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Pranzo a 5 euro per i senatori Ma dura solo un giorno...

03 marzo 2009 | 18:17
Pranzo a 5 euro per i senatori
Ma dura solo un giorno...
Pranzo a 5 euro per i senatori
Ma dura solo un giorno...

Pranzo a 5 euro per i senatori Ma dura solo un giorno...

03 marzo 2009 | 18:17
 

Renato Schifani interviene, la buvette torna ai vecchi prezzi. Dopo le polemiche nate per l'ulteriore ribasso dei già vantaggiosi prezzi del bar di Palazzo Madama, il presidente del Senato ha ripristinato i vecchi listini. Mentre il questore, Benedetto Adragna (Pd) ha parlato di «una tempesta in una tazzina di caffè», visto che il ribasso era frutto di una gara interna tra gli attuali gestori dei punti di ristoro». Alla precedente gestione della Buvette è infatti subentrata quella del ristorante Senatori, e questo, ha spiegato il questore, «ha comportato un abbattimento dei prezzi di circa il 20%». Comunque, visto l'impatto che questa vicenda ha avuto, si è deciso di tornare ai vecchi prezzi. «La differenza fra i prezzi ribassati, frutto di una gara interna tra gli attuali gestori dei punti di ristoro e i prezzi vecchi, che i clienti pagheranno da mercoledì verranno incamerati dal Senato e devoluti in beneficenza».

 Fra quattro mesi, comunque, tutto cambierà: per allora, infatti, ci sarà un gestore unico degli attuali quattro punti di ristoro del Senato, più quello dell'ex hotel Bologna e questo porterà, secondo Adragna, «a una ingente riduzione dei prezzi». Ora, i risparmi «verranno incamerati dal Senato e devoluti in beneficenza». Il più duro sulla vicenda era stato il leader Idv Antonio Di Pietro, che aveva parlato di «bullismo parlamentare»: «Come nel caso dei "pianisti", i parlamentari che votano per gli assenti per rubarsi 250 euro al giorno, c'è bisogno di interventi di buoncostume».

C'erano pochi intimi al ristorante per i senatori. Buvette strapiena come il bar della stazione Termini di Roma nell'ora di punta. Il taglio del 20% sui prezzi piaceva agli inquilini di Palazzo Madama che avevano abbandonato il ristorante dove, invece, i prezzi sono rimasti invariati. «Se continua così va a finire che chiudiamo...» scherzava un cameriere del ristorante.


Pasto completo a 5,06 euro
Tra le novità del 'nuovo corso” primi e secondi caldi dopo anni di piatti freddi. Il dazio più caro per il crollo dei prezzi lo pagano le due cassiere della buvette alle prese con centesimi e addizioni pitagoriche. Un caffè passa da 0,50 euro a 0,42 e un cappuccino da 0,70 a 0,58. Anche panini e tramezzini scendono: i primi da 1,40 a 1,17, i secondi da 2,00 a 1,50.
Ritoccati anche i prezzi di bevande e aperitivi: una Coca Cola costa 0,79, mentre la birra nazionale scende da 1,25 a 1,06 e quelle estera da 1,65 a 1,39; l'aperitivo da 1,10 tocca quota 0,93. Meglio ancora fanno le spremute da 1,10 a 0,92. Meno accentuata, invece, la performance di frutta grande e frutta piccola, che passano, rispettivamente, da 60 a 50 e da 35 a 30.
Poi la novità del primo piatto caldo che si ferma a 1,50 euro. Un secondo, invece, passa da 2,40 a 2 euro. Insomma, un pasto completo costa 5,06 euro. I senatori questori assicurano che il taglio dei prezzi non inciderà sulle casse pubbliche ed è unicamente possibile per l'unificazione nelle mani della stessa ditta dell'appalto per bar e ristorante. Cinque mesi di prova per la nuova gestione della buvette, da sempre fiore all'occhiello di Palazzo Madama.

Antonio Di Pietro Scoppiano subito le polemiche
Dalle pagine del Corriere.it era stato Antonio Di Pietro (nella foto) il primo a denunciare quello che è «un episodio di bullismo parlamentare, un malcostume contro cui urgono misure di buoncostume, tanto più in epoca di crisi». Il leader dell'Italia dei valorio denuncia la vergogna varata a Palazzo Madama e sottolinea: «Come nel caso dei pianisti, i parlamentari che votano per gli assenti per rubarsi 250 euro al giorno, c'è bisogno di interventi di buoncostume. Questa è la vera vergogna italiana. Così si dà il cattivo esempio ed è chiaro che poi diventano tutti bulli. Con i bulli che abbiamo in Parlamento e al governo, così succede».

A rincarare la dose ci aveva pensato Federconsumatori che sottolineava che «i prezzi alla produzione sono in calo, ma l'effetto di tale diminuzione, a quanto pare, si percepisce solo alla buvette del Senato. Siamo increduli. I prezzi erano già notevolmente più bassi in rapporto a quelli applicati dai normali esercizi, oggi sono stati ulteriormente tagliati. In un momento così difficile per il Paese, e così drammatico per il potere di acquisto delle famiglie italiane, che ogni giorno si trovano sempre più in difficoltà a far quadrare il bilancio familiare, questa operazione appare veramente assurda. Ci chiediamo come mai questo possa accadere all'interno del Senato e non, come da sempre richiediamo, anche per il resto del Paese. Eppure le materie prime sono le stesse. Le "comuni" famiglie italiane, che in maniera più sentita subiscono gli effetti negativi della crisi, invece, anche per il 2009, dovranno far fronte ad un maggior costo per l'alimentazione di ben 564 euro l'anno. Questa disparità di trattamento, che sicuramente non passerà inosservata agli occhi dei cittadini, contribuirà sempre più a diffondere un clima di disuguaglianza nel nostro Paese».

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