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I social, nuova linfa per le imprese Ma la sfida è ancora da raccogliere

di Sergio Cotti
 
25 maggio 2019 | 11:54

I social, nuova linfa per le imprese Ma la sfida è ancora da raccogliere

di Sergio Cotti
25 maggio 2019 | 11:54
 

Migliaia di contatti, di commenti, di ritorni. Troppi per poterli contare, perché quando il web si scatena, il mondo che apre è così vasto che è impossibile stargli dietro.

Il senso del #SMMdayIT (Digital Communication Strategy + Social Marketing Days Italia), in fondo, è tutto qui. La tre giorni di incontri e di racconti di manager dell’universo digitale e di aziende che su internet hanno già imparato a muoversi e a investire, si è conclusa ieri a Milano, dopo una lunga carrellata di ospiti che ai circa 3mila iscritti (più quelli che hanno assistito alle dirette in streaming) hanno provato a spiegare l’importanza della comunicazione digitale in tutti i settori dell’impresa.

(I social, nuova linfa per le imprese Ma la sfida è ancora da raccogliere)

«Ogni commerciante dovrebbe imparare a utilizzare questi elementi per sopravvivere nell’economia globale - dice Andrea Albanese, organizzatore e anima di #SMMdayIT - Certo, spetta alle grandi aziende, ma anche e soprattutto alle piccole e medie imprese. Il digitale e i social sono una necessità, esattamente come avere un’amministrazione che funziona, altrimenti l’azienda non va».

Eppure il panorama che Albanese descrive è tutt’altro che confortante: «Più del 95% delle aziende che hanno sperimentato il web e i social network non hanno avuto risultati rilevanti - ammette - Questo succede perché ci si approccia a questi strumenti in modo estremamente casereccio e artigianale». In realtà basterebbe poco: «È sufficiente utilizzare Whatsapp - aggiunge Albanese - fare una micro campagna di advertising su Facebook e qualche foto su Instagram, ma bisogna fare tutto questo con un minimo di criterio e di serietà».

Il messaggio è chiaro: il lato oscuro dei social non è poi così ostico e siccome più passa il tempo e più necessari sono per la sopravvivenza di ogni attività, tanto vale metterci un po’ d’impegno e cercare d’imparare: «Ci sono tanti corsi in giro, anche economici - rivela Albanese - purtroppo ciò che manca è la volontà di imparare e di eccellere. D’altra parte, i social network sono l’espressione dell’attività di un’azienda, oltre che una parte integrante della creazione del prodotto: se questa immagine non viene curata, è come se non si tenesse a quello che si fa».

Questa settimana a Milano si sono dati appuntamento esperti del settore, imprenditori e giornalisti per quello che è ormai considerato uno degli eventi più importanti dell’anno a livello nazionale. Tra i 40 relatori, ieri, nella giornata conclusiva dell’evento, è intervenuto anche il direttore di Italia a Tavola, Alberto Lupini, che si è soffermato sul ruolo dell’informazione ai tempi della rivoluzione digitale: «Internet negli ultimi 10 anni si è riempito di Influencer - ha detto - che spaziano dalla moda alla politica, e che grazie al supporto di aziende interessate alla mera propaganda sotto costo sovrastano spesso il mondo dell’informazione tradizionale. E ciò vale anche per il mondo dell’enogastronomia».

Come andare avanti, dunque? Con la propaganda o l’informazione, la suggestione o il racconto? «Queste domande - ha aggiunto - sintetizzano perché la stampa generalista è stata costretta a cambiare modelli se voleva stare sul mercato digitale. C’è chi si è adeguato diventando house organ di interessi parziali. Dunque, influenzare le menti attraverso il proprio stile di vita o divulgare notizie per stimolare una propria soggettività? È un po’ questo il dilemma che si pone. E molte testate per fortuna hanno deciso di continuare a fare giornalismo: per informare e non influenzare; per far pensare e non spingere a pensare come chi ha già scelto per noi. E nel suo piccolo - ha concluso - anche Italia a Tavola ha deciso di continuare a informare».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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