«Sono un libero professionista. Ho la partita Iva. E invito con tutta la forza del caso quelli come me che lo possono fare a non richiedere i 600 euro previsti una tantum (per ora). Sarebbe una forma di imperdonabile sciacallaggio sociale. Non lo fate, non lo fate, non lo fate». Con un atto di grande onestà intellettuale e rigore un professionista
noto come il giornalista Riccardo Bocca, de L'Espresso, interviene su un tema di grande attualità che apre un dibattito su come e chi dovrà dare un reddito agli italiani che non lavorano, professionisti o dipendenti che siano. E non nascondiamoci ad esempio dietro l'equivoco delle regole da rispettare pensando che una cassa integrazione in deroga con l'obbligo del consenso dei sindacati possa ad esempio funzionare...
Riccardo Bocca
Ma torniamo all'appello su Twetter del giornalista Riccardo Bocca sulle misure economiche messe in campo dal governo per fronteggiare le situazioni di crisi generate dal coronavirus. «Seicento euro una tantum per le partite Iva (non la mia partita Iva, ma quella di chi in questa crisi sociale e sanitaria sta perdendo tutto) - sottolinea Bocca in un altro post - non è una soluzione, è la certificazione di un incubo».
Giornalista professionista dal 1991, arrivato a "l'Espresso" nel 2001 dopo aver lavorato per "L'europeo", "Radio Popolare", "L'unità" e altri giornali, Bocca ha scritto diversi libri e da marzo 2012 cura sul settimanale "l'Espresso" la rubrica di critica televisiva prima chiamata "TeleReality" e poi diventata, nel luglio 2016, "Gli Antennati".