Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
giovedì 28 marzo 2024  | aggiornato alle 12:49 | 104237 articoli pubblicati

Quando in una birra spicca il lattosio Milkshake Ipa, di tendenza negli Usa

Il loro habitat è nella fascia nord orientale degli Stati Uniti, ma già molte aziende ci hanno puntato gli occhi: le birre Milkshake richiamano le Ipa, ma rispetto a queste accentuano la presenza del lattosio

di Giovanni Angelucci
 
05 marzo 2017 | 16:12

Quando in una birra spicca il lattosio Milkshake Ipa, di tendenza negli Usa

Il loro habitat è nella fascia nord orientale degli Stati Uniti, ma già molte aziende ci hanno puntato gli occhi: le birre Milkshake richiamano le Ipa, ma rispetto a queste accentuano la presenza del lattosio

di Giovanni Angelucci
05 marzo 2017 | 16:12
 

Chi avrebbe mai immaginato che saremmo arrivati a stappare un Milkshake. Si, avete capito bene, un Milkshake. Non è un nuovo stile birrario, tantomeno la vincitrice dell’ultimo strambo concorso brassicolo americano, è una sperimentazione del tutto nuova e dalle origini non ancora del tutto definite. Parliamo di birre che vengono chiamate Milkshake Ale e solitamente sono molto vicine alle India Pale Ale in stile American, la cui ricetta riporta tra gli ingredienti il lattosio.

Quando in una birra spicca il lattosio  Milkshake Ipa, di tendenza negli Usa

È quest’ultimo a contraddistinguerle e renderle inconsuete tanto da richiamare l’attenzione del mondo su di loro. Ma da dove saltano fuori queste nuove creazioni? Pare che nel 2014 sia stata la svedese Omnipollo a sfornare la Smoothie Ipa che nel 2015 fu seguita dalla Milkshake Ipa, concepita e partorita dalla beer-firm scandinava e da Tired Hands from Pennsylvania.

Ve lo starete chiedendo tutti, cosa prevede esattamente la produzione di questa nuova birra mai sentita prima? Leggiamo e riportiamo quanto segue: “Una quota di frumento in miscela secca, poi avena e purea di mele (con la loro pectina) ad affiancare lo stesso lattosio nel creare dense nebbiosità, l’ulteriore aromatizzazione a base di vaniglia, nonché di luppoli di cultivar tipicamente statunitensi, l’aggiunta post-fermentativa di frutta”.

Pare che il suo habitat al momento sia da rintracciare nella zona nord-orientale degli Usa, il verdeggiante e pacifico New England, ma vive di sfaccettature già molto diverse nonostante l’attuale fase di rodaggio; infatti compare l’impiego di frutti differenti, dal lampone alla mora, dalla ciliegia al kiwi, a dimostrazione dei numerosi risultati ottenuti ed ottenibili. Inoltre sta destando la curiosità di altri produttori che hanno deciso di cimentarsi nelle milkshake, specialmente chi era ed è già molto in linea con le birre che vedono l’aggiunta di lattosio come le Porter e le Stout.

Insomma al momento non sembra qualcosa di così bizzarro e fuori dal comune ma ci vorrà del tempo per capire se la curiosa trovata sarà innalzata a rango di stile vero e proprio o se svanirà nel nulla come una bolla di…milk.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali
       


Roner
Mulino Caputo
ros

Roner
Mulino Caputo

ros
Prugne della California