Con fatturato dimezzato nel 2020 rispetto all’anno precedente e quasi il 70% di attività con dipendenti in cassa integrazione, i piccoli birrifici indipendenti chiedono la riapertura dei locali anche nelle ore serali per poter ricominciare a lavorare. E con il motto “Noi siamo la birra, non lasciateci soli” i titolari e dipendenti dei birrifici artigianali italiani si sono uniti in una manifestazione virtuale attraverso i social, con l’obiettivo di far sentire la loro voce e puntare l’attenzione sulle difficoltà che il settore sta affrontando a seguito della pandemia e delle restrizioni ad essa connesse, oltre che sulla voglia di ricominciare a lavorare dei numerosi addetti del settore.
L’iniziativa social è identificata con l’hashtag #noisiamolabirra
Sui social con l’hashtag #noisiamolabirraL’iniziativa social identificata con
l’hashtag #noisiamolabirra e promossa da
Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli
birrifici indipendenti, punta a sottolineare la volontà dei
produttori di
birra artigianale di riaccendere gli impianti e ripartire con la loro attività, quasi totalmente ferma negli ultimi mesi di conseguenza al blocco del canale
Horeca.
Un doppio appello da parte dei birrifici artigianali: da una parte alle
istituzioni per sottolineare la necessità che si riporti equilibrio nella filiera e nel comparto della
ristorazione, dall’altro ai consumatori perché sostengano “la rivoluzione nel bicchiere” scegliendo di bere la birra artigianale italiana.
Fatturato dimezzatoLe restrizioni dell’ultimo anno stanno infatti mettendo a dura prova un settore che, dalla sua nascita nel 1996, per 25 anni è cresciuto costantemente, diffondendosi su tutto il territorio nazionale, ma che, seppur individuato tra quelli operativi, oggi risente direttamente delle
limitazioni sugli esercizi di
somministrazione. Tanti sono, infatti, gli
impianti totalmente o parzialmente
fermi, il cui
fatturato in media risulta essere dimezzato nel 2020 rispetto all’anno precedente, e quasi il 70% dei birrifici artigianali ha usufruito nell’ultimo anno della cassa integrazione per i propri dipendenti. Rispetto al 2019, inoltre, si aggira intorno al 60% la perdita del fatturato 2020 relativo alla somministrazione diretta dei propri prodotti, per quelle attività che la affiancano alla produzione.
Occorre una riapertura stabilePer questo i birrifici indipendenti hanno scelto di far sentire la loro voce attraverso alcuni
video veicolati sui social, in cui raccontano la voglia di riaccendere gli impianti e sostenere la necessità di una riapertura stabile e in sicurezza dei pubblici esercizi, anche nelle ore serali, per ridare di conseguenza vita ad un settore il cui mercato di vendita è quasi esclusivamente connotato nei pub e ristoranti. Motivazione per cui già da tempo Unionbirrai si batte per uno specifico codice
Ateco che differenzi la produzione di birra artigianale da quella industriale, due prodotti per natura estremamente differenti, con l’obiettivo che alla birra artigianale sia riconosciuta la sua caratteristica di
prodotto fresco e con
elevata deperibilità, e che ha nella maggior parte dei casi una shelf life estremamente ridotta a differenza della maggior parte dei prodotti industriali.
Le proposte del tavolo di filieraProprio oggi si è riunito il tavolo di filiera al quale ha partecipato il Sottosegretario alle Politiche Agricole,
Giuseppe L´Abbate, che ha detto: «Negli ultimi anni abbiamo assistito ad innumerevoli iniziative che hanno portato alla nascita di centinaia di microbirrifici artigianali. Questo deve essere il volano per la creazione di una vera e propria
filiera brassicola italiana, che possa contare su produzioni agricole di luppolo e malto nazionali - dichiara - sarà determinante, dunque, saper ben indirizzare questi
fondi a disposizione per pianificare gli sviluppi futuri. Al di là del delicato momento politico, è importante avviare il confronto con la filiera per comprendere come meglio destinare le risorse al fine di garantire crescita e aumento del valore aggiunto nel prossimo futuro concentrandosi su interventi complementari a quelli già previsti dai Piani di Sviluppo Rurale, dove alcune misure già possono
finanziare le esigenze indicate dal tavolo».
Tra le proposte emerse durante il tavolo di filiera quella, innanzitutto, del sostegno alla produzione di
orzo e
luppolo, anche tramite contratti di filiera agganciati alla valorizzazione della trasformazione e della promozione del prodotto. «Questo in modo tale che la filiera si strutturi e abbia poi la forza di crescere in autonomia - spiega il Sottosegretario Giuseppe L´Abbate. Il Ministero ha già chiesto i dati aggiornati ad Agea, così da poter valutare gli ettari interessati da tali produzioni».
A ciò si aggiunge la richiesta di
finanziare la ricerca in diverse direzioni: per l´individuazione di prodotti
fitosanitari efficaci ed a basso impatto sull´ambiente, di varietà vegetali più performanti e di soluzioni migliorative della meccanizzazione del processo
produttivo. Dunque, promozione, assistenza tecnica e formazione, sia per gli agricoltori che per i tecnici i quali, a loro volta, supporteranno i produttori, dando concreta attuazione nelle imprese dei risultati della ricerca
scientifica. Si attende a breve, infine, la prima bozza con cui l´osservatorio
economico-statistico, costituitosi in seno al tavolo di filiera, fotografa lo scenario italiano sul luppolo.