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Estate in arrivo... anche per la birra! Sarà la stagione delle Ipa?

Nel settore della birra il “fattore clima” è determinante, tra maggio e settembre infatti in Italia si beve, e di conseguenza si vende, più della metà di tutta la birra prodotta annualmente. Per questa stagione si prevede un successo delle India Pale Ale che, da fenomeno di nicchia, potrebbero diventare il nuovo trend estivo a sorpresa

di Marta Scarlatti
26 aprile 2015 | 11:06
Estate in arrivo... anche per la birra! 
Sarà la stagione delle Ipa?
Estate in arrivo... anche per la birra! 
Sarà la stagione delle Ipa?

Estate in arrivo... anche per la birra! Sarà la stagione delle Ipa?

Nel settore della birra il “fattore clima” è determinante, tra maggio e settembre infatti in Italia si beve, e di conseguenza si vende, più della metà di tutta la birra prodotta annualmente. Per questa stagione si prevede un successo delle India Pale Ale che, da fenomeno di nicchia, potrebbero diventare il nuovo trend estivo a sorpresa

di Marta Scarlatti
26 aprile 2015 | 11:06
 

Le giornate si sono allungate, le temperature alzate, gli alberi hanno fatto i fiori e insomma ci sono tutti gli indizi che, con la consueta e annuale ineluttabilità, l’estate sia ormai alle porte. Se anche voi, come del resto faccio io, avete iniziato a osservare il meteo con occhi diversi nel tentativo di capire se il fine settimana promette sole, oppure se state decidendo le ferie consultando febbrilmente Internet e incrociando le previsioni a lungo termine dei vari siti, state pure tranquilli. Non siete i soli. Insieme a voi sperano infatti in un’estate calda e tipicamente mediterranea tutti coloro che lavorano nel mondo della birra. È infatti in questi mesi che si gioca la partita decisiva…



I dati sul mercato che tutti gli anni Assobirra rende pubblici parlano del resto chiarissimo. Tra maggio e settembre nella Penisola si beve, e di conseguenza si vende, più della metà di tutta la birra prodotta annualmente. Stando così le cose non serve un economista per comprendere che, se qualcosa va storto in estate, il rischio che si corre è quello di compromettere tutto l’anno. Nel 2014, tanto per fare un esempio e senza andare troppo lontano nel tempo, un’estate straordinariamente fredda e piovosa ha penalizzato in maniera sensibile tutte le aziende. Tutte, incluse quelle artigianali che subiscono meno delle grandi la stagionalità della birra.

Sarebbe interessante aprire un dibattito sul discorso della stagionalità della birra. Dalle nostre parti è un elemento acquisito, legato a un mix di stile di vita, cultura del bere, valore attribuito alla birra che ne fanno, almeno in parte, la “regina dell’estate” e la “Cenerentola” per tutto il resto dell’anno. Nessuno, singole aziende o Assobirra, hanno mai provato a giocarsi la carta della destagionalizzazione preferendo, le prime, concentrare le proprie energie nella comunicazione dei propri brand e, la seconda, in operazioni dirette a testimoniare che anche le donne amano la birra, che gli italiani hanno sempre una birra in frigo, che la birra fa bene, ma che non devi esagerare.

Sarà, ma io sono convinta che, per quanto lunga e difficile, la battaglia per la destagionalizzazione dei consumi, il riequilibrio delle vendite in funzione di una maggiore indipendenza dal “fattore clima” abbia un senso e sia doverosa. È una battaglia che, ad esempio, i produttori di Metodo Classico hanno combattuto anni fa e vinto. Perché non lo possano fare le aziende birrarie, resta un mistero…

Tuttavia, detto questo, speriamo anche noi in un’estate calda e soleggiata. Le più diffuse lager continueranno a fare la parte del leone in termini di consumo, le birre di frumento bavaresi manterranno il loro ruolo di valida alternativa ma, azzardando, l’estate 2015 potrebbe essere l’estate delle Ipa. Ovvero la stagione della consacrazione ufficiale di uno stile che da fenomeno per appassionati, i quali forse lo considerano ormai quasi noioso, sta conquistando scaffali del supermercato così come le birrerie.

Quello delle Ipa, acronimo di India Pale Ale, è un trend che parte da lontano, sia in termini di spazio sia di tempo. Rivitalizzate negli Stati Uniti degli oltre 3mila birrifici “artigiani”, alcuni tuttavia ben più grossi di un grande stabilimento italiano, si sono poi diffuse, sia nelle loro versioni originali sia in mille, svariate “imitazioni”, un po’ dappertutto: in Europa ovviamente, ma anche in Sud America e in Estremo Oriente.

Per anni tuttavia sono rimaste, almeno in Italia, nell’alveo degli appassionati, degli esperti veri o presunti, tutti conquistati dalla freschezza e dall’aromaticità dei nuovi luppoli che, in gran parte, arrivavano proprio dagli States. Ci è voluto un po’ ma oggi come oggi anche i big si stanno accorgendo del fenomeno, o per lo meno devono aver valutato le dimensioni del fenomeno stesso, e hanno deciso di provare a entrare nella nicchia. Nel tentativo, ovviamente, di trasformarla in uno spicchio apprezzabile della “torta” del consumo complessivo.

Ci riusciranno? Difficile dirlo con assoluta certezza tuttavia la mossa ci sembra interessante e meritevole e, considerato il crescente, lento ma graduale fascino che le birre più aromatiche e intense stanno esercitando sui consumatori italiani, quella del 2015 potrebbe davvero essere l’estate delle Ipa. Sempre che non piova, ovviamente.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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