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L'oggi e il domani della birra artigianale secondo i produttori Campari e Miceli

Giovanni Campari di Birrificio del Ducato e Elio Miceli di Birradamare, che hanno appena stretto una partnership, vedono il mercato della birra in evoluzione e sottolineano l'importanza di trasparenza per il consumatore e del mantenimento della propria identità quando si creano collaborazioni tra diverse realtà

di Giovanni Angelucci
03 settembre 2017 | 09:33
L'oggi e il domani della birra artigianale 
secondo i produttori Campari e Miceli
L'oggi e il domani della birra artigianale 
secondo i produttori Campari e Miceli

L'oggi e il domani della birra artigianale secondo i produttori Campari e Miceli

Giovanni Campari di Birrificio del Ducato e Elio Miceli di Birradamare, che hanno appena stretto una partnership, vedono il mercato della birra in evoluzione e sottolineano l'importanza di trasparenza per il consumatore e del mantenimento della propria identità quando si creano collaborazioni tra diverse realtà

di Giovanni Angelucci
03 settembre 2017 | 09:33
 

Nell’approfondimento dello scorso numero avevamo già affrontato la questione delle varie acquisizioni da parte delle multinazionali che continuano e destabilizzano l’intero mondo della birra artigianale. Lo abbiamo fatto dando voce a Kuaska che con la sua esperienza e contatto continuo con i birrai, ha potuto fornirci una quadro della situazione, seppur soggettivo. Questa volta abbiamo quindi deciso di interpellare due dei protagonisti delle ultime vicende economico-socio-birrarie. I due produttori Giovanni Campari del Birrificio del Ducato che ha stretto una partnership con Duvel Moortgat e Elio Miceli di Birradamare acquisita da Molson Coors.

L'oggi e il domani della birra artigianale secondo i produttori Campari e Miceli

Cosa sta succedendo?
GC: Il mercato sta crescendo ed è normale che birrifici più grossi bussino alle porte dei piccoli, a patto che essi si sappiano distinguere per qualità, eccellenza e che abbiano una posizione di leadership nel mercato.

EM: Niente di più che la naturale evoluzione del mercato della birra artigianale in Italia essendo un Paese vocato al food indubbiamente riscuotiamo interesse in tale settore dall’estero, dove le aziende sono molto più attente ai cambiamenti del mercato e anche economicamente più sostenute dal sistema sia bancario che di impresa.

Quando un micro birrificio prende una decisione del genere, si può ancora considerare “artigianale”?
GC: Secondo me la definizione di “artigianale” viene mantenuta poiché non è la proprietà ma il processo che determina il prodotto. La cosa che mi preoccupa è constatare come il movimento e la associazione Unionbirrai (appena costituitasi come associazione di categoria mentre per oltre 15 anni è stata associazione culturale) stia cercando di fare approvare una legge per far sì che la dicitura di "birra artigianale" possa essere attribuita al produttore e non al prodotto, utilizzando alcuni criteri di discriminazione quanto mai preoccupanti.

Mi riferisco al punto in cui per essere considerati "birrificio artigianale" (oltre alle giuste discriminanti di processo sulla non microfiltrazione, non pastorizzazione, ecc.) non sono ammesse nella compagine sociale partecipazioni di nessuna società che produce birra, mentre sono permesse (sic!) partecipazioni anche in maggioranza, o la totale proprietà, di società che operano in settori diversi. Che significa questo? Che tutte le industrie che vengono da settori diversi da quello della birra (alimentare, metalmeccanico, edile, finanziario, ecc.) possono tranquillamente aprire un birrificio in Italia e fregiarsi del titolo di "birrificio artigianale". Per cui se un domani Bayer, Monsanto o Fiat-Chrysler decidessero di entrare nel business potrebbero tranquillamente produrre "birra artigianale" a norma di legge. È questa la direzione che vogliamo venga presa, la strada da percorrere?

EM: Su questo punto dobbiamo parlare di consumatore o di azienda? La birra artigianale è uno dei pochi prodotti alimentari in cui si è posta più attenzione sulla compagine sociale che sulla qualità della produzione, francamente lo trovo folle e poco lungimirante, alla fine questa legge si tramuterà in un boomerang, noi personalmente siamo in un paradosso, siamo a livello societario non artigianali, mentre il prodotto è artigianale, da qui il nostro consumatore non ne capirà nulla… ma torniamo alla domanda, forse la mentalità passa da una scelta esclusivamente locale ad una a più ampio respiro, credo che sia superflua la distinzione tra artigianale ed industriale, ma sarebbe meglio parlare di differenze tra mediocre e ottimo.

Giovanni Campari - L'oggi e il domani della birra artigianale secondo i produttori Campari e Miceli

Giovanni Campari (foto: Agrodolce)

Perchè l’interesse da parte delle potenze sembra si stia concentrando ora?
GC: Perchè se prima il fenomeno sembrava destinato ad avere un culmine ed una fase calante ora, dopo anni ed anni di crescita costante a livello globale, sembra proprio che siamo di fronte ad un cambiamento globale della tendenza. I consumatori di tutto il mondo premiano le “birre craft” per la loro differenziazione di gusti, di brand, di contenuti culturali che sono in contrapposizione all’appiattimento e all’omologazione di gusto e proposte delle lager industriali.

