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Bergamo, gli immigrati sono giovani Una fake l’immunità da coronavirus

Circolano bufale per cui gli extracomunitari non si ammalerebbero. Non c’è alcuni dato scientifico sul rapporto, solo indizi. Abbiamo sentito due centri d’accoglienza a Bergamo che spiegano cosa stanno facendo per proteggere e isolare i loro ragazzi di diverse etnie e provenienze.

di Federico Biffignandi
24 marzo 2020 | 07:15
Bergamo, gli immigrati sono giovani
Una fake l’immunità da coronavirus
Bergamo, gli immigrati sono giovani
Una fake l’immunità da coronavirus

Bergamo, gli immigrati sono giovani Una fake l’immunità da coronavirus

Circolano bufale per cui gli extracomunitari non si ammalerebbero. Non c’è alcuni dato scientifico sul rapporto, solo indizi. Abbiamo sentito due centri d’accoglienza a Bergamo che spiegano cosa stanno facendo per proteggere e isolare i loro ragazzi di diverse etnie e provenienze.

di Federico Biffignandi
24 marzo 2020 | 07:15
 

Lemergenza coronavirus ha creato terreno fertile per dibattiti politici e illazioni agghiaccianti su motivi del contagio, cure, interessi. Qualcosa che sfugge è verosimile che ci sia, ma tra qualche ragionamento fondato e l’innumerevole lista di idiote fake news che girano sui social ce ne passa.

Bergamo, gli immigrati sono giovaniUna fake l’immunità da coronavirus

Ulteriori difficoltà per gli immigrati nei centri d'accoglienza

Dopo farmaci miracolosi, elicotteri disinfestanti, vaccini più o meno veri, vino che veicola il virus ora è la volta dell’attacco agli immigrati, vittima sacrificale di molte questioni d’attualità - ahinoi, ahiloro, ahitutti. Su whatsapp infatti un generatore di bufale ha messo in giro un messaggio che contiene un ragionamento secondo il quale gli extracomunitari (nel quale rientrano un po’ tutte le etnie come fosse un minestrone) sarebbero (anzi, sono perché le fake news danno sempre certezze e non si pongono mai dubbi) immuni al coronavirus.

Se già di per sé la cosa fa sorridere, la stupidata diventa ancor più allarmante leggendo la motivazione secondo la quale gli extracomunitari sono immuni: il vaccino per la tubercolosi. Un panegirico per attaccare lo Stato italiano che si sgretola con una semplice affermazione: la tubercolosi è una patologia di tipo batterico, il coronavirus… lo dice la parola stessa, è un virus. Per cui va da sé che non c’è alcuna protezione.

Smontata questa “news” abbiamo comunque cercato di capire quale sia il rapporto tra persone di etnie diverse da quella europea e il coronavirus. Diciamolo subito: dati non ce ne sono. Non si sa quanti ricoveri e decessi ci siano stati così come non riesce ancora a capire se il clima influisce sul diffondersi del contagio. Sia chiaro, non se ne vuole fare un discorso né di “razza” né di curiosità, ma di certo è sicuramente un elemento in più che i ricercatori stanno inseguendo per capirne di più su questa pandemia.

Noi ci abbiamo provato sentendo le testimonianze di chi gestisce in questo periodo di emergenza due comunità che accolgono immigrati nella bergamasca (ormai celebre per essere la zona più colpita): Cooperativa Ruah e La Fenice. Per quanto riguarda la prima, una delle principali sul territorio provinciale, ha parlato il presidente Bruno Goisis: «I due centri più grandi che abbiamo - spiega - sono a Bergamo dove ci sono 220 persone e a Botta di Sedrina, dove ce ne sono 120. Poi abbiamo altri alloggi diffusi dove ci sono piccoli gruppi da 5-10 unità. Al momento non è stato accertato alcun caso di coronavirus, alcuni hanno avuto l’influenza ma tutto si è risolto in breve tempo. Abbiamo in struttura personale sanitario preparato che sta monitorando tutti e rientra in un impianto di sicurezza che abbiamo studiato sin dal primo giorno per garantire a tutti massima sicurezza. Sono giornate di impegno davvero massimale, non trascuriamo alcun dettaglio, i pasti vengono serviti singolarmente ad esempio e con ogni materiale sanificato».

C’è in questa campagna di sensibilizzazione un problema non indifferente, quello della lingua e della difficoltà nel far comprendere a persone non italiane la situazione e le disposizioni (facciamo fatica noi madrelingua, figuriamoci loro). «Ogni comunicazione che diamo - spiega il presidente - viene tradotta in tutte le lingue che sappiamo essere utili ai nostri ragazzi, dialetti compresi. Anche grazie all’aiuto della Croce Rossa abbiamo tenuto corsi di formazione, ad esempio per insegnare a lavarsi correttamente le mani».

Ma come mai nessuno è stato contagiato dal coronavirus? «Non abbiamo una risposta scientifica - dice - abbiamo ipotizzato, anche con i ragazzi, che il loro sistema immunitario sia più resistente ma siamo davvero nel campo delle ipotesi di un non-medico. E poi c’è anche una questione di età: la media è di 25-30 anni da noi, può essere un fattore».

Per quanto riguarda La Fenice invece l’organizzazione è un po’ diversa perché si parla di alloggi diffusi, ma molti di questi sono nella “zona rossa”, in val Seriana. «C’è preoccupazione - dice il responsabile dell’accoglienza migranti Luca Blumer - sia per loro stessi, che per le loro famiglie che vivono in Africa le quali, a loro volta, sono preoccupate per i loro figli e parenti. Abbiamo soprattutto persone di origine africana sub-sahariana, ma non si è registrato alcun caso. Abbiamo spiegato loro ogni tipo di comportamento suggerito dalle istituzioni e l’hanno recepito con grande senso di responsabilità. Stanno anche affrontando il problema delle fake news che loro devono affrontare su due fronti: quello italiano e quello africano». Chiusura ad hoc, per spiegazioni sulle difficoltà che possono incontrare, vedi sopra.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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