A Venezia un turista spagnolo di 47 anni ha tentato di lasciare un ristorante senza pagare, ordinando piatti gourmet e una bottiglia di Amarone pregiato. Il ristoratore, sospettando un comportamento fraudolento, ha chiamato i carabinieri. L’uomo aveva provato a simulare un’apparente solidità economica mostrando carte di credito e fatture fasulle, ma la strategia è stata smascherata e ora è denunciato per insolvenza fraudolenta.

L‘ingresso del Chat Qui Rit a Venezia
Cosa ha mangiato il turista spagnolo che ha tentato la fuga
Al Chat Qui Rit, bistrot gastronomico a pochi passi da piazza San Marco, la serata sembrava procedere in modo ordinario. Il locale, noto per la ricercata selezione di vini e la cucina contemporanea legata al territorio, aveva appena servito una cena completa a un turista spagnolo di 47 anni. Il cliente aveva scelto alcuni dei piatti più rappresentativi della carta, alternando proposte della tradizione veneziana a creazioni più attuali. A impreziosire il percorso c’era una bottiglia di Amarone tra le più costose della selezione, parte di una carta che conta oltre 500 etichette.

La sala del Chat Qui Rit a Venezia
Secondo quanto riferiscono i gestori, la cena è stata consumata con apparente familiarità. Gamberi scottati su spuma di patate al tartufo nero, linguine al granchio e un calice di Champagne hanno scandito un percorso gastronomico curato nei dettagli, senza alcun comportamento anomalo che lasciasse intuire ciò che sarebbe accaduto al momento del conto.
Il conto, il tentato raggiro e l’intervento dei carabinieri
Quando il personale ha presentato il totale della cena, la carta di credito del cliente ha segnalato un errore. L’uomo, spiegano dal locale, non ha mostrato alcuna sorpresa: «Torno domani a saldare», avrebbe dichiarato con naturalezza, senza fornire ulteriori garanzie. La risposta e l’atteggiamento, giudicati poco credibili dal titolare Giovanni Mozzato, hanno portato a contattare i carabinieri. I militari sono arrivati rapidamente, accompagnando il turista in caserma per gli accertamenti.

Chat Qui Rit, il titolare Giovanni Mozzato
La messa in scena in caserma e i documenti sospetti
Durante il controllo, l’uomo avrebbe tentato di dimostrare la propria affidabilità economica mostrando carte di credito, scontrini e documenti provenienti da boutique di lusso. La ricostruzione degli investigatori ha però chiarito che si trattava di preventivi di spesa, non di acquisti reali. Il materiale sequestrato, che comprendeva altre carte, documenti e schede telefoniche, ha lasciato ipotizzare una costruzione artificiale di un profilo di benessere economico, forse per replicare lo stesso comportamento in altri locali. Una strategia, quella del "finto benestante", che non è affatto nuova, come hanno sottolineato gli inquirenti. E altrettanto non nuovi sono tentativi simili.
La denuncia per insolvenza fraudolenta
La vicenda si è conclusa con una denuncia per insolvenza fraudolenta, reato che riguarda chi ottiene beni o servizi simulando di poterli pagare pur sapendo di non disporre dei mezzi necessari. Nell’area di Venezia, la fotografia del cliente è già stata diffusa tra diversi ristoratori, nel tentativo di prevenire episodi analoghi. «Ha ordinato, è stato servito e accontentato - spiegano dal ristorante - ora aspettiamo che torni a pagare il conto».