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Inalpi, la qualità che parte dal territorio Priorità alla ricerca del latte migliore

Burro, fettine e formaggini per l'azienda piemontese leader nella trasformazione di latte di qualità. Da quasi 50 anni la famiglia Invernizzi è impegnata nella ricerca costante per realizzare una filiera a coi produttori

di Alberto Lupini
direttore
 
23 novembre 2015 | 17:22

Inalpi, la qualità che parte dal territorio Priorità alla ricerca del latte migliore

Burro, fettine e formaggini per l'azienda piemontese leader nella trasformazione di latte di qualità. Da quasi 50 anni la famiglia Invernizzi è impegnata nella ricerca costante per realizzare una filiera a coi produttori

di Alberto Lupini
direttore
23 novembre 2015 | 17:22
 

Inalpi leader nel lettore lattiero caseario in Italia e in particolare, unico produttore di burro centrifugato, fettine, formaggini e di latte in polvere (che per l'85% è destinato a Ferreo, del quale l'unico fornitore italiano) costituiisce un modello vincente di filiera agroalimentare. Grazie al forte legame con il territorio di appartenenza e a un know-how produttivo unico in Italia è uno dei pochi player italiani "vincenti" del settore. Al punto che se i tre fratelli Invernizzi, Giovanni, Ambrogio e Pier Antonio (da sinistra nella foto), che continuano sulla strada della qualià imboccata dal padre Egidio quasi 50 anni fa, hanno qualche "problema" si tratta di quelli, in positivo, tipici della imprese in grande crescita.

da sinistra: Giovanni, Ambrogio e Pier Antonio Invernizzi
Nella foto, da sinistra: Giovanni, Ambrogio e Pier Antonio Invernizzi

«Noi crediamo che un'azienda debba essere legata al proprio territorio di appartenenza - precisa subito Ambrogio Invernizzi, oggi presidente e amministratore delegato Inalpi - e che quando si parla di crescita aziendale si debba intendere anche una crescita del territorio. Con i primi stakeholder, che nella nostra azienda sono gli allevatori del latte, abbiamo costruito un protocollo, un percorso di valorizzazione del latte alpino piemontese, che si basa su 8 pilastri. Oltre a quelli qualitativi della sicurezza alimentare, c'è il pilastro del benessere animale, quello della sostenibilità, che prevede l’utilizzo di energie rinnovabili, il recupero termico e tutti gli accorgimenti possibili per avere il minor impatto ambientale. Gli animali devono trovarsi in ambiente adeguato». Il modello messo a punto negli anni si basa sull'arrivo di 80-100 camion di latte al giorno (il 25% di quello proodtto in Piemonte). Si trata di 5mila litri che provengono da 500 cascine organizzate da Coldiretti e che sono pagarti, dopo attenti e rigorosi controlli giornalieri, sulla base della qualità di ogtni partita. Un po' come avviene nelle cantine sociali dell'Alto Adige per l'uva migliore.



«Un rapporto di questo tipo - afferma Pier Antonio Invernizzi, direttore commerciale Inalpi - si costruisce se alla base c'è un grande prodotto. Oltre a Ferrero siamo partner di altre strutture della Grande distribuzione, facciamo prodotti a marchio Coop Italia per esempio. Alla base c’è sempre una ricerca verso la qualità e il prodotto. Il nostro lavoro e merito è stato quello di avere trasformato un prodotto che non era considerato di alta qualità in un prodotto di alta qualità. Il nostro ingrediente numero uno è il latte, sempre ricercato e tracciato, con i nostri produttori agricoli che ci conferiscono un prodotto che garantisca il benessere dell'animale».



Oggi Inalpi vanta anche il primato di essere la più importante realtà che produce latte in polvere, sempre valorizzando la qualità del latte, grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate e di scrupolosi controlli. «Abbiamo collaborato con Tretra Pak spiega Giovanni Invernizzi, direttore di produzione Inalpi - che di latte in polvere ne capisce. Ci siamo attrezzati per fare un prodotto di cui in Italia non esisteva traccia. Abbiamo girato l'Europa, abbiamo visto quello che veniva fatto in quel contesto, e abbiamo cercato di produrre un prodotto industriale ma di nicchia, cercando di trattare in modo “dolce” un prodotto che solitamente viene usato come comodity».

