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Italiani pazzi per la pizza Se ne sfornano 8,3 milioni al giorno

La pizza è il piatto per eccellenza in Italia e a testimoniarlo una volta di più sono i numeri che emergono da un’indagine condotta da Eataly dove si parla di oltre 8,3 milioni di pizze sfornate al giorno. Il 60% dei consumatori intervistati ha dichiarato di mangiare pizza almeno una volta a settimana, mentre il 15% ha detto di farlo anche più di una volta.

16 maggio 2019 | 16:03
Italiani pazzi per la pizza 
Se ne sfornano 8,3 milioni al giorno
Italiani pazzi per la pizza 
Se ne sfornano 8,3 milioni al giorno

Italiani pazzi per la pizza Se ne sfornano 8,3 milioni al giorno

La pizza è il piatto per eccellenza in Italia e a testimoniarlo una volta di più sono i numeri che emergono da un’indagine condotta da Eataly dove si parla di oltre 8,3 milioni di pizze sfornate al giorno. Il 60% dei consumatori intervistati ha dichiarato di mangiare pizza almeno una volta a settimana, mentre il 15% ha detto di farlo anche più di una volta.

16 maggio 2019 | 16:03
 

La pizza è il piatto per eccellenza in Italia e a testimoniarlo una volta di più sono i numeri che emergono da un’indagine condotta da Eataly dove si parla di oltre 8,3 milioni di pizze sfornate al giorno. Il 60% dei consumatori intervistati ha dichiarato di mangiare pizza almeno una volta a settimana, mentre il 15% ha detto di farlo anche più di una volta.

A realizzare materialmente l’indagine è stata Demetra, con Eataly che l’ha presentata a Roma durante la prima edizione di Impronte di pizza - La parola a chi lascia il segno. I dati emersi descrivono un movimento che nonostante la crisi, o forse proprio a causa di essa, ha saputo evolversi e che gode oggi di grande salute, se è vero che gli esercizi commerciali che trattano il prodotto pizza sono oltre 127mila.

(Italiani pazzi per la pizza Se ne sfornano 8,3 milioni al giorno)

«All’inizio del 2019 - spiega Enrico Panero, executive chef di Eataly - abbiamo dato il via a un progetto dedicato alla pizza molto importante all’interno di Eataly e che coinvolge i nostri dieci negozi in Italia oltre alla nuova apertura di Parigi. Per questo abbiamo voluto fotografare con un’indagine indipendente il consumo di pizza in Italia. Ci ha piacevolmente colpito scoprire dai dati emersi quanto fosse concreta e reale una nostra intuizione: la pizza non è più il piatto di chi ha fretta, non ha tempo di cucinare e vuole spendere poco. C’è invece nel nostro Paese una profonda cultura legata a un consumo di qualità della pizza, che vede gli italiani molto più attenti alla loro salute, capaci di valutare e apprezzare la diversità delle farine, degli impasti e delle lievitazioni, e molto più esigenti per quanto concerne gli ingredienti, la loro provenienza e qualità».

Dal sondaggio emerge come il 65% degli intervistati sia consapevole dell’importante ruolo svolto dal tempo di lievitazione e dal lievito utilizzato in termini di digeribilità della pizza, anche rispetto agli ingredienti e alla cottura: un dato decisamente interessante se si pensa che la lavorazione della base della pizza è certamente il passaggio meno evidente agli occhi del consumatore. Una consapevolezza certamente ancora più marcata nel Centro-Sud (72%).

Napoletana o romana? Da sempre in Italia il pubblico si divide a metà tra queste due scuole di pizza, ma dall’indagine emerge che a fronte di un 25% che vorrebbe una via di mezzo tra le due ricette e un 14% che trova il tema indifferente, il 35% degli intervistati preferisce la pizza napoletana rispetto al 26% che predilige la romana.

Grande fortuna continua a riscontrare la farina 00 per la creazione degli impasti (scelta dal 48% degli italiani), ma sta crescendo anche il movimento di chi si orienta verso farine multi-cereali e/o integrali (32%) e chi, anche per questione di intolleranza, sceglie la gluten free (2%). Questo nuovo trend è particolarmente forte in Lombardia dove le farine multi-cereali o integrali ricevono il 37% delle preferenze e molto meno nel Lazio (24%) o in Sicilia (30%) che restano su questo tema più tradizionalisti.

La Margherita è la pizza più scelta dagli italiani (35%), ma un crescente successo lo sta acquisendo la diavola che è indicata come preferenza dal 19% dell’intero campione, con punte del 25% in Emilia-Romagna. Anche la Capricciosa ottiene grandi consensi: è ordinata dal 19% degli intervistati a livello globale, ma con forte successo in Sicilia (38%).

Ciò che realmente desta stupore è la grandissima attenzione dedicata agli ingredienti che compongono la pizza: il 50% definisce “importante” e il 38% “molto importante” poter conoscere l'origine degli ingredienti con cui viene preparata la pizza, sia nell’impasto (farina, lievito) sia nei condimenti: un tema, quello della trasparenza, che probabilmente ancora deve fare grandi passi avanti nella comunicazione dei professionisti e che viene confermata dalla dichiarata preferenza da parte dei consumatori verso pizze preparate con ingredienti biologici o IGP/DOP e presidio Slow Food. Il 29% degli intervistati ha dichiarato di preferire pizzerie che utilizzano ingredienti di qualità e il 54% sostiene che, se disponibili, sceglie dal menù pizze guarnite con prodotti IGP/DOP o Presìdi Slow Food.

Gli italiani sono consapevoli che per la qualità vale la pena spendere: per questo, per una pizza margherita di livello, il 48% degli intervistati si dichiara disponibile a spendere 6-7 euro, mentre il 18% arriva agli 8-9 euro. Percentuali che ovviamente variano molto da regione a regione: in Sicilia e Calabria solo il 40% spenderebbe 6-7 euro, in Campania e Puglia il 38%. I 10 euro sembrano invece essere la soglia limite: anche nelle regioni con livelli occupazionali e redditi più alti come Lombardia e Veneto non più del 5% degli intervistati è disposto a spendere più di quella cifra per una pizza margherita, quand’anche si tratti di una gourmet.

Sono ad ogni modo numeri molto importanti che, ipotizzando la produzione e vendita di oltre 8 milioni di pizze al giorno, generano un fatturato globale annuale di oltre 35 miliardi (per la sola vendita delle pizze, senza conteggiare bibite, coperti e altre portate) e che certamente è diventato un motore importante di occupazione.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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