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Salomon FoodWorld
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Cibi etnici irregolari, serve un decreto sicurezza alimentare

di Alberto Lupini
direttore
 
17 giugno 2019 | 18:30

Cibi etnici irregolari, serve un decreto sicurezza alimentare

di Alberto Lupini
direttore
17 giugno 2019 | 18:30
 

Gli ultimi dati sulle irregolarità riscontrate nei ristoranti, in particolare quelli etnici, confermano l’urgenza di provvedimenti per contrastare la concorrenza sleale e garantire la sicurezza e la salute dei clienti.

Forse di due decreti sicurezza a distanza di pochi mesi poteva anche non essercene bisogno. Ma ora ne serve assolutamente un terzo per garantire quella che rischia di diventare una vera emergenza nazionale: la sicurezza alimentare. Non può certo passare sotto silenzio il fatto che i Nas abbiano trovato irregolarità in quasi uno su due dei negozi e ristoranti “etnici” controllati. E non parliamo di personale che lavora in nero o senza le procedure igienico sanitarie obbligatorie. Questo è quasi scontato... Ci riferiamo al cuore di queste attività, a ciò che più direttamente ha influenza sulla nostra salute: sono stati infatti trovati prodotti non tracciati, scaduti e ricongelati. E di 242 locali visitati 22 sono stati chiusi subito.

Ora, lontani da ogni atteggiamento razzista o nazionalista, quello che i Carabinieri hanno svelato con questa maxi operazione non è che la conferma di quanto andiamo sostenendo da tempo: in Italia per troppo tempo si sono chiusi gli occhi di fronte all’ondata di cibo importato, per lo più dall’Asia, lasciando che qualcuno si approfittasse di maglie assolutamente larghe in cui da anni anche la criminalità si è infilata. Ciò vale in particolare per la mafia cinese che controlla la gran parte delle forniture alimentari etniche (pensiamo solo ai tanti, forse troppi, all you can eat). E non casualmente visto che il 76% delle insegne “straniere” sono cinesi... Parliamo di almeno 25mila esercizi pubblici in Italia.

Il risultato è quello di una fetta di ristorazione e di un’offerta di cibo “falsate” da prezzi in apparenza contenuti e bassi, ma solo in virtù del fatto che in molti casi si spacciano alimenti pericolosi per la salute e che non potrebbero essere in commercio. Del resto non è un caso che le allerte alimentari in Italia l’anno scorso solo per il 17% hanno riguardato prodotti con origine italiana.

(Cibi etnici irregolari, serve un decreto sicurezza alimentare)
Provenienza dei prodotti alimentari segnalati dai Nas nel 2018

Questa invasione di cibo che spesso non andrebbe bene nemmeno per i cani ha due effetti immediati: il primo, come detto, è di alzare il livello di rischio nel fuori casa. E qui interventi decisi da parte delle autorità sanitarie non sarebbero certo fuori luogo. Il secondo ha invece a che fare con una elevatissima concorrenza sleale che colpisce gli agricoltori italiani (i cui prodotti, controllati e spesso certificati, non finiscono di sicuro sulle tavole etniche...) e i ristoratori, la cui offerta è di gran lunga superiore per qualità e sicurezza, ma è penalizzata dai prezzi quasi da dumping praticati da concorrenti “stranieri” che nei fatti non applicano le regole valide per tutti.

Non è il caso di invocare lo slogan: “prima gli italiani”. Basterebbe fare rispettare da tutti le regole italiane. Le leggi ci sono, ma di fatto o non sono applicate o le sanzioni sono troppo blande. Come avevamo auspicato recentemente una norma per colpire duramente i ristoratori romani che spacciavano per formaggi Dop volgari imitazioni non italiane, così non possiamo che ribadire una richiesta di fondo: chi truffa e attenta alla salute deve essere sanzionato duramente e non deve più occuparsi di alimentazione. Serve una sorta di Daspo perpetuo.

Da qui nasce l’esigenza di un decreto sicurezza alimentare che inasprisca pesantemente le sanzioni e permetta agli onesti di lavorare meglio (compresi ovviamente i ristoranti etnici seri, alcuni dei quali sono anche stellati...) e ai consumatori di non rischiare la salute. E da subito invitiamo i ministri degli Interni, delle Politiche agricole e della Salute a coordinarsi per rendere immediatamente pubblici gli elenchi dei locali in cui sono accertate truffe alimentari. E non sarebbe male se si obbligassero i vari siti di recensione (a partire da TripAdvisor) a inserire questo dato in bella evidenza nelle pagine di questi locali che, guarda caso, spesso figurano ai primi posti delle loro classifiche...

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