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Il Brunello tiene sui mercati e riparte da un buon 2004

20 febbraio 2009 | 17:00
Il Brunello tiene sui mercati
e riparte da un buon 2004
Il Brunello tiene sui mercati
e riparte da un buon 2004

Il Brunello tiene sui mercati e riparte da un buon 2004

20 febbraio 2009 | 17:00
 

Scampato pericolo, almeno per ora. Il timore di un nuovo intervento della magistratura non si è concretizzato e l'edizione 2009 di 'Benvenuto Brunello”, sia pure po' sotto tono rispetto al passato, si è aperta senza problemi. Anzi con qualche speranza. Ciò non significa che le nubi sul futuro dell'ex vino simbolo dell'enologia italiana siano passate. Le annate di molti produttori sono ancora sotto sequestro, e se non lo sono è perché sono state declassate a Igt Toscana. Ma il fatto che praticamente tutti i produttori che avevano avuto sequestrato il vino del 2003 hanno concordato con la Procura di Siena di declassarli a Igt ha in qualche modo reso meno tesa la situazione e confermato tutta la tesi della magistratura sulle truffe avvenute.

Franco Biondi SantiOra però i produttori devono pensare al futuro e Benvenuto Brunello serve proprio a questo. E non c'è niente di meglio che un banco di prova come questo. Pur con qualche perplessità sulla veridicità del contenuto, i Brunello 2004 e i Riserva 2003 presentati sono nella media decisamente interessanti e assolutamente per il Sangiovese, anche se resta il problema che è spesso troppo giovane (ma quando ci si deciderà a presentare le annate con 12 mesi in più di affinamento?). Comunque la sensazione è che dopo i problemi dlelo scorso anno, la lezione sia stata imparata e la strada obbligata del vino in purezza (100% di Sangiovese) sia seguita da tutti. Gli errori dell'anno scorso di aziende come Banfi, Frescobaldi o Col d'Orcia sembrano decisamente appartenere al passato. A vincere su tutta la linea è comunque ancora una volta il gran sacerdote dell'ortodossia Franco Biondi Santi (nella foto a destra), che vede trionfare il riconoscimento della sua linea per la tradizione. E del resto il suo Brunello anche quest'anno è il più tipico. Una posizione di assoluta autorevolezza e garanzia che gli permette di rilanciare la proposta di trasformare il Rosso di Montelcino in un vino in cui il disciplinare permetta di agggiungere altri vitigni. Lui non lo farebbe mai avendo nei suoi vigneti, posti in posizione straordinaria al Greppo, solo Sangiovese grosso. Ma per chi non ha questa fortuna sarebbe meglio, dice, puntare sul Brunello come vino in purezza con le uve migliori e su un Rosso rivisitato.

Patrizio CencioniTornando alle degustazioni, va detto che per il Brunello di Montalcino 2004 si può parlare di un'eccezionale vendemmia, giudicata non a caso dagli esperti tra le più memorabili degli ultimi anni: «è un vino caratterizzato da grande eleganza - spiega Patrizio Cencioni (nella foto), presidente del Consorzio del Brunello - ed è stato valutato 'cinque stelle”, ovvero il massimo del rating». E fra i vini interessanti ci piace segnalare quelli di Pian delle vigne (antinori), il Paradiso, Col di Lamo, la Poderina e Casato prime donne (forse il più ruvidamente tipico di questi). In attesa delle valutazioni complessive sull'annata (quella del 2008 è stata valutata da 4 stelle), Cencioni ricorda che Montalcino chiude positivamente il 2008: nonostante la difficile congiuntura economica, il Brunello tiene infatti nei mercati di tutto il mondo, confermando le proprie posizioni nei principali Paesi di riferimento. Degli oltre 6 milioni di bottiglie prodotte nel 2008, ben il 60% è stato venduto sui mercati internazionali. Il Consorzio non chiarisce però se nel numero delle denominazioni Docg sono calcolate anche le bottiglie declassate...

In ogni caso va detto che se il 25% dell'export è destinato agli Stati Uniti, buoni risultati di vendita si sono registrati in Germania (9% del mercato), Svizzera (7%) e Canada (5%), ma anche Inghilterra (3%) e Giappone (3%). E accanto ai 'big spender” si fanno strada nuovi mercati emergenti: il Brunello incontra crescente successo nel nord Europa, con Svezia e Danimarca in testa, e nell'est Europa, in Russia e Polonia. In America Latina la prima destinazione del Brunello di Montalcino è il Brasile, mentre crescente interesse viene registrato in Messico. In Estremo Oriente si registra complessivamente il 2-3% delle vendite di Brunello, con in testa la Corea, seguita da Cina e India. Tra gli altri mercati da segnalare anche la ricca Dubai, dove il Brunello è richiesto nei ristoranti di estremo lusso.

 Nel distretto del vino di Montalcino - il cui giro d'affari annuale si attesta sui 130 milioni di euro - si producono mediamente 7 milioni di bottiglie di Brunello all'anno. Oltre al Brunello la produzione di vini di Montalcino annovera il Rosso di Montalcino Doc (4,5 milioni di bottiglie), il Moscadello Doc (oltre 80mila bottiglie), i vini bianchi e rossi della Doc Sant'Antimo (500mila bottiglie), i 'supertuscans” (500mila bottiglie) e i vini Igt (3 milioni di bottiglie). Dalle vinacce di Brunello si producono inoltre 250mila bottiglie di grappa. In tutto il territorio operano complessivamente 250 produttori, di cui 200 imbottigliatori. Il 100% dei produttori - unico caso in Italia - sono iscritti al Consorzio del Brunello, l'organo di tutela e di controllo del vino di Montalcino.

 Una realtà in ogni caso assai cambiata negli anni, tanto che non a caso il Consorzio insiste sull'internazionalizzazione del sistema Brunello. A Montalcino lavorano persone giunte da 47 differenti Paesi: dagli albanesi agli inglesi, dagli americani ai giapponesi, passando per romeni, filippini e tedeschi. Ma anche sloveni, tunisini, indiani e cubani. Un piccolo melting pot che in questa comunità di poco più di 5mila persone sembra funzionare, perché finora funzionava il sistema delle vigne che dava vita a un giro d'affari di 130 milioni di euro. Un mondo che gli scandali hanno però messo in discussione e da cui non è detto che si possa uscire con facilità. I grandi produttori e i politici hanno per ora perso la battaglia per modificare il disciplinare e legalizzare di fatto i loro illeciti. Ma non è chiaro se i nuovi Brunello presentati siano tutti in regola (come sembrerebbe sulla carta) o se la magistratura ha in mano altre prove che potrebbero portare a nuove clamorose iniziative.

Alberto Lupini


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