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Elogio ai vini autoctoni italiani a Roma Il Lambrusco mantovano... un successo!

Visto il crescente interesse verso i vini legati al territorio, Go Wine ha organizzato un'incontro a Roma dedicato agli autoctoni italiani. Presenti una trentina di piccole e grandi aziende, consorzi e cooperative

di Mariella Morosi
 
03 ottobre 2013 | 15:42

Elogio ai vini autoctoni italiani a Roma Il Lambrusco mantovano... un successo!

Visto il crescente interesse verso i vini legati al territorio, Go Wine ha organizzato un'incontro a Roma dedicato agli autoctoni italiani. Presenti una trentina di piccole e grandi aziende, consorzi e cooperative

di Mariella Morosi
03 ottobre 2013 | 15:42
 

Go Wine, l'associazione per la promozione dell'enoturismo e dei territori del vino, ha ripreso la sua attività a Roma, presso l'Hotel Quirinale, con il tradizionale appuntamento dedicato agli autoctoni italiani.

Il tema è stato “Buono, non lo conoscevo”. La ricchezza del vigneto italiano, fatto di tante realtà legate per storia e cultura ai loro territori, dalla Sicilia alla Valtellina, è stata raccontata dalle varie etichette di produttori grandi e piccoli, da cooperatice e da consorzi. Ma i veri protagonisti sono stati i vitigni, dal Cesanese alla Coda di Volpe, dal Sagrantino al Timorasso, dal Monica al Perricone e conoscerli nel bicchiere per il grande pubblico è stato scoprire luoghi e storie.

«È un tema che riproponiamo ogni anno dopo la pausa estiva - ha detto Massimo Corrado, l'anima di Go Wine - e questo evento è un elogio alla varietà del vino italiano e l'occasione di far conoscere uomini e donne che attraverso il loro impegno amano la terra, rispettano l'ambiente e valorizzano il vino. Il vigneto Italia è così frammentario, e proprio in questo è la ricchezza di diversità che possiamo raccontare al mondo. Non è una moda, ma la nostra storia».

È un valore ben compreso se negli ultimi anni gli autoctoni sono saliti tanto alla ribalta imponendosi nelle scelte dei consumatori e nei mercati. Tanti sono i produttori che hanno avuto il coraggio di invertire la rotta, come l'azienda siciliana Giusafra di Belpasso, nel versante sud dell'Etna, convinta nella necessità di recuperare e tramandare le varietà locali.

Ha portato a Roma due etichette di Nerello Mascalese, l'Encelado e il Titano, una maturata in acciaio e l'altra barricata. Un successo, frutto di una modesta area vitata rigenerata nel 2003 e dopo un consolidamento produttivo. Tutt'altra dimensione, ma con gli stessi principi, è quella della Citra, cooperativa chietina con 5mila soci che ha imposto i vini d'Abruzzo nei mercati guadagnandosi il titolo di Cantina dell'anno 2011, tanti premi e menzioni dalle riviste cult del settore enologico.

A Roma ha portato vini in purezza come le Doc Laus Vitae (Montepulciano d'Abruzzo, con passaggio in acciaio e botte grande, poi successiva evoluzione in botti piccole) e Tibi, una Passerina superiore fresca e fragrante con sentori agrumati e speziati. In degustazione anche il Palio, un Cerasuolo Rosato da Montepulciano, intenso e dai profumi fruttati. Piccolissima produzione, appena poco più di un ettaro, compreso nel Valtellina Superiore Docg, è invece quella dell'azienda valtellinese Le Strie che fa 7.500 bottiglie l'anno.

I proprietari Luciana e Stefano Vincenzini, impegnati in vigna in cantina, intendono esprimere al meglio le caratteristiche del Nebbiolo, qui chiamato Chiavennasca. Vecchie viti inoltre danno minime quantità di autoctoni come Pignola, Rossola e Brugnola. Tre le tipologie, tutte a base Nebbiolo: l'Igt Sassifraga Terrazze Retiche di Sondrio, fruttato e fresco, e le due Docg, il più rappresentativo Valtellina Superiore Docg, con una parte di uve leggermente appassite, e lo Sforzato, vinificato dopo un totale e lungo appassimento, maturato in grando botti di rovere e con davanti una lunga vita.

Grande successo del Lambrusco, in corsa verso nuove posizioni, non più vino dei poveri o da osteria. A Go Wine c'era quello mantovano, con la presenza di Luciano Bulgarelli (nella foto in basso), presidente del Consorzio, a cui fanno capo 17 produttori. «Il merito della riscoperta - ha detto - va ai produttori e alle loro scelte di qualità, e poi anche la bollicina rossa autoctona piace, è un vino allegro, che si beve con piacere. Può essere bene abbinato non solo con le nostre tipicità emiliane romagnole ma anche con tutte le altre cucine. Ha un'alcolicità moderata e buona tannicità».

Luciano BulgarelliL'area vitata è di 1.800 ettari tra le colline dell'Alto Mantovano e la pianura della Doc Lambrusco Mantovano. Tra quelli in degustazione anche quelli della Cantina Sociale di Quistello, datata 1928, anche nella tipologia Rosato. Da Montefalco è arrivato con il suo Sagrantino Filippo Antonelli, soddisfatto per la vendemmia in corso. La sua azienda vinifica solo uve di propria produzione da agricoltura biologica.

«Quest'evento - ha detto - è importante già da nome “Buono, non lo conoscevo” perché stimola conoscenza di grandi etichette». La Sardegna era presente con la Cantina Rexenda, una cooperativa di 150 soci di Senorbi (Ca). Gli ettari vitati sono circa 350 con una produzione di un milione di bottiglie ma con la potenzialità - ha detto il responsabile marketing Augusto Sizzia - di raddoppiarle. Se il vigneto Sardegna è solo il 2% del nazionale è forte la voglia di valorizzare i vitigni autoctoni più conosciuti commercialmente come Cannonau e Vermentino, ma vogliamo puntare anche sul Monica e sul Nuragus. I vini sardi hanno il valore aggiunto del clima perché hanno sole, vento e salinità, tutti fattori naturali che fanno ridurre i trattamenti».

Dalla Ciociaria sono venute in forze a Roma le aziende del consorzio del Cesanese del Piglio, una trentina, col presidente Paolo Perinelli. L'area vitata è di circa 200 ettari e ogni anno si segnalano reimpianti e gli agricoltori sanno da sempre che il rispetto della natura è un investimento. Ogni anno dopo la vendemmia a questo grande vitigno è dedicata la festa “Rosso Cesanese” con la collaborazione della Strada de vino. Attivissimi il presidente Antono di Cosimo e la direttrice Maria Berucci nel proporre interessanti percorsi enogastronomici.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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