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Tenuta La Floriana Nuovo progetto vinicolo marchigiano

di Guido Gabaldi
 
09 novembre 2018 | 17:38

Tenuta La Floriana Nuovo progetto vinicolo marchigiano

di Guido Gabaldi
09 novembre 2018 | 17:38
 

Fin dove è lecito risalire, nei secoli, per datare una tradizione vitivinicola? Secondo Elvio Alessandri, titolare dell’Azienda agricola Boccadigabbia, si può arrivare addirittura fino al 1626.

In occasione della presentazione milanese del progetto vitivinicolo della “Tenuta La Floriana” presso il Savini Truffle Restaurant, Alessandri ha ricordato che nell’archivio dei Conti Compagnucci Compagnoni Floriani di Villamagna si conserva una lettera inviata nel 1626 dall’antenato Pietro Paolo Floriani al cognato. Quest’ultimo si occupava delle sue proprietà marchigiane, e nella lettera si dispone con minuziose prescrizioni la messa a dimora di viti nel podere della Palombara a Montanello, vicino Macerata, comprendente anche l’attuale Tenuta “La Floriana”. Pietro Paolo Floriani fu un importante personaggio storico che diede lustro alla città di Macerata per la sua vita avventurosa di uomo d’arme, letterato e architetto militare.

(Tenuta La Floriana Nuovo progetto vinicolo marchigiano)

E così dalla storia delle casate nobiliari si arriva ai giorni nostri, ossia al 1996, anno in cui la famiglia Alessandri, già proprietaria di “Boccadigabbia”, acquista anche la Tenuta La Floriana. «Quando abbiamo comprato questi terreni - racconta Elvio Alessandri - l’azienda-madre, cioè “Boccadigabbia”, era già ben avviata. Abbiamo fortemente voluto questo acquisto per ricollegarci ancor meglio alle secolari tradizioni vitivinicole marchigiane, nel tentativo di valorizzare i vitigni autoctoni come il Maceratino (detto anche Ribona), il Verdicchio e il Montepulciano. Per la mia famiglia, infatti, il vino è sempre una storia da raccontare».

Emiliano Falsini ed Elvio Alessandri (Tenuta La Floriana Nuovo progetto vinicolo marchigiano)
Emiliano Falsini ed Elvio Alessandri

«Il progetto “La Floriana” - ribadisce l’enologo della Tenuta, Emiliano Falsini - ha proprio questo significato: concentrarsi sulle tradizioni enologiche locali. Il marchio Boccadigabbia, invece, è quello dei vini e dei vitigni più affermati e con un respiro internazionale, come il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Pecorino, il Sangiovese, il Pinot Nero. Ma i vini che presentiamo oggi si chiamano, non a caso, Marche Bianco Igt e Marche Rosso Igt. Entrambi fanno un passaggio in barrique: per il bianco tra i 10 e i 12 mesi, per il rosso 12-15. Cerchiamo, comunque, di non esagerare con il legno, dato che il bouquet delicato dei nostri prodotti potrebbe soffrirne».

(Tenuta La Floriana Nuovo progetto vinicolo marchigiano)

In realtà il 2016 del Marche Bianco (Verdicchio 70%, Ribona 30%) presenta un profilo aromatico robusto, con netta prevalenza della salvia sugli altri sentori, e una corposità non comune. Ben venga, se si tratta di accompagnare i tagliolini al tartufo bianco del Savini Truffle Restaurant, un classico italiano dal carattere forte e inconfondibile, che potrebbe far sparire un abbinamento troppo delicato. Nella versione 2015 (Verdicchio 85%, Ribona 15%) dello stesso prodotto la carica aromatica si abbassa, anche per la minor presenza di uve Ribona, ed emerge la componente glicerica nella sua morbidezza.

Quanto al Marche Rosso 2013 (Montepulciano 100%) il tentativo di Elvio Alessandri è quello di ottenere un Montepulciano meno “rustico” (parole sue) del solito, che tradotto vuol dire più elegante, con i suoi immancabili frutti rossi ben presenti al naso, e soprattutto caratterizzato da eleganza e profondità dei tannini. Che hanno la ventura di abbinarsi all’uovo cotto a 62°C su crema al pecorino, cicoria saltata e tartufo nero: un piatto meno profumato dei tagliolini ma sicuramente impegnativo. Esame superato, possiamo dire, visto che profili organolettici così muscolosi, ai limiti del contrasto, alla fine hanno saputo trovare una via di conciliazione.

(Tenuta La Floriana Nuovo progetto vinicolo marchigiano)

È stato sicuramente un piacere conoscere un’azienda medio-piccola (150mila bottiglie all’anno, sommando Boccadigabbia e Tenuta La Floriana) che si lega al suo passato e al suo territorio non per rifugiarsi in un cantuccio, ma per proporsi al mondo intero, e stiamo parlando di mercati competitivi come Giappone, Stati Uniti e Russia. Pertanto la sfida del tartufo, al Savini Truffle Restaurant, è servita probabilmente a dimostrare che se si parte dai grandi classici della gastronomia italiana, e si è in grado di restare in partita, dopo ci si può proiettare in qualsiasi avventura.

Per informazioni: www.boccadigabbia.com

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