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La birra artigianale piemontese Culture “locali” di ampio respiro

Terra di grandi vini ma anche di grandi birre, nella top three delle Regioni in quanto a numero di produttori (ben 140). La crescita negli anni (guidata da Baladin) è stata costante e ha portato tra le altre cose a locali interessanti, iniziative di ampia attrattiva e utilizzo di prodotti locali come presidi Slow Food.

di Giovanni Angelucci
13 luglio 2019 | 09:28
La birra artigianale piemontese 
Culture “locali” di ampio respiro
La birra artigianale piemontese 
Culture “locali” di ampio respiro

La birra artigianale piemontese Culture “locali” di ampio respiro

Terra di grandi vini ma anche di grandi birre, nella top three delle Regioni in quanto a numero di produttori (ben 140). La crescita negli anni (guidata da Baladin) è stata costante e ha portato tra le altre cose a locali interessanti, iniziative di ampia attrattiva e utilizzo di prodotti locali come presidi Slow Food.

di Giovanni Angelucci
13 luglio 2019 | 09:28
 

Terra di grandi vini ma anche di grandi birre, nella top three delle Regioni in quanto a numero di produttori (ben 140). La crescita negli anni (guidata da Baladin) è stata costante e ha portato tra le altre cose a locali interessanti, iniziative di ampia attrattiva e utilizzo di prodotti locali come presidi Slow Food.

Il nostro itinerario tra le infinite vie della birra continua e stavolta, dopo Lazio e Puglia, ci spostiamo in una delle regioni italiane più interessanti in termini di qualità e movimento birrario. Ad accompagnarci è Paolo Celoria, bevitore dagli anni ’90, collaboratore della sezione birra nella condotta Slow Food di Vercelli, docente nei corsi di degustazione per diverse associazioni in Piemonte e Lombardia.

Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo (La birra del Piemonte si fa sentire che sia all'estero o nel territorio)
Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo

Cosa vuol dire birra in Piemonte oggi?
Il Piemonte è da sempre terra di grandi vini, ma è innegabile che sia anche terra di grandi birre. Il movimento artigianale italiano ha preso il via anche da qui, grazie a Teo Musso di Baladin e ai fratelli Borio di Beba, ad oggi il Piemonte si gioca con il Veneto il ruolo di seconda forza in quanto a numero di produttori in Italia, dietro alla Lombardia. La crescita è stata costante e su tutto il territorio troviamo realtà variegate che vanno dai birrifici noti e apprezzati a livello mondiale a quelli che invece insistono molto sul loro territorio di riferimento, utilizzando ingredienti autoctoni, il tutto sempre mantenendo un taglio molto “piemontese” e quindi poco aggressivo a livello di marketing e immagine, ma molto solido. Si può dire che quella piemontese sia una scena matura in cui c’è sempre spazio per nuovi inserimenti di qualità. Se proprio si vuole trovare una lacuna è quella relativa agli eventi birrari: ci sono iniziative di ampio respiro e alta qualità come “C’è fermento a Saluzzo”, così come ci sono diverse manifestazioni interessanti promosse da singoli birrifici o locali, ma manca un evento di portata nazionale o internazionale, come abbiamo invece in altre regioni.

Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo (La birra del Piemonte si fa sentire che sia all'estero o nel territorio)
Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo

Quali sono le tappe imprescindibili di un itinerario brassicolo piemontese?
Con più di 140 birrifici sul territorio è difficile non fare torto a qualcuno e citare tutti i meritevoli, quindi inizierei con un pensiero dedicato alle realtà consolidate e apprezzate anche al di fuori dei confini nazionali. Impossibile non pensare a Baladin, in particolare per visitare l’Open Garden e per conoscere la linea delle birre “da divano”, ancora oggi quasi uniche nel panorama italiano, per poi passare a Loverbeer, dove Valter Loverier sprigiona la sua passione e il suo approccio peculiare alla produzione birraria; imprescindibile Montegioco con tante birre legate intimamente al territorio, per poi passare a Croce di Malto e a Birra Elvo dove Josif Vezzoli usa l’acqua di Graglia per creare una linea di basse fermentazioni favolose. Da non dimenticare inoltre i “giovani” Canediguerra e Sagrin, ma anche alcuni nomi più “storici” sinonimo di garanzia come Troll, Civale e San Paolo.

Quali sono i birrai che lavorano in maniera lodevole?
Valter Loverier, Josif Vezzoli e Riccardo Franzosi sono stati premiati più volte; Alessio Selvaggio di Croce di Malto ha premi internazionali e la presenza costante nei Top 20 d’Italia, così come Alessio “Allo” Gatti di Canediguerra, ma sul territorio ci sono anche tanti altri validissimi birrai meno chiacchierati che da anni garantiscono prodotti di alta qualità e costanza, come Simone Sparaggio di Pasturana, Enrico Terzo di Un Terzo, Riccardo Miscioscia del birrificio La Piazza, Gian Paolo “Gippo” Camurri di Kamun, oltre ad alcuni giovani promettentissimi come Loris Mattia Landi di Edit.

Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo (La birra del Piemonte si fa sentire che sia all'estero o nel territorio)
Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo

E cosa ci dici dei birrifici agricoli?
Il fenomeno dei birrifici agricoli in Piemonte si sta abbastanza diffondendo e, a parte il caso Baladin, coinvolge in buona parte aziende agricole che hanno iniziato a fare birra, anche se esistono alcuni birrifici con piccoli volumi di produzione che si sono “convertiti” in agricoli iniziando a prodursi le materie prime. Tra l’altro in Piemonte iniziarono alcune delle prime coltivazioni autoctone di luppolo, anche se su scala molto ridotta. L’essere vicini al territorio va oltre il concetto del “birrificio agricolo” perché anche realtà che non sono giuridicamente agricole dimostrano una “vicinanza” molto radicata. Oltre ai già più volte citati Montegioco e Loverbeer, abbiamo ad esempio Birrificio Sant’Andrea (nella mia Vercelli) che usa il riso, o i produttori che si sono lanciati nel mondo delle Iga (Sagrin uno dei più interessanti tra i giovani) sfruttando la vocazione vinicola della regione. Altri produttori da citare in questo ambito sono sicuramente Kauss, Hordeum, Filodilana o Birrificio Castagnero.

Materie prime particolarmente usate in regione che caratterizzano le birre?
Montegioco utilizza i prodotti coltivati a pochi km - se non metri - dal birrificio, come la pesca di Volpedo o la Bella di Garbagna (presidio Slow Food) e lo stesso vale per il solito Loverbeer con ramassin, ciliegie, cardi, ecc. Nella zona del vercellese si usano tipologie pregiate di riso, mentre altri birrifici nel Monferrato o nelle valli montane puntano su erbe aromatiche. Non mancano poi vari utilizzi di uve e vini del territorio.

Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo (La birra del Piemonte si fa sentire che sia all'estero o nel territorio)
Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo

Birre del Piemonte assolutamente da assaggiare
Eh… Con 140 birrifici dovrei citare almeno 200 birre ma cercherò di limitarmi e citerò quelle imprescindibili e quelle che più facilmente possono essere trovate anche al di fuori dei confini piemontesi: Piedi neri di Croce di Malto, Roè di Sagrin, Brusatà di Aleghe, Bramabirra di Beer in, Schwarz di Elvo, American Ipa di Canediguerra, Hellrice di Birrificio Sant’Andrea, Nucis di Kamun. Sicuramente poi qualche prodotto storico come la N.1 di Beba, una qualunque della linea Xyauyu di Baladin, la Quarta runa o la Mummia di Montegioco e la Beerbrugna di Loverbeer.

Discorso pub e mescita? Torino è il centro?
Potremmo fare meglio, in questo caso teniamo un pò fede alla nomea piemontese di essere gente tranquilla, a volte seduta e senza troppa voglia di strafare, per quanto non manchino realtà estremamente interessanti. Torino si sta lentamente svegliando e offre almeno un locale di assoluta caratura nazionale, come Open Baladin, oltre ad altre realtà più piccole (Dogana, Tripel B, Lo Sfuso o Bici e Birra) o più variegate (la valida struttura di Edit con birrificio interno); a corollario ci sono i già affermati locali dei birrifici cittadini (San Paolo, La Piazza e Torino) oltre ad altre realtà più recenti ed ambiziose come Lambìc. Nel resto della regione ci sono attività principalmente ancorate al territorio, come ad esempio il notevole locale di Troll a Vernante o il brewpub di Trunasse nel cuneese o i locali e taproom di birrifici nelle altre province, da Un Terzo a Elvo, da Bsa a Canediguerra e Citabiunda. Vanno poi citati gli alessandrini Hop e Birraland (beershop con mescita), Il Cavallino alato ad Asti, il St. George a Novi Ligure, l’Old tower pub a Novara e Fratelli Macondo a Oleggio. Last but not least, il locale con più spine d’Italia, ovvero il The Kitchen di Galliate che propone 50 vie e un’offerta che spazia anche ben oltre la birra.

Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo (La birra del Piemonte si fa sentire che sia all'estero o nel territorio)
Paolo Celoria con produttori ed esperti del mondo brassicolo

«La scena piemontese - ha concluso Paolo Celoria - è sicuramente ampia, varia e caratterizzata da eccellenze indiscutibili, soprattutto dal punto di vista dei produttori. Il mercato, come in tutta Italia, si sta stabilizzando, ma è bello vedere che qualche realtà nuova e di alta qualità riesca sempre ad emergere, così come è bello vedere che ci siano birrifici con anni di vita sulle spalle che continuano a lavorare duro e migliorano a vista d’occhio, a testimoniare che tutti meritano un secondo o terzo assaggio nel tempo. Cito come esempio il birrificio Castagnero a cui sono molto affezionato e che negli ultimi anni sta crescendo in maniera esponenziale dopo un esordio sicuramente sottotono; un ottimo esempio che aiuta tutti a capire come con il lavoro e con l’umiltà si possa fare tanta strada. Sul fronte dei locali si può migliorare e, per quanto Torino sia in crescita, città come Roma o Milano, ma anche Bologna o Firenze, restano ancora un passo avanti».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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