EM: Il motivo è che il consumo sta cambiando il mercato della birra dal basso quindi il fenomeno diventerà rilevante e le grandi aziende si stanno organizzando per le nuove sfide future, e l’Italia è uno dei player più vocati e di grande indirizzo stilistico, proprio in virtù della sua non facile inquadratura stilistica e commerciale nell’attuale panorama… Prevedere il mercato è una delle più grandi prerogative dei grandi gruppi.

Quali sono le motivazioni che spingono i birrai ad un passo del genere? Davvero è solo una questione di danari?
GC: Le ragioni di una scelta sono molteplici, ognuno ha le proprie. Nel nostro caso aver stretto una partenership con un birrificio che ci permettesse di accedere a risorse culturali di know-how e sinergie di sviluppo mantenendo il controllo della nostra azienda non è stata certo una scelta di interesse economico, anche perché io e il mio socio abbiamo reinvestito i proventi in azienda. Duvel è un birrificio belga rinomato ed altamente rispettato nel mondo craft, vanta partecipazioni importanti come Firestone Walker, Boulevard e Ommegang in Usa e altre in Europa. Si tratta di un piccolo gruppo con una sua filosofia propria che non può nemmeno lontanamente esser paragonato a colossi industriali quotati in borsa come AbInbev o Molson Coors.

EM: È una questione di denari e di realizzazione quando come nel nostro caso si può parlare di programmazione di sviluppo e crescita della propria azienda e trovare interlocutori che vogliono questo e non pongono limiti alla tua fantasia, si deve parlare piu di realismo economico e fiducia nei progetti fin qui sviluppati, in qualche modo si è anche gratificati da 12 anni di grandissima tenacia, quindi si, parlerei anche di altri valori.

Elio Miceli - L'oggi e il domani della birra artigianale secondo i produttori Campari e Miceli
Elio Miceli

La vostra autonomia rimane comunque immutata nel tempo?
GC: Direi di si

EM: Al momento si, dipende da noi dimostrare con i fatti che i nostri sogni e progetti sono reali e realizzabili, portando la nostra mentalità territoriale ed esterofila ai loro livelli, e allora sarà possibile dimostrare con i fatti che l’autonomia è mantenuta e può diventare anche un ottimo business, vede sta sempre a l’uomo dimostrare che tutto è possibile, se sbagliamo allora Birradamare diverrà uno dei marchi di un portafoglio marchi.

Quali sono i birrifici più appetibili?
GC: In Italia ce ne sono pochi. Non mi va di fare nomi, ma se proprio devo direi: Lambrate, Italiano e Baladin (anche se si sa, lui è già partecipato con una quota di minoranza da Farinetti…).

EM: Credo quelli che hanno saputo lavorare sul marchio e sulla qualità ed esportabilità delle proprie birre ed idee, non saprei dare indicazioni più precise, francamente vedo tantissimi miei colleghi stanchi ed ingannati dal mercato che a breve dovranno essere pronti ad eventuali cambi di direzione.

E in tutto questo il consumatore finale cosa capisce? Come è possibile fare chiarezza nei suoi confronti?
GC: In Italia siamo in una situazione in cui il mercato è diviso in due da un lato una cerchia di super appassionati con posizioni radicali ed estremistiche, e dall'altro una composizione più o meno variegata di persone che dimostrano interesse verso la birra ma non sono alla ricerca delle cose più estreme ed introvabili, magari brassate appositamente per questo o quel locale. Essi rappresentano tutta una serie di locali che utilizzano e consumano la birra artigianale senza fare troppi drammi o delle crociate contro questo o quel birrificio, clienti meno formati, se vogliamo, ma più attenti al prodotto e alla serietà dell’azienda che lo produce e lo distribuisce. I primi hanno una visione ideologica poiché spostano l'attenzione su quello che dovrebbe essere l'unico argomento ovvero la qualità organolettica, l’originalità e genuinità del prodotto. Io credo che sia responsabilità di tutti i singoli produttori fare chiarezza con i loro clienti, facendo quel lungo lavoro quotidiano di formazione e cultura che noi (come tanti altri nostri colleghi) facciamo da oltre dieci anni. Soprattutto per la chiarezza ai consumatori e per la corretta selezione fa parte dei Publicans occorrerebbe una legge basata su un vero disciplinare di prodotto, anche perché occorrerebbe valorizzare sempre di più prodotti di qualità sul mercato.

EM: Come ho detto prima la comunicazione e la legge adesso sono un disastro, alla fine la propria cultura specifica aiuterà il consumatore a capire cosa bere e null’altro, a meno che non si arrivi ad un disciplinare tipo quelli del vino, che siano in grado di parlare di prodotto e non di finanza, alla fine quante cantine vinicole sono proprietà di gruppi di investimento e fanno ottimi prodotti? Perchè nella birra non è possibile? Concludo con una piccola provocazione “viva i piccoli birrifici industriali”, salute!.

Per informazioni:
birrificiodelducato.it
www.birradamare.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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