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Lockdown? Scelta eccessiva 137mila epidemiologi dicono “no”

Si chiama Great Barrington Declaration ed è un appello che 137mila esperti hanno sottoscritto per dire ai capi di stato che chiudere tutto porta con sé conseguenze gravi e non sempre necessarie.

 
09 ottobre 2020 | 10:01

Lockdown? Scelta eccessiva 137mila epidemiologi dicono “no”

Si chiama Great Barrington Declaration ed è un appello che 137mila esperti hanno sottoscritto per dire ai capi di stato che chiudere tutto porta con sé conseguenze gravi e non sempre necessarie.

09 ottobre 2020 | 10:01
 

Anche alcuni epidemiologi ora sono preoccupati tanto della salute fisica messa a repentaglio dal covid, quanto di quella mentale generata da tutte le conseguenze che la pandemia porta con sé, su tutte il lockdown. Alcuni esperti si sono chiesti, tramite un’iniziativa chiamata Great Barrington Declaration, se la chiusura totale sia stata la strategia migliore per combattere il Sars-CoV-2 e possa essere replicata nell’attuale fase di aumento dei contagi o se sia arrivato il momento di una riflessione.

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137mila esperti dicono no al lockdown

137mila le firme raccolte in tutto il mondo. «Siamo molto preoccupati per gli effetti dannosi sulla salute fisica e mentale delle politiche adottate dai governi in materia di Covid-19, raccomandiamo un approccio di Protezione focalizzata», scrivono nell’appello che ha trovato l’adesione anche di molti ricercatori italiani, tra questi Piero Sestili.

«Non è negazionismo», dice il docente di Farmacologia all’Università di Urbino, «ma un’analisi dell’evoluzione della malattia. Ora abbiamo più conoscenze sul virus rispetto allo scoppio della pandemia, i numeri attuali indicano che l’aumento dei contagi, scoperti grazie a un maggiore numero di test, non corrisponde a un incremento proporzionale di ricoveri, ingressi nelle terapie intensive e decessi. I motivi sono vari, ma ciò deve far capire a decisori politici e comitati tecnici che il rischio non è diminuito solo per i lockdown».

Una sorta di replica di quanto accaduto in Svezia, quel “rischio calcolato” che non sempre ha dato gli effetti sperati. «È stato un azzardo, in Svezia è andata bene ma ora con condizioni cambiate non è da scartare l’idea di arrivare all’immunità di gregge prima della disponibilità di un vaccino, che non sarà a breve». Qual è allora la migliore strategia che in questa fase dovrebbe adottare l’Italia? «Va attuata una protezione mirata sulle fasce più a rischio», afferma Sestili. «Invece ci siamo concentrati sull’iperprotezione della categoria meno a rischio: i più giovani. Si è dedicata tanta energia a proteggere gli studenti più che alla gestione precoce dei pazienti Covid con la modifica delle linee guida ferme ad aprile. Non possiamo puntare solo su vaccini e anticorpi se no, come ha detto anche il Papa, tagliamo fuori 80% del mondo che non se li può permettere. A chi deve prendere decisioni importanti consiglio di leggere con attenzione questo appello e non liquidarlo in fretta come banale e sciocco».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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