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Quando l’uva fa capolino nella birra L’esperienza della friulana Gjulia

di Giovanni Angelucci
 
22 maggio 2019 | 18:09

Quando l’uva fa capolino nella birra L’esperienza della friulana Gjulia

di Giovanni Angelucci
22 maggio 2019 | 18:09
 

Birra e vino hanno impiegato molto tempo prima di avvicinarsi e ora pare siano molto vicini, più di quanto ci si aspetti, grazie all’esperienza delle Italian Grape Ale.

Alla fine del 2016 il Beer judge certification program (Bjcp), punto di riferimento per la categorizzazione delle birre, aveva inserito il capitolo “Italian styles” con la categoria Iga, “Italian Grape Ale”. Seppur come stile non ancora ufficiale, veniva riconosciuta una italianità produttiva per le birre con presenza di uva, mosto o mosto cotto, presenti in percentuali variabili, senza alterare l’anima brassicola del prodotto. Le Iga sono l'ultima frontiera della creatività Brassicola del paese e la variegata ricchezza dell'agroalimentare italiano, rappresentata da uno dei suoi prodotti più apprezzati, il vino.

(Quando l’uva fa capolino nella birra L’esperienza della friulana Gjulia)

Ebbene, se si è arrivati a questo punto, molto proficuo per il mondo brassicolo tutto, è grazie alla creatività dei nostri birrai e al patrimonio (culturale) vinicolo che possediamo. Addirittura assistiamo ad evoluzioni da parte di produttori vinicoli che diventano birrai. È il caso di Marco Zorzettig, creatore del primo birrificio agricolo friuliano Gjulia, già proprietario delle cantine Alturis e La Tunella in Friuli Venezia Giulia.

(Quando l’uva fa capolino nella birra L’esperienza della friulana Gjulia)

Uno storytelling non da poco, ma ciò che conta è il binomio vino-birra: 14 ettari di orzo per la produzione del malto base e circa 2 ettari di frumento per produrre la birra bianca. Il birrificio è situato a San Pietro al Natisone (Ud) dove sgorga l’acqua del Monte Mia, pura ed incontaminata, essenziale per la qualità della birra. Tra le varie birre compare la Grecale, maestosa tripel Iga, con aggiunta di un 5% di mosto di uva Picolit, vitigno nobile friulano, emblema della territorialità e della doppia anima di questa birra. Disponibile una volta all’anno, nel mese di novembre, è nata nel 2012 e cambia (oltre ad evolversi velocemente) ad ogni annata considerata la sua anima enoica.

«Cereali di nostra produzione, lavoro manuale e capacita` imprenditoriale, forte di un know-how trasmesso da generazioni: dopo aver conosciuto i sacrifici e le gratificazioni che la natura impone, si rende partecipe di una sostenibilita` che guarda dritta negli occhi il mondo d’oggi. E quando l’energia umana cerca supporto pensa ancora alla Natura, avvalendosi di fonti rinnovabili», questo il pensiero di Marco. Quando andrete a fargli visita chiedete di assaggiare anche la Fragolina, birra fresca e profumata ottenuta dallo speciale incontro tra mosto d’uva Pinot Nero e fragole di Tortona (presidio Slow Food).

Per informazioni: birragjulia.com

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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