«In questo modo - continua Giovanni Invernizzi - noi facciamo un latte in polvere superiore alla media, perché viene controllato dall'inizio, cioè a partire dal benessere dell'animale, per poi passare alla mungitura, fino allo scarico della materia liquida che arriva in azienda. Controlliamo ogni singolo litro che entra in azienda, e parliamo di 5mila quintali al giorno. Spendiamo fino a 2 milioni di euro l'anno in analisi sulla qualità del latte. Se da noi arrivasse una materia prima non conforme, non entrerebbe in nessun ciclo di produzione».

L'azienda crede fortemente nella qualità del prodotto, fondamentale punto di forza per ottenere l'apprezzamento del consumatore. Oltre a materie prime selezionate per la massima sicurezza alimentare, l'azienda ha puntatio sull'innovazione inserendo l'ingrediente latte nella produzione del formaggio fuso, di un’esclusiva ricetta Inalpi, frutto di studi e sperimentazioni accurate. A garanzia della qualità, una rigorosa selezione degli ingredienti e del prodotto finito, nonché la costruzione ed il mantenimento della filiera corta che permette un controllo totale e sicuro della materia prima.

Dotato delle più moderne tecnologie, lo stabilimento ha una capacità produttiva di circa 20mila tonnellate annue di prodotto finito, circa 25 cisterne complete di latte liquido in lavorazione, ogni giorno. Nell'agosto 2009 il management di Inalpi ha anche colto un'offerta della svizzera Bosch Sapal, leader mondiale nella fabbricazione di impianti per i formaggi fusi, e ha acquistato la linea per la produzione dei fusi spalmabili in triangoli, i cosiddetti "formaggini", presentandosi anche in questo nuovo settore merceologico forte dell'innovazione tecnologica dell'inserimento del latte quale ingrediente base del suo formaggio fuso. La produzione è iniziata nelle prime settimane del 2010.

Inalpi ha anche superato positivamente le verifiche per ottenere la prestigiosa certificazione SA 8000: l’azienda certificatrice, la società Sgs Italia Spa di Milano, ha attestato che Inalpi adotta comportamenti eticamente corretti sia all’interno della propria struttura che lungo la filiera di produzione e verso i lavoratori, in accordo con la norma SA (Social Accountability) 8000. Si tratta di uno standard internazionale di certificazione che valuta alcuni aspetti della gestione aziendale attinenti alla Responsabilità Sociale d’Impresa, come: il rispetto dei diritti umani, il rispetto dei diritti dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, le garanzie di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro.



«Siamo gli unici al mondo - conclude Ambrigio Invernizzi - a fare i nostri prodotti partendo dal latte fresco piemontese. Gli altri partono invece da formaggi che rifondono. Tra latte e formaggio fuso c'è innanzitutto una differenza organolettica, e poi di filosofia: noi siamo sempre a contatto con gli allevatori. C'è una differenza di sicurezza: noi controlliamo cosa mangiano le vacche; cambia il gusto, che nel nostro caso è più delicato, più morbido, che ricorda il latte fresco, mentre gli altri prodotti, lavorati diversamente, hanno un gusto più accentuato, più piccante. Come riscontriamo nei vari “panel test” il nostro prodotto è molto gradito dalle donne e dai bambini e meno galli uomini adulti. Questa è la nostra caratteristica, abbiamo un gusto dolce».

Il legame di Inalpi con il territorio è da sempre molto radicato e produttivo, in questa ottica si inserisce il nuovo progetto che consiste nella fornitura gratuita per un anno di prodotti tra fettine, formaggini, burro, caciotta e formaggio grattugiato a 16 scuole materne paritarie della provincia cuneese.

