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“Indipendente artigianale” Nuovo marchio per la birra italiana

Unionbirrai ha lanciato il marchio “Indipendente artigianale una garanzia Unionbirrai”. Il logo apparirà sulle etichette e sulla comunicazione dei veri birrifici artigianali indipendenti e tutelerà la birra artigianale italiana. Una svolta? Sicuramente un ulteriore passo avanti per la birra artigianale italiana, quella vera.

di Giovanni Angelucci
02 dicembre 2018 | 09:06
“Indipendente artigianale” 
Nuovo marchio per la birra italiana
“Indipendente artigianale” 
Nuovo marchio per la birra italiana

“Indipendente artigianale” Nuovo marchio per la birra italiana

Unionbirrai ha lanciato il marchio “Indipendente artigianale una garanzia Unionbirrai”. Il logo apparirà sulle etichette e sulla comunicazione dei veri birrifici artigianali indipendenti e tutelerà la birra artigianale italiana. Una svolta? Sicuramente un ulteriore passo avanti per la birra artigianale italiana, quella vera.

di Giovanni Angelucci
02 dicembre 2018 | 09:06
 

Unionbirrai ha lanciato il marchio “Indipendente artigianale una garanzia Unionbirrai”. Il logo apparirà sulle etichette e sulla comunicazione dei veri birrifici artigianali indipendenti e tutelerà la birra artigianale italiana. Una svolta? Sicuramente un ulteriore passo avanti per la birra artigianale italiana, quella vera.

A spiegarci meglio l’importante novità nel panorama birrario nazionale è Vittorio Ferraris, socio fondatore e birraio del Birrificio Sant’Andrea di Vercelli, da marzo 2018 direttore generale di Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti italiani.

(Indipendente artigianale Nuovo marchio per la birra italiana)

Quando, come e perché avete deciso di creare il marchio?
Il progetto nasce con la nuova definizione di legge di “birra artigianale italiana” (2016) e si è concretizzato con il nuovo assetto dell’Associazione, che nel 2017 è passata da associazione culturale ad associazione di categoria. Abbiamo quindi ritenuto che il momento fosse maturo per introdurre questo nuovo strumento di tutela e di promozione dei produttori e del prodotto che rappresentiamo.

Come possono i birrifici indipendenti italiani fregiarsi nel vostro marchio?
Al momento - come “marchio collettivo di tutela” - sarà disponibile solo agli associati Unionbirrai. Stiamo creando le condizioni affinché a partire dal 2019 sia disponibile per tutti i produttori che hanno i requisiti di legge per potersene fregiare.

Quali sono i criteri del disciplinare?
Ovviamente il birrificio deve avere i requisiti di legge, quindi una produzione annua inferiore ai 200mila hl, deve essere economicamente e legalmente indipendente da qualsiasi birrificio industriale e la produzione di birra deve essere esclusivamente artigianale, cioè non possono essere utilizzati i processi di pastorizzazione e microfiltrazione. Il marchio identifica infatti produttore e prodotto attraverso indipendenza e artigianalità. Poiché Unionbirrai è titolare del marchio, e quindi garante della sua corretta applicazione, abbiamo solo introdotto la verifica di possesso di licenza di produzione con codice accisa attivo da almeno un anno.

A tuo avviso le multinazionali della birra, oltre a realizzare prodotti che simulano le birre artigianali confondendo il consumatore, che “danno” (se così vogliamo chiamarlo) stanno provocando?
Il problema è che moltissimi consumatori, ma anche operatori del settore come distributori o esercizi commerciali di rivendita, non sempre hanno le giuste informazioni per distinguere e proporre in modo corretto il prodotto artigianale. Tutto ciò comporta scelte non consapevoli ed è nostro dovere formare ed informare correttamente i soggetti interessati affinché si capisca in maniera netta la diversità che proponiamo come produttori artigianali. Se non si interviene con una corretta comunicazione e con strumenti che la possono supportare il danno maggiore resta la gran confusione sul mercato.

In che modo le multinazionali della birra “simulano”? Qual è la linea tra legalità ed etica?
Il richiamo all’artigianalità attraverso messaggi, terminologie e packaging che ricordano la produzione artigianale è l’arma più utilizzata dall’industria. Magari con risultati alterni, ma spesso efficacissimi nei confronti di consumatori non informati. Con questo non si vuol dire che ci sia illegalità (e dove ciò accade ci sono organi istituzionali preposti al controllo e alla rimozione delle anomalie), ma sicuramente la strategia oggi è far apparire come artigianale un prodotto che, per sua natura, non lo è.

Secondo te un’etichetta basta per informare il consumatore?
Sarà un processo lento, anche per il tempo fisiologico di assestamento dei prodotti e del loro packaging, però siamo convinti che la diffusione del marchio sulle nostre etichette possa diventare un ottimo strumento di differenziazione.

Vittorio Ferraris (Indipendente artigianale Nuovo marchio per la birra italiana)
Vittorio Ferraris

Credi basterà per tracciare una divisione netta tra birra artigianale e birra industriale?
Dove i prodotti risultano facilmente confrontabili, sicuramente sì. Penso agli scaffali o alle proposte di tap list dei locali. Oggi spesso non esiste differenziazione e tutto viene proposto in unico “calderone”. Il marchio può e deve diventare uno strumento attraverso il quale suddividere in maniera netta la proposta.

Quali sono le strategie di comunicazione che saranno messe a punto da Unionbirrai? Per chi vi conosce rappresentate certamente un’associazione affidabile di cui potersi fidare, ma molti non sanno della vostra esistenza.
Oggi rappresentiamo poco più del 3% del mercato di birra in Italia. Gli spazi ci sono e bisogna lavorare con tantissima determinazione coinvolgendo tutta la filiera. Dobbiamo lavorare da subito sul mercato specializzato - penso ad esempio ai pub, sui quali a breve partirà una iniziativa molto importante - per incentivare la proposta e creare sempre più consumatori consapevoli in grado di distinguere. Ovvio che per raggiungere una massa critica di un certo tipo bisogna lavorare bene sui canali distributivi e creare nuove opportunità.

Vi aspettate un appoggio da parte di enti e/o altre associazioni?
Sì, e lo abbiamo previsto anche a livello di regolamento-quadro del marchio. Pur avendone la titolarità non escludiamo che si possano creare opportunità di partnership e/o concessioni d’uso affinché l’azione diventi più efficace. Chiaro che un primo supporto importante ci aspettiamo arrivi dal ministero delle Politiche agricole, con il quale si sta ragionando su tanti aspetti che riguardano il mondo della birra artigianale e di tutta la sua filiera.

Qual è il tuo auspicio per il mondo della birra artigianale italiana?
Abbiamo tutti i presupposti per fare bene e la nostra qualità produttiva è riconosciuta anche in tanti Paesi con una grande tradizione birraria. È chiaro che la contrazione economico-finanziaria che stiamo vivendo non facilita il nostro compito, ma sono convinto che il comparto sia costituito da imprese giovani, determinate e innovative che faranno della loro passione uno strumento di successo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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