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Scatta l'aumento delle accise sull’alcol Quasi 10 euro di tassa su ogni litro

Parte il 10 ottobre l’incremento della tassa sugli alcolici: quasi 10 euro di accisa per un litro di distillato, cui si aggiungerà l’Iva al 22%. Ulteriori aumenti dal 2014. Si rischia la scomparsa dei distillati italiani

 
09 ottobre 2013 | 15:50

Scatta l'aumento delle accise sull’alcol Quasi 10 euro di tassa su ogni litro

Parte il 10 ottobre l’incremento della tassa sugli alcolici: quasi 10 euro di accisa per un litro di distillato, cui si aggiungerà l’Iva al 22%. Ulteriori aumenti dal 2014. Si rischia la scomparsa dei distillati italiani

09 ottobre 2013 | 15:50
 

«L’aumento delle accise? Un ottimo sistema per distruggere l’industria della distillazione e far scomparire grappe, amari e altri prodotti della tradizione italiana dalle nostre tavole». Antonio Emaldi (nella foto), presidente di AssoDistil, l’associazione degli industriali distillatori, commenta così i probabili effetti dell’aumento delle accise sull’alcol, che scatterà domani, giovedì 10 ottobre.

Stando ai calcoli sul primo impatto dell’incremento fiscale, infatti, su un litro di grappa o di qualsiasi altro distillato della tradizione italiana, si pagheranno quasi 10 euro di accise, cui si aggiungerà l’Iva, appena innalzata al 22%. «In pratica, si paga l’imposta sull’imposta», spiega il leader dei distillatori.

Il comparto, peraltro, già chiamato ad affrontare la crisi dei consumi, ha reagito senza chiedere sostegni. «Abbiamo affrontato il difficile momento dell’economia con determinazione - aggiunge Emaldi - ma la sequela di aumenti fiscali ci metterà definitivamente in ginocchio. Dovremo scaricare l’aumento delle accise e dell’Iva sul consumatore ma questo significherà provocare l’ennesima contrazione delle vendite. In un modo o nell’altro, finiremo per danneggiare le nostre aziende».

Il settore, ricorda il presidente, da sempre, «è composto perlopiù da piccole imprese a conduzione familiare, portatrici di una storia e di una tradizione basata sull’alta qualità e sul bere responsabile. E nonostante la crisi, il comparto vale nel complesso 1 miliardo di fatturato».

Antonio EmaldiTra l’altro, precisa il numero uno dei distillatori, «vorremmo far sapere ai parlamentari che stanno convertendo un decreto con una copertura finanziaria assolutamente incerta e che rischia di tramutarsi in una presa in giro per i destinatari del decreto istruzione come, ad esempio, i precari della scuola, a cui va tutta la nostra solidarietà. Sono le cifre ufficiali a dimostrarlo». Secondo i dati del ministero dell'economia e delle finanze, a partire dall’ultimo aumento dell’accisa nel 2006, per le casse statali il gettito annuo medio relativo agli alcolici è progressivamente diminuito.

Nel 2012 si è addirittura raggiunto il “minimo storico” delle entrate derivanti dall’accisa sulle bevande alcoliche, con una decrescita del 22% rispetto al 2006, quando si è assistito al precedente incremento dell’imposta. E stando ai dati di fine giugno, si è già registrata un’ulteriore flessione delle entrate (- 5,4%), corrispondente ad una riduzione di 12 milioni di euro.

«Capiamo le esigenze di reperimento di fondi per l’istruzione - conclude il presidente Emaldi - non comprendiamo, invece, perché ciò debba avvenire provocando, letteralmente, la morte di un settore importante del made in Italy agroalimentare ad esclusivo beneficio dei prodotti di importazione, che si approprieranno delle quote di mercato perse dall’industria nazionale, a seguito delle chiusure».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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