La storia di Inalpi ha inizio come ricordato nel 1966, anno in cui l’azienda viene fondata e in cui nasce Ambrogio. È un momento di decisione molto importante per i genitori che, con l’idea di cambiare del tutto l’attività svolta precedentemente, decidono di fare gli imprenditori. «Nostro padre, figlio di un imprenditore - racconta ancora Ambrogio Invernizzi - dopo un'esperienza in una multinazionale decise di diventare imprenditore con l'idea di valorizzare il prodotto piemontese in tutta Italia». La tradizione della famiglia Invernizzi era comunque legata al latte e alla produzione di formaggio in Valsassina. È del 1820 una lettera in cui il parroco della zona ringraziava un avo per il “buon stracchino” che gli aveva donato la famiglia Invernizzi. Prima di approdare a Moretta (Cn), Egidio era proprietario di un allevamento di maiali a Lodi e di un caseificio di Gorgonzola. Stanco e insoddisfatto dell’attività ancora di piccole dimensioni, decise di intraprendere un percorso di formazione tra l’Italia e la Germania, a seguito del quale iniziò a lavorare per la multinazionale Nestlè, proprio a Moretta, dove divenne capo dello stabilimento produttivo e dove incontrò la futura moglie.



Per un po’ di tempo girò il mondo grazie al lavoro nella multinazionale, ma nel 1966 decise di mettersi in proprio con l'aiuto dei genitori (imparentati con un altro ramo della famiglia degli Invernizzi lattiero caseari lombardi, quelli dell'Invernizzina di Melzo). La nuova attività prese vita nel novembre del 1966, anche a seguito della chiusura della fabbrica di Nestlè. e da subito si puntò sul burro e altri derivati del latte. 

Grazie all’importazione diretta della materia prima e alla distribuzione di prodotti francesi in tutto il territorio piemontese, l’azienda inizia ad ampliare la distribuzione, che avviene attraverso la rete del commercio al dettaglio, così Egidio Invernizzi decide di assumere nuovo personale in azienda. Assume un responsabile vendite che entrerà poi in famiglia sposando una sorella della moglie. L’attività commerciale va avanti per 15 anni e l’azienda diventa la principale esportatrice di burro nei paesi del nord Europa tanto da perqare per l’80% suelle esportazioni nazionali di burro. Ma nel corso degli anni, con il cambiamento del mercato, i margini di guadagno si erodono e la Inalpi inizia a concentrarsi sulla produzione di formaggio fuso per poi specializzarsi come detto in sottilette e formaggini oltre che sul burro.

Le esportazioni aumentano e l’azienda diventa potente anche in Francia. Nel 2000 decidono di creare un altro stabilimento e aumentare i volumi produttivi di formaggio fuso. Un altro cambiamento è però già in arrivo e riguarda il prodotto e il posizionamento dell'azienda stessa. Si tratta della scelta di smettere di usare polvere di siero come materia prima per le fettine al latte.



La famiglia Invernizzi si chiede, infatti, perché usare polvere formata da scarti di formaggio quando aumentare la qualità, scegliendo di utilizzare il latte ritirato dai produttori locali di Moretta, ha un costo di poco superiore e promuove il territorio. La famiglia conosceva gli allevatori e i contadini dei dintorni, così, nel giro di poco tempo, iniziano a fare delle prove cambiando l’ingredientistica, dando vita ad un prodotto più dolce e più amabile prodotto direttamente dal latte fresco. Il costo di realizzazione è leggermente superiore ma la qualità è smisuratamente maggiore. L’azienda inizia, di conseguenza, a spostarsi sulle catene e sul top di gamma, il prodotto viene apprezzato e diviene così il futuro dell’azienda.

Infine, l’avventura più recente intrapresa dall’azienda: il latte in polvere, messo in pista insieme ad una delle più grandi aziende del settore dolciario in Italia, Ferrero. Inalpi investe 20 milioni di euro per il più avanzato stabilimento con questa tecnologia in Italia, e il latte in polvere diventa il primo prodotto dell'azienda a livello di quantità. E il fatturato raggiunge i 140 milioni di euro.


Inalpi
Via Cuneo, 38 - 12033 Moretta (Cn)
Tel 0172 94226
www.inalpi.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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