La legge italiana si è pronunciata sulla birra artigianale, regolamentando l'attività dei microbirrifici indipendenti. Il Senato ha infatti approvato il Collegato agricoltura, contenuto nel DDL S 1328-B (Disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione, competitività per l’agroalimentare). Se fino a qualche giorno fa la legge italiana non faceva distinzione tra birrifici artigianali e industriali, oggi questa differenza è chiara a tutti.
Il traguardo storico riguarda in particolare l'articolo 35 del decreto dedicato alla “Denominazione di birra artigianale”: «Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione. Al bando dunque i processi di pastorizzazione e microfiltrazione, passaggi “industriali” che danneggerebbero l'artigianalità».
«Ma - continua il testo - anche le quantità giocano un ruolo determinante: il piccolo birrificio indipendente è quello la cui produzione annua non superi 200mila ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi” e in aggiunta legalmente ed economicamente indipendente, con impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio. Per la prima volta, quindi, la legislazione italiana sottolinea la differenza tra microbirrifici e grandi impianti industriali, finora affiancati sugli stessi livelli di imposizione fiscale e complessità degli adempimenti. E per chi rispetta tutti i requisiti sarà possibile scrivere in etichetta “birra artigianale”».