Ha fatto dell’olio extravergine una ragione di vita e uno strumento per proporre una cucina sana e di ricerca. Una gastronomia di pensiero che sa volare alto. Tano Simonato da fine ’95 a Milano è “Tano passami l’olio”.
Quest’anno ha sfiorato la qualificazione alla seconda fase del sondaggio di Italia a Tavola con un tesoretto di 4.712 voti che gli è valso il 14° posto in graduatoria.
Cosa ne pensa?Non so proprio cosa pensare. Per 20 giorni sono rimasto inchiodato a quota 700 preferenze, poi ho postato su Facebook la mia candidatura e in un giorno e mezzo sono piovuti 4mila voti. I social sembrano avere un gran peso. Ad ogni modo, pur essendo il Premio Italia a Tavola una manifestazione di grande rilievo, non approvo del tutto la formula di quest’anno o, meglio, le quote di passaggio tra le diverse fasi. Invece di 36 candidati che passano a 12 e poi a 6, avrei preferito un secondo turno con 18 professionisti e un terzo con 9. Una proporzione a mio avviso più equilibrata e stimolante.
Progetti per il 2019?Ci sono diverse iniziative in fase di definizione. Progetti di cui è ancora prematuro parlarle. Solo qualche mese prima di alzare il sipario.
Qual è la tendenza del momento in cucina?Per chi ama l’arte della cucina non esiste un piatto o una linea vincente. La cucina oggi è creare e i migliori interpreti sanno portare i consumatori a capire quanta ricerca c’è a monte di una ricetta. La bravura è comunicare il valore della propria filosofia culinaria.
A chi darebbe il voto nella seconda fase del Premio?Non faccio il tifo per nessuno. No l’ho fatto nemmeno per me.