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Alto Adige capitale dei bianchi Via al progetto di zonazione

di Alberto Lupini
direttore
 
09 settembre 2019 | 18:40

Alto Adige capitale dei bianchi Via al progetto di zonazione

di Alberto Lupini
direttore
09 settembre 2019 | 18:40
 

Nel weekend il Consorzio vini ha presentato le sue novità - 200 - e ha anche tracciato un bilancio sullo stato di salute della propria attività che vivrà un momento di svolta con 86 zone che fungeranno da “cru”.

Il motivo della scelta è subito spiegato da Maximilian Niedermayr, presidente del Consorzio vini Alto Adige, durante l'Alto Adige Wine Summit: «L’idea è nata perché abbiamo visto che ultimamente per i consumatori è molto importante sapere da dove deriva il vino. Noi ormai da qualche abbiamo imboccato la strada della qualità, ma adesso è giunto il momento di fare un altro passo e abbiamo scelto la strada della zonazione».

(Alto Adige capitale dei bianchiVia al progetto di zonazione)
I vigneti a bacca bianca altoatesini sono sempre più apprezzati. UN grappolo di Pinot bianco

86 le nuove “aree” selezionate dal Consorzio che ricopriranno il 70% dell’area provinciale vitata. Sebbene non ci sia ancora certezza sull’esito che questa idea darà, il Consorzio ha voluto comunque puntare forte sulla scelta e lo testimonia, appunto, l’ampiezza dell’area destinata. I produttori sanno che ci saranno alcune zone che non daranno i risultati sperati, ma sanno anche che ce ne saranno altrettante che daranno soddisfazioni.

Maximilian Niedermayr (Alto Adige capitale dei bianchiVia al progetto di zonazione)
Maximilian Niedermayr

«All’interno di ogni zona - spiega il presidente - potranno lavorare più cantine. Abbiamo inserito solo due vincoli: da una parte la resa non potrà essere come quella della Doc, ma verrà diminuita del 25%; dall’altra la produzione dovrà essere 100% in purezza».

L'Alto Adige Wine Summit (Alto Adige capitale dei bianchiVia al progetto di zonazione)
L'Alto Adige Wine Summit

Un momento importante, per il Consorzio, ma per tutto il settore vinicolo in generale per via dei cambiamenti climatici. L’Alto Adige parte da una solida base che si fonda sulla forza dei “bianchi” ritenuti ormai i migliori grazie ad una favorevole posizione geografica e a un conseguente clima che è diventato perfetto. Ma in futuro cosa succederà? «Stiamo sentendo che la Terra si sta scaldando sempre di più - conclude Niedermayr - forse dovremo tornare ai rossi, o forse saliremo di quota con la coltivazione, oppure ancora affidarci a dei cloni che maturino più tardi. Ci sono diversi modi per affrontare il problema, vedremo quale sarà il più efficace».

Per informazioni: www.vinialtoadige.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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