Cibo come valore aggiunto della vacanza
Il mangiare e il bere bene rappresentano in ogni caso il vero valore aggiunto della vacanza made in Italy. Basti pensare che l’acquisto di prodotti alimentari tipici direttamente in frantoi, malghe, cantine, aziende, sagre, bancarelle, botteghe o mercati degli agricoltori ha sfiorato nell’estate 2013 il valore di un miliardo di euro. L’80% degli italiani in vacanza non si è lasciata sfuggire la possibilità di gustare i sapori tipici del luogo di villeggiatura. L’acquisto di prodotti alimentari è stato favorito dal fatto che quest’anno quasi un italiano su tre (32%) ha rinunciato al ristorante e si messo ai fornelli per cucinare i cibi da portare in tavola ma anche in viaggio, in spiaggia, in montagna o durante le visite nelle città d’arte.

Il pranzo al sacco in vacanza è stata l’unica forma di ristorazione che è cresciuta con la crisi anche se si cerca di caratterizzarlo con i sapori tipici del luogo di vacanza con salumi, formaggi e frutti tipici del luogo di vacanza, magari acquistati nelle sagre o nei mercati degli agricoltori di campagna amica che si moltiplicano durante l’estate. I dati Ipr Marketing evidenziano il ritorno del pic nic, perché rispetta quei canoni di sobrietà, libertà, risparmio, ma anche di desiderio di esprimere creatività in cucina che sono propri degli anni della crisi. Una opportunità che cresce nel consenso tra gli italiani che possono risparmiare senza privarsi di prodotti sani, tipici e genuini facili da trovare in tutte le località turistiche.

Nelle trasferte durante i viaggi della vacanza ma anche nei luoghi di villeggiatura si sono moltiplicate le occasioni per acquistare direttamente dal produttore per garantirsi una maggiore freschezza ma anche per evitare costose intermediazioni. Questa estate sono infatti saliti a 8.200 i punti vendita di Campagna Amica gestiti direttamente dagli agricoltori dei quali 1.125 mercati degli agricoltori, 6.566 aziende agricole, 1.179 agriturismi, 146 botteghe ai quali si aggiungono 254 ristoranti che certificano l’offerta nei menu dei prodotti degli agricoltori.

L’acquisto di un alimento direttamente dal produttore è una occasione per conoscere non solo il prodotto ma anche la storia, la cultura e le tradizione che racchiude dalle parole di chi a contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del territorio nazionale. In molti casi la vendita è accompagnata anche dalla possibilità di assaggi e degustazioni “guidate”, che consente di fare una scelta consapevole difficilmente possibile altrove, ma anche di verificare personalmente i processi produttivi in un ambiente naturale tipico della campagna.

È probabilmente questo il segreto del successo in Italia degli agriturismi dove prevedono di recarsi ben il 9% degli italiani in vacanza nell’estate 2013 secondo le elaborazioni di Terranostra. Tra gli elementi che garantiscono un agriturismo di qualità spicca infatti l’utilizzo di prodotti propri e/o tipici locali indicato dal 69% degli ospiti mentre tra quelli che scoraggiano, per ben il 31%, c’è l’impiego di cibi surgelati, convenzionali o industriali.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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