Prendo spunto dall’editoriale “Italia troppo cara o poco efficiente?”, ma il dibattito è da tempo sulle pagine dei quotidiani, da quando anche la Coldiretti e numerosi osservatori hanno denunciato il problema: il turismo in Italia è molto caro, sicuramente più degli altri Paesi europei o in ogni caso dei nostri competitor. È vero?
Da queste pagine abbiamo - e non da poco tempo - sempre sottolineato ed osservato le carenze strutturali del nostro sistema turistico, ciò non toglie che sosteniamo secondo la nostra mission tutta la filiera, dalle pizzerie ai bar, dai grandi alberghi ai ristoranti, denunciando anche le malefatte di imprenditori poco corretti e soprattutto dediti alla sofisticazione alimentare.
Ma perché in tanti continuano a denunciare il costo dei nostri servizi di ospitalità e del nostro turismo? Sembra quasi che ci si dimentichi che siamo in Italia, e non credo anche alla tesi della poca efficienza. Il nostro sistema industriale e produttivo sta scomparendo, le nostre eccellenze sono sempre più preda di acquisizioni straniere, le nostre piccole e medie aziende sono in grande sofferenza. Ed un sistema politico inefficiente e prodigo di promesse (in gran parte non realizzate) lascia intendere all’opinione pubblica che l’evasione fiscale sia uno dei grandi problemi del nostro Paese, soprattutto del commercio, sciorinando cifre spaventose dei crediti per esempio di Equitalia e dimenticando di sottolineare che gran parte dei circa 500 miliardi di euro denunciati non sono frutto di una vera evasione fiscale, ma di interessi e oneri vari che la politica ha permesso a Equitalia di moltiplicare e di mettere a bilancio. Questa sì che è una bolla che prima o poi rischia di far saltare il nostro Paese: forse ci vorrebbe una vera amnistia fiscale.
Tornado ai problemi dei costi del turismo, in tanti poi si dimenticano che l’Italia è il Paese più tassato e con i servizi più cari d’Europa. Basti pensare al costo energetico: abbiamo l’energia più cara di tutti, il doppio che in Francia e Spagna, il triplo degli Usa. Chi ha poi l’immobile di proprietà è ormai rassegnato anche a sopportare un continuo stillicidio di tassazione. Ma la ciliegina su tutto è il costo del personale. Ci si meraviglia del lavoro nero, ma chi ha un’attività in proprio sa che è sempre più difficile, come si suol dire, “starci dentro”. Facciamo un’analisi del costo del personale nei pubblici esercizi...
Ma prima ci sarebbe da segnalare alcune anomalie del nostro sistema, per esempio in pochi sanno o capiscono che in Italia le aziende sono sostituto d’imposta, cioè le aziende si sostituiscono ai propri dipendenti e pagano le tasse e tutti gli oneri fiscali allo Stato e al Fisco in loro sostituzione. Questo si traduce in una incomprensibile non trasparenza. I dipendenti hanno uno stipendio netto, ma al lordo l’impresa paga i contributi e le tasse, tutto ciò creando un costo alle stesse imprese che in molti Paesi occidentali non esiste e, per essere ancora più chiari, in assenza di un costo di commercialista: per esempio in Francia, appunto, le aziende non sono sostituto d’imposta.
Senza contare costi e tasse occulte che giustamente il turista non è tenuto a conoscere: Siae, Rai, pubblicità esterne, occupazione suolo pubblico, spazzatura... Non solo, in Francia l’Iva della ristorazione è più bassa che da noi, quindi hanno costi molto diversi. Aggiungiamoci poi anche i costi energetici... A tal riguardo proprio per questo ci sarebbe da far notare che tecnologie tipo la cucina a induzione, che migliora notevolmente le cotture, mentre in Francia sono consolidate, da noi fanno fatica a diffondersi proprio per il costo elevato dell’energia elettrica.
Periodo di ferie e di vacanze. Tanti amici tornano dagli Stati Uniti, e tutti a raccontare di come lì si mangi a tutte le ore e il personale di sala sia cortese e premuroso. Certo, ma lì, negli States, il personale non costa nulla, stipendi base di 200-300 dollari e poi la famosa mancia, che in realtà è il loro vero stipendio, senza tredicesime, quattordicesime, Tfr, ferie, festività, ecc. Ho preso in esame due esempi, la Francia, molto simile a noi, e gli Stati Uniti, molto diversi da noi.
E da noi? Costi energetici doppi se non tripli, costo del personale il più alto del mondo... Studi della Fipe affermano che, tenuto conto di tutti i costi diretti e indiretti, in Italia il nostro personale arriva a 16 mensilità. Raffrontato al mondo anglosassone è una cosa veramente dell’altro mondo. Non solo: formazione professionale solo in alcuni casi eccellenti, stage boicottati dai sindacati nel timore di uno sfruttamento del lavoro, apprendistato complicato e difficile da applicare, norme sempre più complesse e burocratiche del lavoro. E neanche le ultime leggi sul lavoro giovanile del governo Renzi hanno modificato la situazione. Qualcuno prova a chiedersi perché?
I nostri imprenditori sono degli eroi, certo poi un gelato o un caffè a Venezia, Roma, Firenze o Capri, cioè nelle piazze più belle del mondo, rischiano di costare un’enormità rispetto ad altre location, ma tant’è che in assenza di una vera politica turistica non andremo lontani. Non ultimo in presenza di anomalie tipo gli alberghi che usufruiscono di tante agevolazioni, gli agriturismi più o meno fasulli, e gli agricoltori che fanno somministrazione. Nuove generazioni di imprenditori sono assenti e il mercato pian piano sta per essere assorbito da catene più o meno in franchising, anche straniere, che utilizzano personale interinale e che soppianteranno la nostra tradizione gastronomica. E tutto questo nel silenzio anche delle associazioni di categoria, che pur dovendo spesso difendersi da accuse di evasione fiscale o altro, però poco fanno per una seria proposta di politica turistica.
Il costo del turismo in Italia è tra i più alti del mondo perché l’Italia è il Paese più caro del mondo.