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Birra artigianale, identità a rischio Entrano in gioco le multinazionali

Tanti i marchi di birra artigianale che perdono la loro indipendenza, acquisiti dalle multinazionali. Kuaska dipinge il quadro della situazione, sottolineando quanto sia importante che il consumatore si tenga informato

di Giovanni Angelucci
 
28 luglio 2017 | 12:41

Birra artigianale, identità a rischio Entrano in gioco le multinazionali

Tanti i marchi di birra artigianale che perdono la loro indipendenza, acquisiti dalle multinazionali. Kuaska dipinge il quadro della situazione, sottolineando quanto sia importante che il consumatore si tenga informato

di Giovanni Angelucci
28 luglio 2017 | 12:41
 

Prima nel 2016 Birra del Borgo di cui si continua ancora a parlare, più recentemente Toccalmatto che ha annunciato la sua partnership con Caulier, il Ducato conferma la cessione del 35% delle sue quote a Duvel, Birradamare sigla un accordo con Malson Coors. Il fenomeno delle acquisizioni da parte delle multinazionali continua e sta destabilizzando l’intero mondo della birra artigianale. In una prima analisi abbiamo deciso di dare parola al volto della birra artigianale italiana, Lorenzo Kuaska Dabove. Prossimamente sentiremo cosa hanno da raccontare direttamente i birrai.

Lorenzo Kuaska Dabove - Birra artigianale, un settore in fermento A metterci mano sono le multinazionali

Lorenzo Kuaska Dabove

Cosa sta succedendo?
Sta semplicemente succedendo ciò che avevo predetto nel 1996 quando risposi affermativamente alla richiesta di "paternità" e di supporto da parte dei primi pionieri. Avevo detto subito "prima o poi vi busseranno alla porta le multinazionali". Sono stato Cassandra con vent'anni di anticipo! Ed ecco perché forse provo meno dolore e più rassegnazione.

Quelli che decidono di “cedere” e stringere accordi come i suddetti, sono da mandare al patibolo?
Patibolo no, quello lo invocano solo gli urlatori del web ma ognuno (addetti ai lavori o non) deve avere il diritto di comportarsi come meglio crede, ad esempio non comprando, non bevendo, non invitando ad eventi e così via. Un fattore però mi sembra doveroso ma quasi sempre trascurato: il conoscere i termini delle cessioni, fusioni, partecipazioni, prima di esprimere la propria opinione.

Birra artigianale, un settore in fermento A metterci mano sono le multinazionali

Quando una realtà brassicola artigianale prende una decisione del genere, si può ancora considerare “artigianale”?
Artigianale cosa significa? Indipendente mi piace di più. Per fare un esempio, se un consumatore decide di comprare e bere una Re Ale, lo può fare ma essendo conscio della perdita di indipendenza di Birra del Borgo.

Perché l’interesse da parte delle potenze sembra si stia concentrando ora?
Forse c'è sempre stato questo interesse, solo ora si palesa per vari motivi come la crescita, in media, della qualità ed inventiva delle birre artigianali nonché la nascita di un nuovo consumatore, esigente e competente più che la paura di veder ridotta, in modo significativo, la fetta di mercato.

Quali sono le motivazioni che spingono i nostri birrai a “vendere la propria anima”? Davvero è solo una questione di danari?
Non lo so di preciso, chiederlo loro sembra servire a poco, ma posso imputarlo principalmente alla scarsa capacità e lungimiranza imprenditoriale che porta a non farcela più.

Birra artigianale, un settore in fermento A metterci mano sono le multinazionali

La loro autonomia rimane comunque immutata nel tempo?
Nel tempo? Credo proprio di no e forse da subito!

Quali sono i birrifici più appetibili?
Quelli di prima fascia verrebbe da dire ma poi, vedendo come, pure all'estero, anche birrifici di minor appeal siano finiti nelle grinfie delle multinazionali, non escluderei nessuno. Le potenze hanno persone appositamente preposte alle strategie di acquisto.

E in tutto questo il consumatore finale cosa capisce? Come è possibile fare chiarezza nei suoi confronti?
Il consumatore è fottuto per definizione! Si metta l'animo in pace e si trasferisca ad Anderlecht.

Birra artigianale, un settore in fermento A metterci mano sono le multinazionali

Chi scrive pensa che gli estremismi non abbiano mai giovato, si può avere un credo ma i percorsi di ognuno sono così cangianti che alcune dinamiche posso prendere forma anche laddove non ce lo si immagini. In questo caso trovo che le scelte dipendano dagli obiettivi di un birrificio. Se sono puramente di natura economica l’acquisizione può essere un traguardo da cui trarre certamente cospicui risultati, se sono dettate da una crescita del birrificio stesso che non vuole sottostare ai tempi biblici del mercato vale lo stesso discorso.

Se invece il birraio è “sentimentalmente radicale” la sua natura emozionale è inamovibile, quandunque fiocchino valigette colme di soldi. Qui però tutto cambia ed è facile dire “lui è un vero puro che non si è venduto”. Non è questione di essere “venduti” (termine nauseante di cui si è abusato negli ultimi tempi) ma dove si vuole arrivare. Due cose sono certe: la prima è che i nostri birrai sono troppo legati alle proprie creazioni per sputtanarle in mondo visione così facilmente. La seconda è che d’altro canto il Re Denaro comanda sempre.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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