Nei giorni dell’emergenza da coronavirus, nelle Marche gli operatori della ristorazione e dell’accoglienza fanno gruppo. La silenziosa caparbietà di questa regione si fa sentire come ai tempi del terremoto del 2016. Disdetta è la parola più usata (come a Padova) che, al singolare, è molto simile a disgrazia. Al plurale però diventa disdette. Cancellazioni delle prenotazioni, alle quali il settore risponde con rassicurazioni, professionalità e porte aperte.
C'è vita nei locali delle Marche
Nei prossimi giorni sono previste inaugurazioni di nuovi locali, pranzi di beneficenza ed eventi che possano ridare fiducia. Dal 2 marzo riapriranno le scuole e ci sarà un ritorno alla normalità. Sulla costa e nell’interno si scambiano consigli e opinioni. «Navighiamo a vista», dicono alcuni; «Stiamo a vedere che succede», dicono altri. Tutti consapevoli che passerà e che dopo ci sarà molto da fare per recuperare tempo e denaro.
Nel frattempo sono triplicate le vendite di chi dalle Marche spedisce on line i prodotti locali e fiere importanti hanno già trovato un’altra data. Purtroppo il pessimismo a volte trascina in pensieri oscuri. «Era già difficile prima del coronavirus figuriamoci adesso», lamentano quelli più colpiti da rinvii e disdette. Ma, per fortuna, sono pochi.
I più approfittano di questo forzato stand by per inventarsi nuovi stimoli. C’è chi organizza pranzi di gruppo ai futuri sposi per scegliere i piatti del banchetto, chi cene private con giochi, gare e premi finali. E ancora: c’è chi percorsi turistici legati a cibo e vino e chi pranzi spettacolo. Insomma al di là di tutto, Risorgi Marche (dal nome del festival nato dopo il terremoto del 2016), tiene sempre botta.