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Il vino italiano punta all’Asia La missione parte da Vinitaly

di Sabino Cirulli
 
28 marzo 2019 | 17:14

Il vino italiano punta all’Asia La missione parte da Vinitaly

di Sabino Cirulli
28 marzo 2019 | 17:14
 

Uno sguardo al futuro per interpretare in anticipo le tendenze dei mercati e partire all’assalto dell’Asia per attaccare il predominio francese su quei mercati. È questa la filosofia della 53ª edizione del Vinitaly in programma a Verona dal 7 al 10 aprile e che è stata presentata oggi a Roma.

La manifestazione, leader mondiale nel settore, si presenta ai nastri di partenza con numeri da capogiro: 4.600 aziende del vino e distillati da 35 nazioni ed oltre 16mila etichette a catalogo, su una superficie espositiva che dopo la riorganizzazione dei padiglioni F e 8 raggiunge 100mila mq.

(Il vino italiano punta all’Asia La missione parte da Vinitaly)

Una rassegna attesa dalle aziende quale vetrina privilegiata per incontrare buyer e operatori da tuto il mondo. «Anche quest’anno - spiega Maurizio Danese, presidente Veronafiere Spa - abbiamo lavorato per organizzare la migliore edizione di sempre. Per questo tra i padiglioni troviamo sempre più innovazione, internazionalità e digitalizzazione. Tutto per affinare ulteriormente il Vinitaly come il più efficace strumento di business per gli operatori del settore vitivinicolo, in arrivo a Verona da oltre 140 nazioni. Il vino oggi è un simbolo del made in Italy che per il nostro Paese vale alla produzione 13 miliardi di euro. Nel 2018 ha raggiunto un export pari a 6,15 miliardi di euro, in crescita del 3,3% rispetto all’anno precedente. Certo, a partire dagli anni ’90 questo settore è avanzato sensibilmente, anche se l’ultimo periodo ha visto un certo rallentamento. È arrivato il momento di fermarsi a riflettere e studiare dove cogliere le opportunità, che inevitabilmente sono rappresentate dal Far East. In Cina, a fronte di 400milioni di millennials, potenziali consumatori, le nostre bottiglie rappresentano meno del 6% dell’offerta totale. Dobbiamo lavorare ancora molto per superare barriere non solo di tipo doganale ma anche culturale e di riconoscibilità del prodotto».

(Il vino italiano punta all’Asia La missione parte da Vinitaly)
Maurizio Danese

Sul Paese del Dragone si è soffermata l’attenzione dell’Osservatorio Nomisma - Wine Monitor da cui si evince come l’Italia sia cresciuta nelle vendite seppur ad una velocità ridotta rispetto ai suoi competitors. In Cina negli ultimi cinque anni l’incremento italiano ha raggiunto l’80%, mentre il resto delle importazioni un +106%. La parte del leone la fa sempre la Francia. Basti pensare che l’anno scorso l’Asia Orientale ha importato oltre 100 milioni di bottiglie francesi tra Bordeaux (93 milioni) e Borgogna a confronto delle scarse 13 milioni di bottiglie di rossi italiani, cifra raggiunta sommando complessivamente l’offerta di Toscana, Piemonte e Veneto. Resta incoraggiante però il tasso di crescita stimato nei prossimi 5 anni superiore ai consumi dell'area: fino all'8% in Cina, dall'1% al 2,5% in Giappone, grazie ad accordi economici, dal 5,5% al 7,5% in Corea del Sud e dal 3% al 4,5% a Hong Kong.

«Abbiamo la qualità e i numeri per penetrare questo mercato - sottolinea Giovanni Mantovani, direttore generale Veronafiere Spa - grazie ad un brand quale Vinitaly che può aprire la strada a patto che si marci compatti in una sola direzione. Per questo abbiamo potenziato la nostra manifestazione nel segno dell’innovazione, internazionalizzazione e digitalizzazione. Degli oltre 100 milioni di euro del piano industriale di VeronaFiere buona parte verrà destinata al Vinitaly. Nel dettaglio, istituiremo due piattaforme promozionali permanenti in Asia e negli Usa: la prima è già in fase avanzata e dovrebbe partire nel 2020, la seconda è un progetto al quale stiamo lavorando, perché è fondamentale il presidio dei mercati tradizionali importanti come gli Stati Uniti d’America, e l’orizzonte temporale è il 2022. Inoltre potenzieremo i servizi digital, allestitivi e di ristorazione, in ottica di soddisfazione del cliente oltre ad un restyling del quartiere espositivo. Un Vinitaly sempre più tecnologico. Quest’anno l’app della rassegna è stata ulteriormente perfezionata per avvalersi della geolocalizzazione nei padiglioni con l’implemento di nuove funzionalità per soddisfare le esigenze del business. Per rafforzare il dialogo quotidiano con il mercato la Directory Official Catalogue & Business Guide è stata ampliata nelle lingue di accesso che a pieno regime passeranno a nove, con l’obiettivo di facilitare la ricerca durante tutto l’anno di aziende e vini da parte di buyer, enologi, sommelier e mondo dell’Horeca».

(Il vino italiano punta all’Asia La missione parte da Vinitaly)
Giovanni Mantovani

Tra le novità di questa edizione, Organic Hall, un nuovo spazio dedicato ai vini biologici prodotti secondo la normativa europea promosso in collaborazione con Federbio e Vinitaly Design, padiglione che raccoglie prodotti ed accessori che completano l’offerta legata alla promozione del vino, dall’oggettistica per la degustazione agli arredi per cantine, enoteche e ristoranti, sino al packaging, Attesa anche per Vinitaly and the City, il fuori salone nel centro storico cittadino, un format di spettacoli, appuntamenti e degustazioni che l’anno scorso ha portato nel cuore della città scaligera oltre 60mila wine lovers. Ad affiancare Vinitaly, Sol & Agrifood, salone dell’olio extravergine di oliva, del food di qualità e delle birre artigianali, rassegna che nel 2018 ha registrato 317 espositori da sette Paesi con quasi 60mila visitatori. Un comparto quello olivicolo che vede l’Italia terzo produttore mondiale dopo Spagna e Grecia.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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